Di Sergio Soldani Gionata Camerini era il figlio del primario del reparto chirurgia dell’ospedale di Latina, anch’egli si era laureato alla facoltà di medicina e viveva negli ultimi tre anni un fidanzamento un po’ tormentato con la ragazza che amava, Stella, figlia del direttore del più grande centro commerciale del capoluogo laziale.
Gli intrecci di questo rapporto sentimentale erano stati molteplici e controversi, infatti a un certo punto del loro lungo percorso comune decisero, ispirandosi a uno zio di lei che risiedeva in Inghilterra, di vivere un’esperienza di coppia aperta.. Negli ultimi tre anni la ragazza molto bella e atletica, si era sbizzarrita con almeno altri dieci partner provenienti da ogni parte della Penisola, infatti lei doveva viaggiare di frequente per gli interessi del marchio alimentare dell’attività paterna.
Gli uomini che conquistava fulmineamente, non appena lei allentava i contatti, si scatenavano alla sua ricerca ma l’avvenente e spregiudicata riusciva a liberarsene con mirabile abilità, anche perché cambiava il suo vero nome e per giunta anche il numero di cellulare. Una volta si chiamava Beatrice, altre volte Giuliana. Cambiava anche il cognome... Si chiamava in verità Palombo. Poi una volta soddisfatti i suoi amanti e i suoi ormoni, ritornava dal dottorino il quale, al contrario di lei, rimaneva fedelissimo e privo di pensieri erotici verso altre e la riaccoglieva sempre, principalmente per le feste comandate e per i momenti di maggior aggregazione mondana della loro città di residenza.
Ora però Gionata si voleva sposare e Stella si agitava nel non volerlo! Così la obbligò a una gita a Roma un sabato invernale, in un appartamento di proprietà della sua famiglia sull’Aurelia, e una volta trovatisi soli la incalzò con insistenti richieste per un progetto di sposalizio per la serata di un sabato di giugno nella loro amata Latina. Gionata capì che lei non avrebbe voluto legarsi in quella maniera a lui. Disperato e con le lacrime agli occhi le urlò perché non voleva sposarsi il ragazzo più buono di Latina!
Stella così rispose: “Tu non sei buono, sei soltanto esageratamente formale e in realtà sei un debole e a me piacciono i forti! Non sei stato mai troppo geloso di me, hai dato tutto per scontato. Basta!”. E se andò giungendo in pochi secondi al portone di uscita del palazzo. Chiamò un taxi, si fece portare a Piazza dei Cinquecento. Entrò dentro la stazione Termini e prese, dopo cinque minuti, un treno per Milano dove l’avrebbe sicuramente ospitata anche per un mese di seguito un certo Eugenio che la tempestava ogni giorno di almeno quattro messaggi telefonici ardenti di desiderio.