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21 gennaio 1921: nascita del Partito Comunista Italiano. L'anniversario ricordato e commentato da alcune personalità del Fermano

FERMANO - Il PCI, nato a Livorno il 21 gennaio 1921, oggi avrebbe avuto cento anni. In occasione del centesimo anniversario dalla nascita del Partito Comunista Italiano, avvenuta a Livorno il 21 gennaio 1921, alcune personalità del Fermano hanno sottoscritto il seguente documento non solo per celebrare e ricordare il più grande partito comunista dell’Occidente ma anche per avviare un dibattito e promuovere iniziative nel territorio fermano sui temi di carattere economico, sociale e culturale. Il documento è aperto al contributo e all’adesione di quanti vorranno condividere l’adesione e le finalità.

"La sua storia è certamente nelle menti e nelle coscienze di coloro che hanno direttamente vissuto quella esperienza o che l’hanno seguita con simpatia. Ma anche coloro che lo hanno avversato, criticandone errori o presunte contraddizioni, non possono che riconoscerne il determinante ruolo: nella lotta al regime fascista; nella Resistenza; nella vicinanza ai ceti più deboli; nelle lotte operaie; per la costruzione e la difesa delle istituzioni democratiche e per la modernizzazione del Paese; nei rapporti critici con i Paesi del cosiddetto “socialismo reale” e nelle relazioni con tutte le forze progressiste nel mondo. Il Partito così denso di storia, e che ora non c’è più, sarà oggi degnamente ricordato soltanto se si coglierà l’occasione per parlare di un Paese in grandi difficoltà, in un mondo in continuo subbuglio, con focolai di guerra e di disperazione che si susseguono in diversi angoli, intrecciandosi con gravi episodi di “guerra fredda” (Ucraina, Venezuela, etc) e, proprio ora, con l’incredibile assalto populistico al Congresso USA.

Disuguaglianze sociali insopportabili e giovani senza futuro sono, primi tra tanti altri, i problemi che attendono, se non un’immediata impossibile soluzione, certo un netto segnale, di adeguate politiche sul lavoro e sull’ambiente. E' evidente che, in quello che, purtroppo, appare sempre più come il teatrino della politica, non vi sia adeguata consapevolezza delle condizioni di vita di larga parte della popolazione. Altrimenti non si giungerebbe all’assurdo, al drammaticamente ridicolo agitarsi su “verifiche” e “rimpasti”, giungendo - in questo momento! - a provocare una crisi di governo. Su tutto, anche manifestando legittime e talvolta sensate critiche, dovrebbe sempre prevalere l'obbiettivo di concorrere ad “approfondire-migliorare” ogni scelta, pensando essenzialmente al Paese. E' certamente questo uno degli insegnamenti fondamentali del PCI che spiega anche il perché del suo grande consenso.

Cogliendo l’occasione dell’anniversario, noi che non rappresentiamo nessuno ma che all’esperienza del PCI ci sentiamo legati per averlo conosciuto dal di dentro o per chi, come i più giovani, ne apprezza la storia, ci riconosciamo nell'appello “Uniamoci per ricostruire il Paese” promosso dall'ANPI e già sottoscritto da associazioni, movimenti ed alcuni partiti e, nel nostro territorio, cercheremo di contribuire a rendere vivo questo appello. Intanto, oltre alla sciagurata decisione di aprire una crisi di governo e agli irresponsabili comportamenti della destra, largamente impresentabile nonostante la presumibile forza elettorale, constatiamo che - sostanzialmente - il Paese ha sinora “resistito”, sicuramente grazie a tanti comportamenti densi di abnegazione e generosità. Un Paese che resiste seppur fa registrare una crescente umanità dolente, tant’è che recentemente a Milano - in una sconvolgente foto - questa umanità si è prepotentemente materializzata in un’interminabile fila per un pasto: a Milano! l’unica città italiana, per beni e servizi, considerata europea. Potremmo forse fare poco, eppure cercheremo comunque di assumere delle iniziative sul territorio.

