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La panchina ventilata

Di Sergio Soldani Alessandro Franchi era andato in pensione da soli tre mesi e quell’estate lo travolse un caldo che lo fece a volte davvero sragionare ma soltanto con sua sorella Beatrice e suo cognato Norberto con i quali conviveva nella casa di famiglia dei Franchi nati nelle ultime generazioni tutti ad Arezzo.

Anche quando tornava dal lavoro, non passava una sola settimana nella quale i tre non litigassero. I suoi nipoti, ben quattro, infatti avevano deciso tutti di vivere e lavorare lontani dal bel capoluogo toscano e forse quel palazzetto con otto appartamenti di piccola, media grandezza divenne un edificio, un posto un po’ troppo vuoto…

Il neopensionato però, un po’ come tutti aveva deciso di recuperare il tempo perduto con la sua professione: geometra all’ufficio tecnico del Comune.

Sognò anzitutto una fidanzata, magari romena o russa, però desistette subito perché si giudicò troppo timido e poi come avrebbe mai commentato sua sorella... Allora divenne un cultore del cibo biologico e fece molta più attenzione alle più assolute comodità personali. Comperò una poltrona con comandi telecomandati per vedere la televisione, gialla! Acquistò un’automobile svedese con la frizione automatica e si curò di frequentare ristoranti o caffè con sedie rigorosamente provviste di braccioli.

Perciò anche per quel po’ di refrigerio serale presso i giardini fioriti verso le 21,30, si scelse la panchina giusta al passaggio di un certo e quasi miracoloso venticello… Ci arrivava due o tre minuti prima di far arrivare altri caduti nella totale disperazione per l’eccesso di calura. Era bravo in questi banali calcoli legati agli orari. Dopo la prima settimana riuscì ad instaurare un certo rapporto colloquiale con la professoressa del liceo classico Gertrude Pisani ma soltanto perché costei era ancora una bella donna diciamo... intraprendente.

Capitò che una sera Alessandro arrivò con due ore di ritardo all’appuntamento con la sua panchina ed era stranamente occupata dal giovane nipote ventenne della famiglia Peruzzi ,studente in giurisprudenza, che l’aveva occupata rimanendovi disteso ed effettuando rumorosi rutti.

I due si guardarono negli occhi che sbarrarono a vicenda ma prima di ogni mossa il giovanotto urlò: “Geometra si tolga dai coglioni, questa panchina è miaaaa!!!”. Poi il giovane si alzò fulmineamente e sferrò un violento pugno alla tempia del malcapitato uomo che cadde di colpo al suolo, fuggendo impaurito convinto di averlo ucciso. Durante la serata e tutta l’intera notte non passò alcuno per rianimarlo, lo raccolsero che respirava ancora ma aveva un colorito cadaverico. Ora si trova ricoverato al reparto pronto soccorso dell’ospedale di Arezzo, piuttosto soddisfatto perché lì funziona veramente bene l’aria condizionata.

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