FERMANO - 10 giorni di Festival, più di 35 eventi organizzati, 12 comuni dell’Arcidiocesi interessati, 8 vicarie su 9 coinvolte, tanta partecipazione di popolo. Questi i numeri della XX edizione del “Festival della Comunicazione” promosso dai Paolini e dalle Paoline ed organizzato dall’Arcidiocesi di Fermo attraverso l’Ufficio Comunicazioni Sociali.
Davvero soddisfatti gli organizzatori. Un lavoro di ricerca e coordinamento iniziato mesi fa che si è concluso in un Festival stimolante, formativo, coinvolgente.
Numerosi e di livello gli ospiti coinvolti, profondi e formativi i temi trattati: davvero una esperienza unica ed arricchente, che ha aiutato quanti hanno partecipato a comprendere l’importanza di imparare a comunicare con mitezza, così da favorire una diversa comunicazione capace di aprire strade e non alzare muri; scoprire che è possibile accendere insieme la speranza nei curi di chi ci è accanto … arrivando a comunicare con gioia la bellezza dell’incontro con il Signore.
Molto soddisfatto il direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali, don Michele Rogante, che subito ringrazia il Vescovo per aver accolto l’idea del Festival ed i membri dell’equipe che hanno dato vita al programma: “Solo insieme a don Enrico (Brancozzi), Chiara (Curi), Adolfo (Leoni) e Annalisa (Cerretani, assessore), si poteva realizzare quello che abbiamo fatto. Giorni intensi, un po’ stancanti, ma davvero belli, unici, emozionanti ed arricchenti”.
Soddisfatti anche i Paolini e le Paoline, che nelle persone dei coordinatori nazionali, don Giuseppe Lacerenza e Suor Cristina Beffa, presenti fisicamente a Fermo nei giorni del Festival, esprimono entusiasmo e gratitudine. Proprio quest’ultima dichiara: “Fermo, un Festival della Comunicazione accolto con entusiasmo e portato avanti con ineccepibile impegno. Con alcune chicche del programma è risultato chiaro che "Una diversa comunicazione è possibile". Grazie di cuore all’Arcivescovo Rocco Pennacchio, per averci creduto e grazie allo staff. In particolare, grazie a don Michele Rogante e a Chiara Curi, instancabile e preziosa presenza”.
Come da tradizione, al termine del Festival della Comunicazione viene annunciata la diocesi italiana che ospiterà l’edizione successiva del Festival Paolino.
Dopo l’Arcidiocesi di Fermo, nel 2026 sarà la volta della Diocesi di Albano. Entusiasta il Vescovo Vincenzo Viva, che dichiara: “Abbiamo accolto con entusiasmo e interesse la proposta dei Paolini e delle Paoline di organizzare il prossimo anno, nella nostra diocesi di Albano, la 21ma edizione del Festival della Comunicazione, e volentieri raccogliamo il testimone dall’Arcidiocesi di Fermo. Intendiamo inserirci con le nostre peculiarità e il nostro vissuto nel ricco e fecondo solco di questa manifestazione che, nella cornice della comunicazione, riesce a coniugare liturgia, arte, bellezza e dialogo, per essere anche noi, riprendendo le parole del nostro Papa Leone XIV, costruttori di ponti di fraternità universale e fautori di una comunicazione disarmata da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio, e disarmante, ossia accogliente e che metta al centro la dignità della persona. Sarà, così, un’occasione di comunione ed evangelizzazione, che è il compito primo per un cristiano, ma anche di apertura al mondo con tutte le sue sfide sociali e culturali, tra le quali quelle dovute alle potenzialità e ai rischi dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Metteremo a disposizione le nostre competenze, potendo contare anche sull’aiuto di un territorio estremamente ricco di bellezze storiche, artistiche e architettoniche, in ciascuno dei tredici Comuni che compongono la nostra diocesi. Ci attende un bel lavoro, seppure impegnativo, ma siamo certi che saprà portare frutti di speranza e comunione anche negli anni a venire”.