Iniziative di confronto tra di noi e con chi vorrà sui quei temi considerati centrali e con uno sguardo sulla realtà locale, consapevoli che se qui non siamo alle “file per un tozzo di pane”, siamo tuttavia di fronte ad una situazione sociale preoccupante ed assolutamente impensata quando le nostre aziende e botteghe, come non sempre altrove, erano particolarmente fiorenti. L’anniversario, oltre a cadere nel cuore di una drammatica situazione che va ben oltre i confini, non può non concentrarsi sulla condizione della nostra area politica e culturale nel Paese. Da tempo essa è rappresentata, almeno nell’immaginario collettivo, da forze trasformatesi in agenzie elettorali e da più piccole rappresentanze che sebbene si richiamino maggiormente alla “sinistra storica” non riescono però a produrre una egemonia. Comunque, questa perdurante assenza di una adeguata e largamente riconosciuta voce di sinistra, tanto più oggi di fronte a quelle che sono e saranno le conseguenze della pandemia, rende più forte il bisogno di un nuovo partito. Un partito aperto e plurale che dal PCI, in primo luogo, potrebbe mutuare il rigore morale, la spinta ad approfondire la realtà sociale ed economica, l’impegno per una continua crescita culturale che non si limitava ai dirigenti.

Certo, a parole è molto più facile definire il partito che si vorrebbe: che si richiami fortemente alla Costituzione, che sia vicino al mondo del lavoro, che raccolga le diffuse energie del volontariato e delle associazioni sociali e culturali, che sappia valorizzare i rapporti con i sindacati operai e le associazioni tutte, dall’artigianato alla grande impresa. In verità, anche per lo stato delle cose, è estremamente difficile “costruire” un tale partito; sebbene il bisogno del Paese e della sinistra sia maggiore delle immense difficoltà. Nell’auspicare questo Partito nuovo della sinistra, forse non è troppo ingenuo ritenere che “nei momenti difficili spesso si realizzano i più grandi sforzi”. E, a tal proposito, vorremmo sottolineare un particolare significativo momento del PCI, quando - insieme al PSI - venne “cacciato” dal governo da poco nato - condizione degli USA per elargire gli aiuti del Piano Marshall - Il PCI di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer ed il PSI di Nenni, Pertini, poi Lombardi, lottarono con ogni forza, in Parlamento e nelle piazze, con la celere che sparava sugli operai; però, l’acuto scontro politico non impedì loro di continuare contemporaneamente a discutere con i partiti avversari, DC in testa, per dare al Paese quella Costituzione che molti ci invidiano.

Così come bisogna ricordare che non era scontata la lucida scelta dei suoi dirigenti, Togliatti in testa, che vollero si “costruisse” quel partito di massa che giunse ad avere ben oltre un milione di iscritti. In Francia, ad esempio, l’autorevole partito comunista, si limitava essenzialmente ad essere presente tra la classe operaia e tra gli intellettuali, con una presenza però marginale nel mondo contadino e tra il ceto medio. Sarebbe assurdo pensare oggi - per ogni motivo - ad un nuovo partito della sinistra avendo in testa di ricalcare tal quale il modello del PCI. Va però ricercata con urgenza una strada tesa a superare la frammentazione a sinistra con una forza politica che aspiri ad essere non elitaria bensì popolare. Ma ricercandone e ripercorrendone i presupposti. Ed evitando assolutamente aggregazioni senz’anima affinché prevalga il senso del “noi”, allontanando ogni schematismo, proiettati a ripensare a questi anni che hanno fatto registrare la scomparsa dei partiti, occorrerà guardare veramente al Paese, alle persone in “carne ed ossa”, alle ansie ed alle aspirazioni dei giovani, alle generose esperienze di molti senza voce, dentro una cornice culturale, larga e profonda, che faccia riflettere sui risultati di un sistema che sembrava dovesse essere trionfante ma che invece appare sempre più causa dell’aggravarsi nel mondo delle condizioni di vita di larga parte dell’umanità.

E’ evidente che per un progetto del genere occorreranno energie nuove, oltre alle tradizionali, con la consapevolezza delle immense incognite e difficoltà e che non è per nulla scontato vi siano oggi soggetti capaci e/o disponibili a “buttare l’anima oltre la siepe”, assumendosi il compito di avviare un tale processo. Comunque, se si operasse con l’intento di promuovere lo scoccare di questa scintilla, allora sarebbe degnamente ricordato quel partito che non c’è più, nato cento anni fa da una scissione ma che ha sempre operato nel segno dell’unità e che ha guardato sempre - senza rinchiudersi nei suoi confini - al bene del Paese".

Fermo, 21 Gennaio 2021

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