Da Pompei a Fermo: il direttore del Parco Archeologico Massimo Osanna ospite in Prefettura

FERMO - Lo scorso 3 dicembre presso la Prefettura di Fermo si è tenuto un interessante incontro con il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Prof. Massimo Osanna, sul tema "Pompei - Le Nuove scoperte". E’ stata l’occasione per capire nei dettagli il “miracolo Pompei”, ossia la capacità di prendere in mano una situazione in forte declino e di rilanciare il Parco in meno di 10 anni.

“Il motivo è semplice - esordisce Osanna - lavoriamo in team, facciamo rete con le istituzioni. Pompei non è solo una città archeologica, è un unicum: in Italia il paesaggio è stratificato, ogni centro storico nasce da un nucleo antico. A Pompei non c'è stata questa continuità dello scorrere del tempo; nel 79 d.C. arriva una catastrofe immane: si cancellano le città, il paesaggio si trasforma, tutto rimane sotterrato fino al 1748, quando iniziano gli scavi che vanno avanti nei secoli successivi ma ancora oggi un terzo di questa antica città resta sotto la terra”.

Il punto d'inizio di una nuova epoca per il Parco archeologico è il 6 novembre 2010 – continua Osanna -, con il crollo di un edificio. Questo ha portato ad uno scandalo internazionale, un coro di biasimo contro l'Italia per l’incapacità di gestire il proprio patrimonio. Dalla tragedia si è preso coscienza del caso Pompei, si è cambiato approccio, non più finanziamenti a pioggia con commisariamenti speciali. Nuovo atteggiamento grazie al coinvolgimento di due ministeri, Beni culturali e Interni, e con una serie di società in house. In sostanza abbiamo dato vita ad un nuova gestione, continuando dal 2014 con una rinnovata governance per rafforzare le capacità gestionali della Soprintendenza, task force che si è affiancata con personale qualificato, motivato e competenze diversificate. A fine 2019 abbiamo utilizzato quasi tutti i fondi europei che in passato si rischiava di perdere; i lavori hanno così avuto uno scatto significativo, intervenendo nel complesso della città, non in singoli compartimenti stagni”.

Enorme il lavoro di messa in sicurezza realizzato in questi anni: ogni muro è stato censito e si è intervenuto. Intere aree di Pompei erano chiuse e puntellate già dal terremoto dell'Ottanta. “Abbiamo riaperto le case, sono stati fatti specifici progetti di restauro. I pendii delle colline create dagli scavi oggi sono stabili. Dopo la messa in sicurezza si è andato avanti con la manutenzione programmata, cosa fondamentale ma che dagli anni Ottanta non si faceva più. I passaggi vanno dalla diagnosi alla terapia, alla documentazione di quello che si è fatto, con tutti gli interventi registrati e reiterati con ciclicità nel tempo”. Ecco spiegato in pochi minuti il grande progetto Pompei che ha portato nel 2019 ad oltre 4 milioni di visitatori.

“A Pompei non si scavava più in modo così esteso dalla fine degli anni Cinquanta – conclude Osanna -, ora si è ripartiti con le nuove tecniche di scavo e documentazione. Tante le scoperte in un’area complessa: stiamo portando alla luce case e botteghe sommerse da lapillli, resti della vita quotidiana. Lo stato di conservazione è ottimo. Nelle pitture portate alla luce abbiamo esempi altissimi di capacità artistica e possiamo così comprendere i passaggi e i cambiamenti della società romana, dall’epoca augustea rigida e moraleggiante, agli ambienti non più cupi ma vivaci e ricchi di scene allegoriche degli anni successivi, come quella stupenda che ritrae Leda e il cigno o quella del Priapo o di Narciso”. E infine la chicca del professor Osanna “Nel corso degli scavi di una villa abbiamo trovato un’iscrizione in carboncino che cambia la storia, supportando la teoria che la data dell'eruzione fosse ad ottobre e non ad agosto. La scritta è, infatti, datata al sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, corrispondente al 17 ottobre. Trattandosi di carboncino, fragile ed evanescente, che non avrebbe potuto resistere a lungo nel tempo, ed essendo la villa in cui si è trovata l’iscrizione in ristrutturazione, è praticamente certo che si tratti dell’ottobre del 79 dopo Cristo, pochi giorni prima dell’eruzione databile quindi a fine ottobre e non al 24 agosto come finora riportato nei libri di storia”.

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