MARCHE - Università degli Studi di Urbino Carlo Bo: Antonella Penna, professoressa di Ecologia, nonché presidente della Società Italiana di Biologia Marina, traccia un bilancio in relazione ai dati di monitoraggio del Mare Adriatico registrati negli ultimi mesi.
“Quest'estate ci ha insegnato tanto. Si è appena conclusa una stagione intensa per l’imbarcazione scientifica Athena e per il suo gruppo di ricerca che, da tanti anni, raccoglie informazioni sulla colonna d’acqua, scatta foto e video dei fondali per conoscere lo stato di salute delle acque. Il primo bilancio tracciato è a lunga gittata: le acque dell’Adriatico sono diverse da quelle che osservavamo soltanto 10 o 15 anni fa. Vediamo la presenza di specie che arrivano da mari caldi e che stanno prendendo il sopravvento sulle specie endemiche, come il granchio blu, che c’è già da molti anni, in Adriatico, ma che ha avuto recentemente episodi di riproduzione estrema. Tra queste specie aliene, definite non indigenous species (NIS), ossia alloctone, ci sono anche forme vegetali. La cosa importante da rilevare è che una volta insediate restano e proliferano, a volte soppiantando le specie endemiche.
Durante l’estate 2024, il problema urgente dell’Adriatico è stato certamente la mucillagine associato agli elevati valori di temperatura dell’acqua. Esistono, a tal proposito, dati e pubblicazioni scientifiche che riguardano la costa del medio e alto Adriatico e i cambiamenti in atto delle condizioni chimico-fisiche e biologiche del bacino Adriatico. La novità, tuttavia, è che stiamo registrando un sensibile e repentino aumento della temperatura della colonna dell’acqua, dunque anche in profondità; un segnale di allarme per l’ecosistema marino e le attività produttive come la pesca e l’acquacoltura. Mensilmente viene emesso un bollettino sullo stato della colonna d’acqua attraverso la misurazione di diversi parametri, quali la temperatura, la salinità, la densità, l’ossigeno disciolto, la clorofilla a, il pH e la trasparenza. L’aumento delle temperature indica che il bacino del Mediterraneo si sta tropicalizzando, per cui sono sempre più frequenti fenomeni che appartengono alle aree tropicali. Forti ed intensi eventi di piovosità nel Nord Italia, nella pianura padana, fanno riversare in Adriatico apporti di acque dolci ricchi anche di sostanze eutrofizzanti.
La formazione di mucillagine, quale fenomeno naturale, è legata a molti fattori - tra cui il principale, l’apporto di nutrienti di azoto e fosforo con elevata piovosità e apporto di acque dolci fluviali del fiume Po e dei fiumi minori nel bacino nord-ovest dell’Adriatico, associato a temperature elevate dell’acqua, forte irradianza, stabilità della colonna d’acqua - che hanno favorito la proliferazione microalgale e la produzione di polisaccaridi, aggregati poi in ammassi mucillaginosi. Il Mare Adriatico è un bacino chiuso, come un grande estuario, e questo amplifica l’effetto del fenomeno appena descritto favorendo la proliferazione e l’aggregazione di ammassi mucillaginosi strutturati, ma difformi, lungo le coste. Questa estate, il fenomeno della mucillagine si è esteso fino alla Puglia, interessando anche i fondali per deposizione con conseguente soffocamento degli organismi marini bentonici, che vivono a contatto con il fondale e che non possono spostarsi. Dunque, la mucillagine, le grandi masse di materiale organico che si sono formate in conseguenza di fioriture microalgali specifiche, hanno creato un evidente disagio, anche estetico, sulla trasparenza delle acque con cattivo odore delle acque, associato alla degradazione della sostanza organica presente, senza determinare problematiche sanitarie di balneazione. L’attività turistica estiva è stata quindi impattata negativamente.
La prevenzione rimane l'approccio più efficace affinché certi fenomeni non si manifestino nel futuro - conclude la Professoressa Penna -. Occorre lavorare sulla depurazione degli scarichi, sulle quantità di azoto e fosforo presenti negli impianti di depurazione, sul controllo dei fertilizzanti. Questo va associato ad una buona gestione degli alvei fluviali, alla tutela della flora ripariale lungo i fiumi che ha un ruolo fondamentale, essendo un filtro naturale delle acque. Direi che una buona gestione dei fiumi e la riqualificazione ambientale sono il modo migliore per prevenire fenomeni come quelli di cui abbiamo parlato".