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I cinghiali non si fermano: dopo le colture, distrutto un sistema di irrigazione nel Fermano. Coldiretti: "Servono assicurazioni e stop a carne in nero"

MARCHE - Nel Fermano hanno distrutto il sistema di irrigazione di un intero campo di mais, “arando” e ricoprendo di terra i canali. I danni causati dai cinghiali, ormai, non riguardano più solo solo le coltivazioni.

L’ennesima segnalazione, sottolinea Coldiretti, che dimostra la necessità di intervenire su un problema che costa quasi cinque milioni di euro all’anno ai marchigiani, tra campi devastati, animali uccisi negli allevamenti e incidenti stradali. Ma il conto è in realtà più salato se si considera che viene indennizzata solo una parte del danno reale subito e che in alcuni casi gli agricoltori hanno smesso di denunciare l’accaduto, considerata - dice Coldiretti - l’inadeguatezza dei risarcimenti e la difficoltà a riceverli in tempi brevi. E non dimentichiamo - incalza l'associazione di categoria - gli effetti sul’assetto idrogeologico causati dal proliferare della fauna selvatica e dal’abbandono delle zone montane.

Per cercare di porre un freno al fenomeno, Coldiretti Marche ha presentato al presidente della Regione Luca Ceriscioli e all’assessore alla Caccia, Moreno Pieroni, un documento che costituisce la base di una proposta di legge per il contenimento degli animali selvatici, dai cinghiali ai lupi, fino agli storni.

La proposta prevede, tra le altre cose, che la Regione eroghi contributi per incentivare la stipula di contratti assicurativi per la copertura dei danni derivanti da fauna selvatica ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali. Ma si chiede anche il divieto della vendita della fauna selvatica abbattuta, fatta eccezione per eventi particolari come sagre o manifestazioni, anche al fine di evitare il proliferare della commercializzazione di carne in nero, priva - conclude Coldiretti - di qualsiasi garanzia di carattere sanitario

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