Molto contento anche l’Arcivescovo di Fermo, Rocco Pennacchio, che nel ringraziare al termine dell’evento di chiusura del Festival tutti coloro che hanno contribuito direttamente o indirettamente nella realizzazione dei numerosi eventi in programma, esprime grande soddisfazione per quanto si è vissuto nel territorio diocesano nei giorni del Festival. “È stata una proposta nuova per il nostro territorio – afferma l’Arcivescovo – ma che ci ha permesso di fare rete, riscoprire l’importanza della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, la profondità del messaggio scritto da Papa Francesco (pubblicato il 24 gennaio) e richiamato da Papa Leone XIV, la gioia di sperimentare, nelle diverse forme di comunicazione vissute in questi giorni del Festival, che è possibile lasciare spazio ad un modo diverso di comunicare, capace di accendere la Speranza!”
Vincenzo Corrado, direttore nazionale Ufficio comunicazioni sociali della Cei, don Simone Bruno, direttore de ‘Il Giornalino’, Riccardo Maccioni, caporedattore di Avvenire, e Vincenzo Varagona, presidente nazionale Ucsi (Unione cattolica stampa italiana), si sono confrontati sulle prospettive comunicative della Chiesa, al suo interno e nel mondo, in un’era sempre più digitale e connessa, a chiusura di un’interessantissima edizione del Festival nazionale della comunicazione, ospitata per dieci giorni dalla diocesi di Fermo.
Maccioni ha sottolineato come sia possibile stabilire un dialogo religioso anche sui social, facendo una selezione sui temi e ponendosi in una posizione di testimonianza nei confronti del popolo della rete: “A stimolarci – ha sottolineato – è il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che invita a coltivare la speranza cristiana, evidenziando che il Padre buono è sempre presente nella nostra vita. Come testimoniarlo sui social, dove ci definiamo amici con persone mai viste? Innanzitutto, costruendo un dialogo mostrando il nostro vissuto”.
Il caporedattore di Avvenire ha anche ricordato un altro elemento fondamentale sottolineato da Papa Leone XIV: “Puntare sempre alla ricerca e alla comunicazione della verità. Un popolo libero, come dice Prevost, è un popolo informato, per essere informati occorre essere liberi. Quindi speranza e verità devono far parte di un progetto comunitario”.
Vincenzo Corrado ha condiviso questa riflessione, soffermandosi poi sulla peculiarità della Chiesa italiana dai mille campanili, che ha la sua ricchezza proprio nella capillarità. “Questa ricchezza – ha detto – deve confrontarsi con gli sviluppi del nostro tempo, la nostra comunicazione non deve scimmiottare la tecnologia in voga, ma posizionandosi nel momento storico facendo in modo che diventi uno slancio e non un ostacolo. Occorre porsi in dialogo con il tempo, non rimanere semplici spettatori di ciò che avviene. I nostri circuiti informativi devono farsi sistema per trasmettere il senso di appartenenza e offrire una vera comunicazione relazionale. E cercare di parlare di più, come auspicato da Papa Francesco, al cuore delle persone”
Don Simone Bruno ha spiegato che nella complessità attuale del fenomeno comunicativo, la Chiesa debba partire dalle fondamenta della comunicazione per trovare il modo più appropriato. “Con ‘Il Giornalino’ – ha raccontato – abbiano cercato di tutelare lo sviluppo dei bambini con escamotage adatti a sviluppare la loro capacità di apprendimento. Già nel 1924, il nostro fondatore Don Alberione, aveva individuato il fumetto come linguaggio appropriato e noi, anche nell’era dello scrolling e dello schermo, puntiamo sul tocco come esperienza principale dei bambini, trasportando la rete nel supporto cartaceo, ottenendo buoni risultati”.
Tutti i relatori si sono trovati d’accordo nel sostenere che le varie realtà informative cattoliche devono sentirsi parte di un sistema comunicativo in cui è necessario un progetto unitario con la scuola e le famiglie che parta dalla conoscenza attenta del territorio. “Si ha sempre l’impressione – ha chiosato Vincenzo Varagona – che si facciano pochi passi avanti, anzi si rischi di tornare indietro. Poi ti accorgi che non è così. E’ un po’ come portare acqua con il setaccio. L’acqua non arriva mai a destinazione, ma nel frattempo il setaccio, da opaco e semi arrugginito, è tornato lucente. Non è poco”.