Casa Lussu in vendita. La Casa Museo Osvaldo Licini esempio da seguire

Joyce Lussu nella casa di Fermo, a San Tommaso, nel 1931. Foto tratta da "La vita è infinita. Ricordo a più voci di Joyce Lussu" AndreaLivi Editore

FERMO - Continua a far discutere la messa in vendita, da parte degli eredi, della casa fermana di Joyce Lussu. Poetessa e partigiana, decorata con la medaglia d’argento al valor militare, San Tommaso di Fermo era divenuto il suo buen retiro dopo la morte del marito Emilio Lussu, nel 1975. L’edificio in cui aveva scelto di vivere e che oggi è sul mercato, l’aveva ricevuto dal padre insieme ai suoi fratelli, con cui ne divideva la proprietà.

Tra le tante voci che hanno raccolto l’appello del Centro Studi a lei dedicato e fondato dagli amici di Joyce Lussu, c’è Fabrizio Cesetti, consigliere regionale della Regione Marche e politico di lungo corso. “Ho presentato una mozione, nei prossimi giorni si riunisce il Consiglio anche se non prima del 19 settembre, quindi non so quando sarà calendarizzata. Spero che venga approvata” ci spiega.

Intanto, il nipote di Joyce, Tommaso Lussu ringrazia — sulla stampa— per la mobilitazione anche se afferma che l'uso finale potrebbe essere anche non necessariamente museale, non dimenticando l’etica e l’impegno civile. Parla di rivitalizzazione anche attraverso altre attività, come dimore che coniugano ospitalità e manifestazioni culturali, bistrot, enoteche.

Allo stesso tempo, emergono commenti contrastanti di chi conosceva la poetessa, come quello della giornalista Maria Laura Platania, pubblicato su Facebook: “Nei suoi ultimi giorni Joyce mi confidò il timore/orrore che diventasse un ristorante per matrimoni (…) ogni cosa, in quella casa parla non solo di Joyce ma di una dinastia, di donne libere, di libertà, di internazionalismo senza pregiudizi”.

Cesetti si accoda a questo pensiero: “Quella casa credo vada utilizzata per valorizzare e ricordare la memoria di Joyce Lussu, nonché la sua attività. Nella mozione cito il caso della Casa Museo Osvaldo Licini. All’epoca, da presidente della Provincia, diedi il via al recupero insieme al Comune di Monte Vidon Corrado, Regione Marche e alla sponsorizzazione dell’azienda Guzzini. Nel 2020, inoltre, si è tenuta anche una grande mostra (La regione delle madri. I paesaggi di Osvaldo Licini n.d.r.) che ha portato tanti turisti”.

In questo caso ha pensato a uno sponsor in particolare? Il primo pensiero va alla Fondazione Carifermo, non nuova ad attività di mecenatismo e molto sensibile a questi temi. Potrebbe finanziare, per esempio, tutto ciò che riguarda la gestione, affidandola al Centro Studi Joyce Lussu, così come fu fatto per la Casa Museo Osvaldo Licini con il proprio Centro Studi”.

Sulla scia di questa proposta, Cesetti ne lancia un’altra direttamente ai parenti della Lussu:

Sarebbe una bellissima cosa se cedessero a titolo gratuito la casa, così da donarla alla Pubblica amministrazione, quindi alla comunità”.

Il fatto che si siano mosse principalmente personalità di sinistra crede che potrebbe frenare una mobilitazione bipartisan? “No, anzi credo che la questione possa rivelarsi un ulteriore elemento per una pacificazione. La figura di Joyce Lussu incarna valori universali, come la Resistenza o l’antifascismo”.

Ad associarsi al coro delle voci è Daniela Simoni, direttrice proprio della Casa Museo Osvaldo Licini, menzionata da Cesetti: “Ritengo assolutamente inaccettabile la vendita (a privati n.d.r.) della casa di Joyce Lussu e un’eventuale rinuncia a renderla una casa museo che ne preservi la memoria” specifica.

È necessario sensibilizzare le istituzioni attraverso i canali ufficiali, convocare un tavolo di confronto per valutare le effettive possibilità di intervento. La casa di Joyce Lussu è un luogo carico di fascino e suggestioni, salvarla avrebbe non solo un valore dal punto di vista storico, civile, ma arricchirebbe anche molto l’offerta culturale del territorio. L’acquisizione, il restauro, l’allestimento e poi l’apertura della Casa Museo Osvaldo Licini a Monte Vidon Corrado si sono svolte nell’arco di alcuni anni. Questo esempio credo che sia paradigmatico e il fatto che esista un centro studi dedicato che possa poi far vivere casa Lussu con attività culturali ritengo costituisca un’ulteriore, fondamentale garanzia rispetto alla necessità di preservarla”.

Silvia Ilari

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