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Mario Ferracuti: il Leone delle Marche

Non c’è niente da fare: quando ti “scatta la scintilla” (così dice lui) sei fregato, devi seguire la tua vocazione a qualunque prezzo. Veramente, il prezzo più grosso l’ha pagato quella santa donna di sua moglie, che si è dovuta rassegnare ad avere un marito… di corsa! Avrete capito che il “lui” di cui sto parlando è il “nostro” Forrest Gump, alias: Mario Ferracuti, il maratoneta, il “Leone delle Marche”, come lo chiamano fuori regione e nel mondo. Perché invece qui al paesello, nel suo Comune, nella sua Provincia e nella sua Regione, seguitano ad ignorarlo, e questo un po’ (tanto) gli rode. Circa il paragone con Forrest Gump, regge e non regge: perché a Forrest a un certo punto la “scintilla” si è spenta e ha smesso di correre. Il nostro Mario, invece, alla tenera età di 88 anni ancora continua. E corri che ti corri, ha accumulato circa 300 mila Km., ha vinto premi su premi, si è guadagnato la fama giornalistica e televisiva nazionale ed estera e perfino onorificenze pontificie e di vari presidenti della Repubblica. E questo è solo un minimo condensato della sua indefessa carriera da podista, ché se dovessimo elencarne tutti i “numeri” ci vorrebbe un libro (a proposito, il Ferracuti ne ha scritti due, e si suppone che quelli li abbia scritti da fermo!).

Quindi, andiamo un po’ a conoscere l’uomo Ferracuti: perché, a un certo punto una persona comincia a correre e non si ferma più? “Sono stato operato di tumore alla carotide nel 1964. Dopo l’operazione mi ero fissato che sarei morto. Allora mio cognato che era medico mi disse: 'Comincia a camminare, così soffri e vedrai che non penserai più a morire'. E ho cominciato: avevo circa 44 anni. A quei tempi iniziavano le prime marcelonghe e un mio amico mi disse: 'Perché non vieni stasera a correre a S. Elpidio a Mare? E’ una corsa a squadre e dobbiamo mettere una persona che abbia superato i 40 anni'. Ci andai e fui premiato come il più vecchio! Da quel giorno mi è scattata la scintilla, ho continuato a camminare, ogni settimana una o due corse e non mi sono più fermato”. Nel frattempo, la moglie, a casa, tirava su due figli e gli mandava accidenti: “Sì, mia moglie non voleva, mi ha sempre negato di andare a correre e tuttora ancora combatte! Ancora non s’è rassegnata, ma io continuo lo stesso”.

Incorreggibile. E col lavoro, come la mettevi? “Stavo alle Poste e mi mangiavo le ferie per andare a correre oltre la domenica, perché ho cominciato a girare l’Italia. Durante Giro del Lago d’Iseo, di 67 Km, incontrai il presidente del Gruppo Marciatori dell’Avis di Milano: 'Perché non entri a far parte del mio gruppo? Io sono scapolo, quando c’è una corsa mangi e dormi a casa mia, fai la corsa e riparti'. Poi, siccome lui andava spesso a correre all’estero: 'Ci mettiamo d’accordo, vieni con me in macchina…', e cominciai la prima gara all’estero: arrivai distrutto, uno di 50 anni che va a fare una corsa di 150 Km. è un pazzo! Ma mica mi sono fermato: sempre di più, sempre di più, tanto che ogni anno facevo fino a 5000 Km., di marce o di corsa”. Con buona pace (si fa per dire) della moglie che avrebbe preferito un marito “normale”, magari uno che andasse a giocarsi i soldi a carte al bar con gli amici, invece di “buttarli” per andare a correre per il mondo: “Per questo motivo mia moglie si arrabbia anche di più! In effetti, ho fatto un conto approssimativo: ho speso oltre 70 mila euro!”. Con tutto l’affetto per Mario, ci sentiamo solidali con la sua dolce metà! Ma insomma,quanto hai intenzione di continuare? Risponde serafico: “Ho programmato fino a 100 anni, poi Dio provvede!”.

Ma che sensazione ti dà correre? “Quando arrivi al traguardo ti senti un gladiatore. Ti senti un uomo libero:a livello umano conosci tanta gente, italiani e stranieri, godi della natura, anche nella sofferenza, che però per me è un grande godimento. Tu devi scrivere: 'L’uomo di corsa tutta una vita'; non sono riuscito neppure a prendere la patente, mi hanno bocciato! Ero condannato eternamente ad andare a piedi! E quando mi incontri per strada, tu in macchina e io a piedi, strombettami che ti saluto!”. Senz’altro, ma non so se farò in tempo: magari, vai più veloce di me e mi sorpassi!

Ultima modifica il Martedì, 17 Marzo 2015 10:59

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