Silenzio e abbandono per Rocca Monte Varmine. La fiducia di Italia Nostra riguardo al Recovery Plan

FERMO / CARASSAI - Sulla questione riguardante la gestione dell'antica Rocca Monte Varmine, sita all'interno del Comune di Carassai ma di proprietà del Comune di Fermo, interviene Italia Nostra sezione del Fermano con un comunicato denso di spunti di riflessione, a firma del Presidente Gioacchino A. Fasino:

"Recovery Plan: un termine che da qualche tempo riempie i discorsi di tanti fino a diventare la panacea per la risoluzione della tragica situazione economica che tormenta l’Italia e buona parte dell’Europa. I finanziamenti del Recovery Plan, a detta di molti, possono servire per realizzare strade, ferrovie, metropolitane, ponti o tunnel (stretto di Messina), dimenticando che di soldi per le infrastrutture, per assurdo che possa sembrare, ce ne sono anche troppi. E sono quelli che, negli anni, sono stati stanziati dalle leggi di bilancio oppure provenienti dai fondi comunitari. Molti ricorderanno che, tempo fa, un politico parlava di un tesoretto di circa 90 miliardi giacenti nella cassaforte dello Stato, destinati in gran parte alle infrastrutture e lasciati inutilizzati per colpa della burocrazia, del fiscalismo e dell’incapacità di amministratori e politici.

Il Fondo Europeo ha finanziato progetti che in Italia vengono eseguiti in tempi più che doppi rispetto a quelli di altre nazioni, con una lievitazione dei nostri preventivi che va di molto oltre a quelli della media europea. Ad oggi, febbraio 2021, i fondi strutturali comunitari a nostra disposizione e che riusciamo ad impiegare è di appena il 40 per cento di quelli stanziati per il periodo 2014-2021. Le opere che non trovano realizzazione e, quindi, bloccate sono oltre 700 per un valore di svariati miliardi, forse oltre 60. Per non parlare di altri soldi fermi al Ministero dell’Ambiente, assegnati a favore di una nazione, l’Italia, che ha subito in vent’anni danni ambientali e dissesti idrogeologici pari alla metà di tutte le identiche ferite subite dal resto dell’Europa. In tutto questo l’unica cosa che non è mai mancata sono le chiacchiere che, in fatti reali, si traducono in continui sacrifici da parte dei cittadini (vedi alluvionati, terremotati ed altri ancora). Nel particolare, a questo punto è facile comprendere che, se ci fosse stata volontà politica da parte di tutte le amministrazioni che negli anni si sono succedute, un progetto relativo alla realizzazione della ferrovia Porto S. Giorgio – Fermo – Amandola sarebbe stato sviluppato e forse realizzato. Quello che continua ad essere un’utopia sarebbe diventata realtà. Non dimentichiamo che l’Europa, in cambio del suo aiuto vuole che si investa nella difesa dell’ambiente e che ha fissato una serie di parametri ben definiti che, entro il 2030, dovranno portare alla riduzione del 55% delle emissioni nocive. E in questo contesto si inserirebbe benissimo la ferrovia o metropolitana di superficie tanto auspicata da oltre 25 anni da Italia Nostra e che sarebbe bene potesse finalmente godere della dovuta considerazione. Ma ripetiamo, occorrerebbe un progetto, quanto meno un gruppo di lavoro che possa esaminare la fattibilità dell’opera ed esprimere un parere competente sui criteri da seguire. Ipotizzarlo oggi con i fondi del Recovery Plan è alquanto intempestivo; occorreva sviluppare il progetto anni fa impiegando i fondi inopportunamente inutilizzati cui prima si accennava.

Come sappiamo, il Fondo di Recupero, ovvero il Recovery Fund, è quanto l’Italia ha richiesto più volte per arginare l’impatto devastante del coronavirus. Sarà ora necessario elaborare dettagliati piani di spesa nazionali per definire progetti di riforme e investimenti da concretizzare con i miliardi che otterremo dall’Unione Europea. Grazie al Recovery Fund sono quindi in arrivo anche i soldi del Recovery Plan ad incrementare, si può supporre, quelli fino ad oggi non spesi. Ma cos’è e cosa prevede il testo del Recovery Plan? Si tratta del documento che individua le azioni da porre in essere per il rilancio dell’Italia, e che poggia su un totale di 222 miliardi di euro. Di questa ingente somma, 2,3 miliardi sono destinati per gli interventi sulle strutture che costituiscono il patrimonio storico e artistico del nostro Paese. Ed è quest’ultima cifra che è estremamente interessante, come diremo in seguito.

