Cristina Caboni ed Elisa Biagini, ospiti “on line” a “Il Porto degli autori”

PORTO SAN GIORGIO - Da mercoledì 24 febbraio sarà “on line” sulle pagine Facebook del Comune e San Giorgio Turismo l'incontro della rassegna del Comune “Il Porto degli autori” con Cristina Caboni, una delle scrittrici italiane più lette e amate. Nell'incontro con il direttore artistico Francesco Rapaccioni parla di sé, del mestiere della scrittura e del suo ultimo lavoro "Il profumo sa chi sei" edito da Garzanti, il seguito del suo notissimo romanzo di esordio, "Il sentiero dei profumi", tradotto in tutto il mondo. Legando le vicende dei protagonisti e dei rapporti familiari alle essenze che sono alla base dei profumi, Cristina Caboni racconta una storia originale e dimostra che, nella vita, il rancore e l'infelicità spesso derivano dall'incomprensione e dal non detto, mentre i chiarimenti, impostati e condotti sulla base di ragione e cortesia, aiutano a vivere più serenamente sia con sé stessi che con gli altri.

Sabato 27 febbraio sarà diffuso il video dell’incontro con la poetessa Elisa Biagini (foto), autrice insieme ad Antonella Anedda del saggio "Poesia come ossigeno" edito da Chiarelettere. Rapaccioni e Biagini spiegano le ragioni di questo libro, l'esistenza e la resistenza della parola scritta, la necessità "come ossigeno" della poesia che occorre e soccorre, la poesia importante, la poesia che ha valore, che aiuta, che riesce a dire in forma sintetica la complessità della realtà e dei tempi, che non afferma certezze ma crea ponti ("nessun uomo è un'isola").

“Sono poche purtroppo le occasioni per parlare di poesia: negli incontri di avvicinamento all’8 marzo non poteva mancare un'incursione salvifica e l'incontro con Elisa Biagini è particolarmente stimolante e brillante per la sua energia e la forza comunicativa delle sue parole. Come afferma l’autrice in capitolo del saggio “c'è ancora bisogno di parlare di poesia? Veniamo da anni di distorsione e abbrutimento linguistico, di livellamento delle parole e dei cervelli, dove la cosiddetta cultura è spesso asservita all'intrattenimento e non è più momento pedagogico, qualcosa che scuote le coscienze e le certezze. Si continua a ricorrere a una lingua semplificata e a effetto, dai toni urlati e demagogici. Si continua a ignorare come questo modo di esprimersi sia il sintomo di un malessere assai profondo e complesso, un aver disimparato come stare con gli altri. Dobbiamo dunque abbandonare ogni speranza e smettere di leggere e scrivere poesia (o fare arte in generale)? Assolutamente no. E' vitale, politico, ovvero inestricabilmente connesso ai motivi dello stare insieme: scrivere (e prima di tutto leggere) versi è un qualcosa che ci rende esseri umani più attenti e sensibili, ci aiuta a continuare a crescere”.

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