CALCIO - La Fermana chiude nel migliore dei modi la seconda parte del 2025 battendo 2-1 l’Urbino al Bruno Recchioni e consolidando un primato che oggi dice 30 punti e +4 su Trodica e K-Sport Montecchio.È la nona vittoria stagionale, la settima centrata in casa, con un dato che merita più di una riflessione: 21 punti su 30 sono arrivati tra le mura amiche, in uno stadio che sta tornando fortino nonostante l’assenza del tifo organizzato, che per protesta ha scelto di seguire la squadra soltanto in trasferta.
Un paradosso solo apparente, perché questa Fermana ha imparato a reggersi sulla propria identità, senza mai dimenticare quanto il sostegno della sua gente resti una componente fondamentale.
Guai però a parlare di fuga. Il campionato di Eccellenza resta lungo, equilibrato e capace di sorprendere ogni domenica: lo 0-0 della Civitanovese sul campo del Montecchio è solo l’ultimo esempio. Il primato non è una sentenza, ma una fotografia momentanea.
La differenza, semmai, sta nella consapevolezza: la Fermana oggi sa cosa fare, quando farlo e come farlo.
Lo si è visto anche contro un Urbino tutt’altro che arrendevole. Squadra reduce da una sconfitta, venuta a Fermo con voglia di riscatto, organizzata, con idee chiare e una propria identità. Altro che turno morbido.
Eppure la Fermana ha incanalato la partita con lucidità: il colpo di testa di Rodriguez al 23’, il raddoppio di Guti a fine primo tempo, due episodi che hanno premiato qualità e presenza mentale.
Nella ripresa l’unico neo è stato non aver chiuso definitivamente la gara, consentendo agli ospiti di riaprirla nel recupero con Fiorani. Un gol che non ha mai cambiato l’inerzia di una partita vinta con merito, grazie a maturità, gestione e lettura dei momenti: accelerare quando serviva, difendere bene quando c’era da farlo, amministrare senza isterismi.
Il grande merito di questa squadra è forse proprio questo: far sembrare semplice una partita che semplice non era.
Un segnale di crescita evidente, che Gentilini continua giustamente a presidiare con il suo martellamento su concentrazione, cattiveria agonistica e determinazione. Aspetti che a inizio stagione avevano fatto cilecca, in un contesto partito tra mille scetticismi, problemi e una rosa allestita in ritardo.
E invece, alla distanza, la Fermana è venuta fuori, anche perché non esiste l’ammazza-campionato annunciata. Nemmeno il Trodica, costruito con grande qualità, ha imposto una legge assoluta. Così la Fermana ha preso la vetta e, cosa tutt’altro che banale, ci è rimasta per diverse settimane.
Nessuno però si faccia illusioni. I piedi restano ben piantati a terra. Un plauso va comunque riconosciuto alla società per le scelte fatte: Gentilini in panchina e Filipponi come direttore sportivo hanno puntato su uomini prima ancora che su nomi.
Giocatori arrivati tra diffidenze perché “non conosciuti da queste latitudini”, ma che hanno dimostrato di incarnare lo spirito giusto e di onorare la maglia ogni domenica. Con un merito ulteriore: essersi isolati dalle tante voci, spesso negative, che ruotano intorno a questioni extracampo.
Ed è proprio qui che sta l’auspicio finale: che le vicende fuori dal rettangolo di gioco non finiscano per rovinare quanto di buono si sta costruendo sul campo. Il riferimento alle pendenze della scorsa stagione e al rischio di penalizzazioni è noto, ma filtra un cauto ottimismo.
Sarebbe il regalo migliore per una squadra che, fino a oggi, ha fatto parlare il campo.
Per ora, dunque, si archivia l’anno con una certezza: la Fermana c’è, è credibile e guarda tutti dall’alto, ma con la consapevolezza di chi sa che il cammino è ancora lungo. Il resto verrà.
Buon Natale e buone feste a tutti.
Paolo Catena