“Lasciami volare papà”: la toccante storia di Emanuele, pesciolino rosso

PORTO SANT'ELPIDIO - Una toccante testimonianza, che lascerà un messaggio forte ai ragazzi e a tutti coloro che vorranno ascoltare la storia di Emanuele Ghidini, raccontata dal padre Gianpietro. Sarà un doppio incontro, quello previsto per martedì 6 marzo, alle 10 al Polo scolastico Carlo Urbani, riservato agli studenti, ed alle 20.30 al al Polo culturale Beniamino Gigli. A promuoverlo, su iniziativa della consigliera comunale Paola Pandolfi (delegata ai rapporti con le associazioni di volontariato nell’ambito della prevenzione e tutela del benessere dei cittadini), la fondazione Pesciolino rosso, in collaborazione con il Comune di Porto Sant’Elpidio, la Provincia di Fermo e l’IIS Carlo Urbani.
Ha 16 anni, Ema, quando quella sera d’autunno saluta Gianpietro, la mamma e le due sorelle, e va a una cena nel suo paese nel bresciano, Gavardo. È in compagnia di amici più grandi di lui. La serata degenera. Ema accetta di provare un «francobollo»: è un acido, che qualcuno dei suoi amici, maggiorenni, gli regala, insistendo. Ema fa «la stupidata», come la chiamerà suo padre. Una stupidata che lo porta via per sempre. Perché quel «francobollo» gli «sale» male. Gli annienta la lucidità. E la sua notte diventa ancora più buia. Si ritrova nei pressi di un ponte sul fiume Chiese. Non ragiona più. È fuori di sé. È un attimo, e si butta giù. Le acque gelide lo inghiottiscono. Lo ritroveranno dieci ore dopo a distanza di duecento metri. Morto annegato.
C’è una stranezza, in questa tragedia della droga: Ema si è gettato esattamente nello stesso punto dove una decina di anni prima, accompagnato da suo padre, aveva liberato un pesciolino rosso.
Gianpietro non si sofferma sul legame Ema-pesciolino rosso. Va oltre. Anche grazie a un sogno: «Pochi giorni dopo la morte di mio figlio lo vedevo nudo in fondo al mare e mi sembrava di salvarlo riportandolo in superficie: fu un’illuminazione. Capii che, seppure il dolore della perdita di Ema mi avrebbe accompagnato per sempre, sarei riuscito a dare un senso a quello che era successo a lui impegnandomi a fare in modo che non succedesse ad altri ragazzi».
Così crea una fondazione per Emanuele, chiamandola, appunto, «Pesciolino rosso», che si dedica a tenere i giovanissimi lontani dalla droga. I soci ora sono cinquecento. Lo aiutano la moglie e le due figlie. Scrive anche libri, il primo <<Lasciami Volare>> a seguire <<Era tutto perfetto>> e <<Come abbracciare un porcospino>>. Sceglie di pensare a quei padri e figli che fanno fatica a dialogare tra loro.
Pesciolino rosso conta quasi di 350mila fans su Facebook (con 10 milioni di contatti), quasi 61mila follower su Instagram realizza varie iniziative per i ragazzi, soprattutto i più disagiati: dall’aiutarli a trovare lavoro all’offrirne essa stessa.
Dal gennaio 2014 sono circa 2150 gli incontri che Gianpietro ha tenuto in scuole, teatri, piazze e oratori in tutta Italia. Durante i suoi incontri Gianpietro parla – con energia, tenacia, anche rabbia, che però mai vince sulla speranza - di dipendenze ma soprattutto di passioni. Di ambizioni. Di vita. Cerca di trasmettere l’idea di quanto sia decisiva «la preparazione per imparare a conoscere se stessi e i propri desideri, aspirazioni». Mette in guardia da quelle «stupidate» che sembrano innocue e invece portano a pagare un prezzo carissimo. A volte letale.
«Ho desiderato fortemente portare questa testimonianza di forza ed amore nella nostra città – commenta la consigliera Paola Pandolfi - abbiamo bisogno anche di questo, di tutto ciò che possa nutrire la nostra anima e farci soffermare a pensare che, anche di fronte ad una grandissima sofferenza come la perdita di un figlio, possa trasformarsi in qualcosa di costruttivo, sostegno, sviluppo e crescita interiore. Un vero regalo al nostro cuore».

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