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La protesta di nidi e scuole dell'infanzia private: “Il Governo ci aiuti o per le famiglie sarà emergenza sociale”

MARCHE - Migliaia di piccole attività di nidi, scuole dell’infanzia, servizi per infanzia privati delle Marche si sono mobilitati nei giorni scorsi per evidenziare la grave crisi causata al settore dall'emergenza Covid-19.

“Abbiamo letto – spiegano le responsabili del movimento che si è creato spontaneamente a livello regionale - che il Governo ha recepito i 7 emendamenti al DL 18 2020 presentati lo scorso 26 marzo da CdO, CdO Opere educative, insieme ad altre associazioni (AGeSC – CIOFS Scuola – CNOS Scuola – FAES – FIDAE – FISM – CISM – USMI) e riteniamo che l’art 48, unico che ci riguarda, sia assolutamente insufficiente per le nostre realtà. Le piccole imprese che rappresentiamo e che hanno consentito a Regioni e Comuni di rispondere al bisogno di posti soprattutto per lo 0-3, ha bisogno di interventi massicci per sopravvivere”.

I servizi educativi e scolastici 0-6 privati, proseguono, rappresentano il 70% del fabbisogno nazionale, svolgono un servizio sociale di pubblica utilità e perseguono le finalità di inclusione sociale in progetto pedagogico di qualità, sostegno genitoriale, contrasto della povertà educativa, conciliazione dei tempi di vita lavoro delle famiglie, etc.

“Siamo ben lontani dalla posizione presentata dalle rappresentanze cattoliche, possessori di immobili e prevalentemente rappresentanti delle scuole paritarie. Chiediamo che il Governo lavori per dare risposte adatte a noi, con misure precise. Viceversa, i servizi su cui le famiglie si sono appoggiate fino a poco tempo fa non resisteranno, creando una nuova emergenza sociale per le famiglie alla ripartenza delle attività lavorative”.

Cosa chiedono, quindi, le strutture? In primis la conversione dei bonus nido o voucher baby sitting in contribuiti per i servizi educativi e scolastici privati. “Molti genitori non utilizzano baby sitter a causa del Covid, né degli asili chiusi, per cui non si comprende il motivo per cui la famiglia è delegata a 'salvare' i servizi anticipando contributi per poi ricevere dei rimborsi successivamente. Quindi, il buono dovrebbe destinato direttamente ai servizi che nei periodi di chiusura devono gestire importanti costi fissi, senza dare un servizio ai propri utenti”.

Il movimento chiede inoltre un sostegno economico a copertura dei costi non azzerabili, dei mesi di inattività, così da poter restituire alle famiglie quanto versato per i mesi di chiusura forzata oppure la completa detraibilità delle rette sostenute negli stessi”.

“Come per tutte le altre categorie interessate dalla crisi chiediamo al Governo: credito d'imposta, come previsto dall'art.65 DL 18/2020, per il canone di locazione, per tutte categorie catastali dove sono insediate attività produttive chiuse causa Covid 19; taglio delle aliquote Irap o addirittura eliminazione per l'anno fiscale 2020; sospensione degli ammortamenti immateriali e materiali per l'anno 2020; la facoltà di capitalizzare tutti i costi fissi mensili di gestione sostenuti dalle imprese a fronte di ricavi a zero o ridotti dello stesso periodo, in modo tale da spalmare su più esercizi e non solo sul 2020 il sostenimento di tali oneri”.

Andrea Braconi

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