Unità e solidarietà per una Chiesa presente e attiva. Intervista del Corriere News all'Arcivescovo di Fermo

FERMO - Sembra ieri, invece sono passati più di due mesi dall’insediamento ufficiale del nuovo Arcivescovo di Fermo, Monsignor Rocco Pennacchio, avvenuto lo scorso 2 dicembre con una toccante cerimonia nella Cattedrale da poco riaperta in seguito ai lavori di ristrutturazione post sisma. Due mesi intensi, pieni di impegni per il presule fermano, che abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare.

Come è stato a accolto dalla nostra comunità e come vive l'inizio di questa esperienza? “Sono stato accolto con tanto calore e simpatia… non me l’aspettavo – afferma Monsignor Pennacchio -. C’è molta attesa, in tanti hanno espresso il desiderio che il vescovo sia più presente nella vita civile ed ecclesiale. Sto vivendo le primizie di questa esperienza nello stupore di essere chiamato a guidare una comunità, e nel timore di non essere adeguato ad esercitare questo ministero. Il vescovo, però, non è un uomo solo al comando; mi rincuora perciò, la certezza di essere sostenuto da sacerdoti e laici di grande valore e competenza”.

Quali saranno le sue prossime priorità e quali gli obiettivi che vuole raggiungere nel corso del suo mandato pastorale? “Quando il 14 settembre scorso fu dato l’annuncio, sentii che la priorità fosse costruire legami di comunione nella comunità ecclesiale tra vescovo, sacerdoti e fedeli laici. Se siamo uniti, se lavoriamo insieme, se gareggiamo nello stimarci a vicenda, l’annunzio del Vangelo è credibile. A breve mi confronterò con i responsabili della pastorale e insieme faremo discernimento per individuare gli obiettivi ritenuti importanti, lasciandoci interrogare dalla realtà. Mi rendo conto di inserirmi in un cammino di Chiesa e che, quindi, non si parte da zero”.

Abbiamo da poco iniziato un nuovo anno: cosa augura ai cittadini dell'arcidiocesi di Fermo? “Auguro di vivere la quotidianità con ottimismo, che per i cristiani nasce e si alimenta dal rapporto con Cristo vivente. I problemi sono tanti: famiglie in crisi, imprese in difficoltà, nuove povertà, i vari volti della sofferenza… Se siamo solidali e uniti potremo affrontarli con dignità e speranza, valori che sento molto vivi nella cultura della nostra gente. La Chiesa non è insensibile alla vita concreta delle persone; per questo assicuro l’impegno della comunità ecclesiale, nei limite del possibile. A tutti garantisco la mia preghiera e la mia vicinanza spirituale”.

Alessandro Sabbatini

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