Falerio Picenus, città sepolta: l’area archeologia fra difficoltà e luoghi inesplorati

FALERONE - L’esplorazione del passato è sempre stato uno dei più irresistibili desideri dell’uomo. Una ricerca instancabile la sua, un’osservazione attenta e continua tanto che portò nel 1777 per volere di Pio VI alla prima campagna di scavi nella frazione Piane di Falerone, sulla sinistra del fiume Tenna, a circa 2 km dall' odierno centro di Falerone. Dalla fine del '700 le ricerche archeologiche si svilupparono sempre più e diversi anni dopo presero il via gli scavi dei fratelli Raffaele e Gaetano De Minicis nel 1836 che riportarono alla luce, ma mai completamente, parte della storia romana. “Nell’area archeologica il Teatro Romano è il monumento meglio conservato e fruibile – ha spiegato Eleonora Concetti dell’Associazione Minerva - tanto che a fine anno scolastico vengono effettuate proprio qui recite e saggi, mentre nei mesi di luglio e agosto prende il via la stagione teatrale. Nel corso del tempo non sono state riscontrate problematiche rilevanti o danni subiti a causa degli ultimi sismi verificatisi nel 2016 e 2017.”

L'intera area archeologica può essere divisa in due parti: quella centrale risulta compromessa dall’edificazione incontrollata avvenuta a partire dagli anni Sessanta, la seconda è invece minimamente urbanizzata. “L’Associazione Minerva apre le porte dell’area archeologica in determinati giorni dell’anno: nei mesi di luglio e agosto il sabato e la domenica, nel mese di settembre la domenica ore 16/19, mentre nel periodo invernale nei giorni festivi – ha proseguito dicendo Concetti -. L’utenza è diversificata ed è sempre necessaria la prenotazione per poter effettuare la visita del Teatro, che è particolarmente richiesta dalle scolaresche, dai turisti stranieri e da coloro che desiderano effettuare le foto matrimoniali.”

L’area è davvero molto vasta poiché comprende oltre al Teatro anche l’Anfiteatro del quale resta però solo il muro perimetrale esterno e la parte interna dell’anfiteatro la quale non è visitabile poiché proprietà privata. “Ci sarebbe ancora molto da scoprire – ha spiegato la presidentessa dell’Associazione Minerva, Lea Paolini - qualcosa è già stato individuato e altro lo si deduce. Probabilmente un’intera città con le terme maschili e le domus, ma tutto ciò è sommerso e probabilmente lo sarà per sempre. In primis mancano i finanziamenti e la seconda motivazione si lega al discorso della proprietà privata. I confini dell’Urbs sono stati già individuati e riportarne alla luce i reperti significherebbe chiudere una strada comunale ed intervenire su spazi abitati. E’ questa la parte ferma della ricerca archeologica. Falerone non è una zona come Urbisaglia o Monte Rinaldo in cui l’area dedicata agli scavi è isolata da tutto il resto e dunque non già integrata nel paese. C’è l’interesse per il futuro – ha concluso la presidentessa - d’intervenire non tanto sul Teatro come monumento storico, bensì sulla parte che definisce la vera fruibilità dell’area. Il progetto infatti prevede la messa a nuovo della rete elettrica, quella idrica e l’acquisto di un pezzo di terra per accedere al Teatro. Purtroppo per questioni burocratiche è ancora tutto in stallo”.

Per informazioni e prenotazioni visite: Associazione Culturale Minerva, tel. 333.5816389 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – FB: Parco Archeologico Falerio Picenus Associazione Minerva

Federica Balestrini

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