Polizia scientifica, un altro "cold case" risolto

FERMANO - Sono trascorsi più di sei anni dal luglio 2014. Alla fine di quel mese, in una ditta di Porto Sant’Elpidio ignoti delinquenti, dopo aver rotto il vetro di una finestra ed essere penetrati nei locali, avevano messo a soqquadro tutti gli ambienti, rovistando nei mobili, nei cassetti, gettando a terra documenti ed oggetti presenti sulle scrivanie, forzando le porte chiuse e rompendo le vetrate delle stesse per asportare quanto più possibile. Al termine della razzia si allontanavano con materiale edile ed accessori per un valore di alcune migliaia di euro. I titolari della ditta, scoperti i danni ed il furto subìti, chiedevano l’intervento della Polizia di Stato che, dopo il primo sopralluogo, inviava per gli accertamenti tecnici i professionisti della Polizia Scientifica.

Gli accertamenti eseguiti consentivano di indirizzare le indagini nei confronti di un italiano, all’epoca quarantenne, residente nel Fermano, noto alle forze dell’ordine in quanto tossicodipendente, inoccupato e dedito, unitamente ad altri soggetti, alla commissione di reati predatori analoghi a quello perpetrato a fine luglio 2014. Del complice del ladro, condannato con sentenza passata in giudicato anche in Cassazione, finora nessuna traccia. Ma anche questa volta la Polizia Scientifica non si è arresa.

Dopo sei anni grazie alle tracce lasciate e repertate, l’ignoto sodale ha, grazie alla caparbietà dei poliziotti, da pochi giorni un volto ed un nome. E’ stato infatti identificato anche il complice, coetaneo del primo, che è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria.

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