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Il Ponte in numeri: crescono le richieste degli italiani

FERMO - Scorrere un anno di attività de Il Ponte significa incrociare cifre che, inesorabilmente, ci inchiodano di fronte ad una situazione molto complessa, che riguarda tanto gli stranieri quanto gli italiani, con questi ultimi in costante aumento negli ultimi 24 mesi. Segno di una crisi che non smette di mordere anche fasce di popolazione che ritenevamo immuni da simili fenomeni. Sono 18.000 i pasti annui (sia interni che esterni, questi ultimi con un'incidenza vicina al 20%), 3.100 le borse alimentari per le famiglie (con le quali si nutrono tra le 3 e le 4 persone). E poi 800 docce e 3.200 accessi al guardaroba.

Numeri difficili da nascondere, come ribadisce il vice presidente della onlus, Maurizio Alberti. “Negli ultimi 2 anni gli italiani sono stati più degli stranieri, un'inversione di tendenza che abbiamo osservato, verificato e che ci dice veramente tanto”.

I sette membri del consiglio direttivo, affiancati da circa 40 volontari che si alternano di settimana in settimana, forniscono i loro servizi 7 giorni su 7, senza sosta. “È necessario, le esigenze delle persone che si rivolgono a noi sono immediate: parliamo di cibo, ma anche di vestiario, oltre che di docce soprattutto per chi vive in strada”.

Ci sono anche associazioni del territorio e centri sociali del capoluogo che danno il loro supporto, ma all'interno della struttura che ospita mensa, magazzino e punto di distribuzione il lavoro non manca mai. “Siamo attivi dal 1987 come associazione di volontariato, nata per volontà delle parrocchie di combattere un disagio sociale che, nel tempo, è via viva incrementato”. Aderente al Banco delle Opere di Carità, Il Ponte collabora con vari enti ed istituzioni locali, compresa la Casa Circondariale di Fermo.

“Come augurio di Natale - conclude Alberti - abbiamo scelto una frase di Anne Frank che dice: nessuno è mai diventato povero donando. Riceviamo molti aiuti, ma non smettiamo di sollecitare concittadini e non a raggiungerci, anche per comprendere meglio il lavoro che facciamo”.

Andrea Braconi

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