Il cittadino comune, viste queste opportunità, si aspetterebbe azioni volte al recupero di quei beni artistici e architettonici da tempo dimenticati o non considerati perché costituiscono un aggravamento dei bilanci comunali già di per sé asfissiati. Pur non abbandonando l’ipotesi della ferrovia o metropolitana di superficie Porto S. Giorgio – Fermo- Amandola per la quale da tempo si è spesa ma che avrebbe ovviamente tempi lunghi per la sua progettazione e realizzazione, Italia Nostra sezione del Fermano vede, con molto più interesse e possibilità di attuazione con i soldi del Recovery Plan, il recupero di ROCCA MONTE VARMINE. Risalente al IX secolo, con un imponente maschio con merlature ghibelline alto oltre 30 metri, risulta essere l’unico castello non rimaneggiato delle Marche e versa oggi in totale abbandono. Mentre la sua tenuta di oltre 700 ettari, percepita come lascito di famiglia, segno della nobiltà del passato ma oggi fuori epoca e troppo onerosa da gestire, viene considerata solamente come fonte di utili monetari. La Rocca appartiene a Fermo e forse Fermo non sente appartenergli. Ed invece una volta recuperata totalmente e messa in sicurezza potrebbe essere gestita per visite guidate, incontri, conferenze, concerti, ecc. sia dai volontari di Italia Nostra delle sezioni di Fermo e di Ascoli Piceno, sia da un comitato di estimatori e volontari costituitosi a Carassai. Negli anni 2019 e 2020 Italia Nostra sezione del Fermano ed il Comitato costituitosi a Carassai hanno promosso passeggiate ed incontri, con dibattiti tra gli intervenuti sul piazzale antistante l’ingresso della Rocca, ormai quasi del tutto invaso da rovi ed erbacce.

Italia Nostra sezione del Fermano ha trasmesso alla Sede Centrale di Roma i dati relativi all’attuale situazione di Rocca Monte Varmine per il giusto inserimento nella LISTA ROSSA istituita dall’Associazione. La “Lista Rossa” è lo strumento attraverso il quale Italia Nostra raccoglie denunce e segnalazioni dalle proprie sezioni e da cittadini attenti e responsabili, di beni comuni o paesaggi in abbandono o bisognosi di tutela, siti archeologici meno conosciuti, centri storici, borghi, castelli, singoli monumenti in pericolo. Molte le segnalazioni nel corso degli anni ed oggi costituiscono un archivio importante di circa 420 siti che l’Associazione vuole continuare ad ampliare e mettere a disposizione della PUBBLICA AMMINISTRAZIONE come strumento di monitoraggio e conoscenza dello stato di conservazione dei beni culturali. Infatti, l’azione di Italia Nostra si pone in un rapporto di sussidiarietà con la Pubblica Amministrazione, come sancito dall’articolo 118 della Costituzione.

Permangono comunque pochi quelli che hanno a cuore le sorti di Rocca Monte Varmine e che si interessano delle condizioni tragiche in cui versa dopo che anche il terremoto del 2016 ne ha accentuato l’instabilità. Ormai è preda delle sterpaglie, dei crolli, dell’oblio più totale. Inserirlo in quei 2,3 miliardi di euro del Recovery Plan per gli interventi sul patrimonio storico e artistico non richiederebbe alcuno sforzo, alcun progetto, basterebbe evidenziarne solo la necessità di recupero. La Rocca è un’evidente realtà da 12 secoli, fa parte del patrimonio storico culturale di Fermo, di Carassai, delle Marche e del nostro Paese. Non possiamo permetterci di disconoscerne il valore e la necessità di restauro proprio oggi che possiamo disporre oltre che del Ministero dei Beni e attività culturali e turismo anche del Ministero Green dell’Ambiente, tutela del territorio e del mare".

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