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Le persone migranti e l'approccio etno sistemico narrativo: il 25 ottobre incontro a Fermo con Natale Losi

FERMO - “Un incontro che rappresenta un'ulteriore tappa del percorso che da qualche anno a questa parte vede i progetti SAI (ex SPRAR) della cooperativa sociale Nuova Ricerca Agenzia Res impegnati nel ricondurre la dimensione clinica, all'interno della presa in carico dei migranti forzati, ad una visione etica ed ontologica”. Con questa riflessione il coordinatore dei progetti Alessandro Fulimeni introduce la presentazione del libro di Natale Losi edito da Quodlibet “Critica del trauma. Modelli, metodi ed esperienze etnopsichiatriche”, in programma a Fermo lunedì 25 ottobre alle ore 18 nella Sala dei Ritratti del Palazzo dei Priori.

Una clinica, precisa Fulimeni, intesa non come esclusivo luogo degli specialisti ma confronto e collaborazione tra soggettività eterogenee in contesti ampi, superando il rapporto duale e mettendo in relazione le esperienze di sofferenza con i contesti antropologici e culturali. “Con la Scuola Etnopsi di Natale Losi abbiamo via via potenziato percorsi formativi aperti anche ai servizi socio sanitari del territorio e siamo ora in procinto di aprire un polo di ascolto e consulenza basato sull'approccio etno-sistemico-narrativo”.

Alla presentazione , oltre all'autore, sarà presente un riferimento imprescindibile per il territorio come il professor Roberto Mancini. “Il suo incessante lavoro di questi anni - aggiunge Fulimeni - rappresenta un autentico faro per una politica dell'accoglienza come 'resistenza al potere che esclude', basata sul protagonismo delle persone migranti e su un carattere di reciprocità e cooperazione che abbia a fondamento il profondo rispetto della dignità umana”.

Nel libro Losi riporta diversi percorsi di cura sperimentati in Italia e in altri Paesi (Kosovo, Territori Palestinesi, Colombia), esempi ricchi di indicazioni operative, che chiariscono il modello clinico etno-sistemico-narrativo da lui elaborato. “Nella narrazione mediatica, di fronte a molti eventi ed esperienze, spesso, e a volte a sproposito, si parla di traumi. Colpisce invece, che nel corso di questa epidemia, il termine trauma non sia quasi mai stato utilizzato; forse perché 'virus' e 'pandemia' sono parole ancora più forti e pervasive?” Per l'autore questo difficilissimo periodo di pandemia dovrebbe essere paragonato a un enorme trauma collettivo. “I traumi dovrebbero essere letti come eventi ai quali individui e collettività possono rispondere facendo uso della loro peculiare memoria sociale, elaborando cioè proprie narrazioni terapeutiche. E per per comprendere meglio l’esperienza che stiamo vivendo occorrerebbe passare da una visione individualistica, lineare e razionale del problema, a una prospettiva circolare e comunitaria. Nell’ottica etno-sistemico-narrativa, il clinico si muoverà passando da una dimensione di intervista diretta e individuale ad una 'comunicazione tangenziale' e gruppale. Questa metodologia consente ai terapeuti di riconnettere i pazienti con i propri miti, verso la ricerca di scintille di senso”.

La metodologia e gli strumenti descritti in questo libro costituiscono tuttora la base degli interventi psicosociali dell'agenzia della Nazioni Unite per le migrazioni in più di 100 Paesi.

Da segnalare, infine, la pubblicazione sui canali social del progetto Era Domani della video intervista alla psicologa Silvana Zechini incentrata su quello che lo stesso Losi ha definito un approccio etno-sistemico-narrativo (https://www.youtube.com/watch?v=7AWv5u9bWuE&t=1s).

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