Festival Storie, è la serata di “Montejorgio Cacionà”

SANTA VITTORIA IN MATENANO – Il Festival Storie, che unisce 8 Comuni del Fermano e del Maceratese, torna a Santa Vittoria in Matenano. Sabato 26 novembre, alle ore 21.30, il teatro Del Leone ospiterà il celebre “Montejorgio Cacionà”, la cui tradizione affonda le radici nel lontano 1967. E in 55 anni di attività e centinaia di repliche, sempre rinnovate, lo spettacolo per una delle rarissime occasioni varca i confini di Montegiorgio, dove continua a registrare sold-out a ripetizione, a approda nella ‘bomboniera’ di Santa Vittoria in Matenano, grazie al Festival Storie, diretto da Manu Latini, che si propone di raccontare storie e tradizioni legate al teatro e alla cultura. Sono rimasti pochissimi biglietti. Costo del tagliando di ingresso: 12 euro intero, 8 euro ridotto (info al 339.3706029).

“Montejorgio Cacionà” sarà presentato dalla coppia collaudata composta da Michela Vita (cura anche la regia) e Fabio Santilli. Il primo atto si apre con un ricordo dei quattro fondatori e con un dialogo molto speciale che vedrà impegnati Gioj Toscanelli (interpreterà Antonio Angelelli), Giacomo Liberati (sarà Agostino Scaloni), Giorgio Vita (darà voce a Sesto Vita) e Sandro Cardinali (sarà Giovanni Capecci). A seguire il gruppo corale folk di Montejorgio Cacionà, diretto da Luigi Azzurro, eseguirà alcuni canti tra cui il celebre “Core de Muntijorgio”. Poi sarà messo in scena lo sketch comico “Lu spogliarellu” che vedrà impegnati: Angela Toscanelli, Gioj Toscanelli, Giacomo Liberati, Franca Trapè e Annamaria Tarulli. Nel secondo atto, apertura con lo sketch “Lu spiritu dispittusu” con Manuela Ortenzi, Sandro Cardinali, Betty Petrini, Franca Trapè, Gioj Toscanelli e Giacomo Liberati. Seguiranno “Poesie a batòccu” e la messa in scena de “La cantina”. Un’ora e mezza di puro divertimento.

“Dal 1967, data della prima edizione di Montejorgio Cacionà, sono passati 55 anni – racconta Michela Vita –. A quel tempo quattro uomini montegiorgesi, amici fra loro, amanti della propria terra e fini conoscitori del mondo rurale a cui appartenevano, erano soliti tramutare in poesia accadimenti quotidiani, emozioni e fatti legati alla tradizione. Stiamo parlando di Antonio Angelelli (‘Ntunì de Tavarrò), Giovannni Capecci (Nannì de Capiccittu), Sesto Vita (Sesto de Rabbiò) e Agostino Scaloni (Gustì de Ciriolu). Proprio da un’idea geniale di quest’ultimo nacque un recital di poesie dialettali, che di fatto pose in essere lo spettacolo di Montejorgio Cacionà. Lo spettacolo nel corso degli anni ha subito modifiche e integrazioni fino a diventare un evento unico nel suo genere, un solo involucro teatrale nel quale coesistono poesia, musica e atti unici di autori autoctoni. Nel corso di oltre mezzo secolo molti montegiorgesi si sono susseguiti sul palco, con il comune intento di sorprendere, emozionare e istruire, di far sorridere e meditare, portando il pesante vessillo dell’identità del vernacolo”.

NELLA FOTO: il gruppo di Montejorgio Cacionà

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