"La salute non è in vendita, i diritti vanno tutelati sempre", nota della CGIL a margine dell'incontro con i vertici della sanità regionale

FERMO - Il diritto alla salute sancito dall’art. 32 della nostra Costituzione è un diritto inalienabile, ha ricordato ieri (10 aprile ndr), all’inizio del suo intervento al Consiglio Comunale aperto, l’Assessore Saltamartini, salvo poi aggiungere che “i diritti esistono in quanto possono essere finanziati”.

Inizia così la nota stampa diffusa dalla CGIL Fermo a firma Alessandro De Grazia Segretario Generale CGIL FM e Michael Egidi – Segretario Generale Funzione pubblica CGIL FM.

"Basterebbe questa frase a spiegare la nostra inconciliabilità, più che con le posizioni, con la visione stessa di società di questo governo regionale - continua la nota -.

E’ più che mai chiaro quanto le parole espresse dagli esponenti della Giunta Regionale di fronte ad un assise gremita - che sottolineava loro sia l’indignazione fermana nell’apprendere la disparità di risorse ed assunzioni tra le varie Ast (Macerata può permettersi di stabilizzare 128 dipendenti del comparto, Ascoli addirittura 151 entro fine 2024, mentre Fermo ne ha stabilizzati 20, di cui 2 infermieri e 1 oss), sia le difficoltà reali della popolazione marchigiana che, non riuscendo ad accedere in tempi rapidi alle prestazioni con la sanità pubblica, è al secondo posto in Italia per l’indebitamento finalizzato all’accesso alle cure attraverso il privato (senza contare coloro che, pur di non indebitarsi, rinunciano addirittura a curarsi), - siano per noi non solo insoddisfacenti, ma inaccettabili. E’ inaccettabile trincerarsi dietro la mancanza di fondi se questo governo nazionale - strettamente legato a quello regionale - vara riforme fiscali che più che aiutare il SSN, lo penalizzano.

Perché è chiaro a tutte e tutti che, in una fase di difficoltà strutturale nel trovare professionisti sanitari da impiegare nel pubblico, uno strumento come la flat tax per le partite iva non fa altro che incentivare i medici ad abbandonare i propri posti fissi per divenire gettonisti pagati a peso d’oro e con tassazioni molto più basse dei colleghi.

Ed è altrattanto chiaro che, se in questo paese mancano circa 65mila infermieri, la soluzione non può essere emulare la Lombardia e andarli a prelevare in paesi sudamericani, ma bensì creare la condizione per cui quei 180mila infermieri che, formatosi in Italia, hanno abbandonato il nostro paese negli ultimi 20 anni per le scarse condizioni economiche loro offerte e l’impossibilità di conciliare i tempi di vita e lavoro, tornino a rimpolpare gli organici del nostro sistema sanitario pubblico. E checché ne dica Saltamarini, non è purtroppo in questa direzione che va il Governo centrale, che nel finanziare il rinnovo del Contratto Collettivo per i professionisti sanitari prevede stanziamenti che non permetteranno di recuperare neanche la metà del potere d’acquisto perso in questi anni a causa della crescita dell’inflazione.

Il Sistema Sanitario Nazionale va finanziato molto più di quanto non si stia facendo, bisogna solo avere la volontà politica di andare a prelevare i soldi dove essi si accumulano.

Finché non ci sarà questo tipo di risposta - concludono De Grazia ed Egidi -, la disponibilità al confronto vantata ieri dal Presidente Acquaroli si tradurrà solo in passerelle istituzionali dove raccontarsi tutto e il contrario di tutto, ad esempio che “la visione ospedalicentrica ha fallito e bisogna investire sull’assistenza territoriale e domiciliare”, mentre si rivendica un Piano Socio Sanitario tutto incentrato sull’apertura di più ospedali (vuoti, in mancanza di professionisti ­che li riempiano) di quanti la normativa vigente ne prevederebbe.

Ultima modifica il Venerdì, 12 Aprile 2024 12:10

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