Di Sergio Soldani Era stato negli ultimi suoi trent’anni direttore di un importantissimo istituto di credito romano, e alla fine del 2019 andò in pensione con il massimo delle retribuzioni in mensilità e cospicua liquidazione, perciò decise di ritornare a vivere per sempre nel suo luogo di nascita: Bettona in Umbria.
La vita a Roma gli aveva consegnato inaspettate soddisfazioni professionali, delle quali andava abbastanza fiero, però il colpo psicologico che lo segnò senza mai una completa ripresa, accadde quando la moglie Irma di origine friulana lo lasciò perché innamorata, attraverso un colpo di fulmine, di un chirurgo dell’ospedale San Camillo di dieci anni meno di lei e quindici meno di lui e le figlie allora poco meno che adolescenti scelsero di aggregarsi alla mamma, al suo nuovo nucleo familiare. Massimo Giunti l’ex bancario in carriera, si porta ancora dietro l’immagine dell’aitante dottorino che cambiò per sempre le sue dimensioni sentimentali ed esistenziali.
Fu così quel trasloco di gennaio 2020, faticoso e stressante, nonostante i forti giovanotti di origine albanese avessero dimostrato del loro meglio. Dal suo signorile appartamentino di Via Ottaviano a Roma alla casa storica della famiglia Giunti, in pieno borgo di Bettonia, ben mantenuta dalle sue cugine, Marina e Caterina, affrontò una prima notte di riposo, dopo la confusione dello spostamento, addormentandosi fra i ricordi della piccola nipotina Lucia con la quale aveva appena passato il Natale, figlia della sua primogenita che abitava al centro di Milano, avendo sposato un facoltoso Conte dell’aristocrazia del capoluogo lombardo. Da quel nove gennaio diventò cittadino di Bettona, residente della provata e pacifica regione Umbria. I primi tempi, soprattutto i primi pasti, li consumò dalle cugine, nubili e sulla settantina, che stravedevano per quel parente che aveva fatto carriera nella finanza, secondo loro (che è ben altra cosa che essere, pur stimati, direttori di sede bancaria).
Dopo aver preso confidenza con gli interni della sua specifica abitazione, si fece consigliare una domestica giornaliera molto seria e preparata di nome Irina e cominciò una fase della suo trascorrere quotidiano così serena che non poteva minimamente prevedere, in confronto a quando era immerso nel trambusto della metropoli. Una delle sue prime iniziative di ritorno al passato fu l’andare a cercare il suo compagno di banco alle scuole elementari che abitava però a Spello, si chiamava Otello Morganti e avrebbe dovuto ancora fare il fabbro ferraio, infatti prima lo raggiunse al telefono, poi si recò a fargli visita nel suo esercizio dove ebbe modo di conoscere i suoi due robusti figlioli, Roberto e Andrea, che avevano adeguatamente e tecnologicamente modernizzato la piccola azienda. Fu un incontro che strappò le lacrime ad ambedue gli uomini, tanto che Massimo obbligò Otello a rimanere suo ospite per una intera settimana nella sua ampia abitazione di Bettona. Da quella prima esperienza cominciò in fretta ad integrarsi con gran parte dei cittadini del borgo, fondando un centro sociale per tutte le età. Se lo cercate, lo trovate lì dentro, al centro sociale “Falcone e Borsellino” di Bettona.