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Il giovane medico

Di Sergio Soldani Sauro Mariani era un giovane medico dell’ospedale centrale di Catanzaro, di origine marchigiana. I genitori Elvezio e Marina lo portarono in Calabria quando lui aveva sei anni per aprire un centro commerciale alimentare che riuscì ad ingrandirsi col tempo sempre più, e si poterono permettere di mantenerlo agli studi all’università di Salerno.

Il bambino all’inizio si integrò bene con la gente della località di adozione, anche perché i suoi vennero a consegnare un po’ di nuova e sana occupazione. Vivendo nella pendolarità fra Salerno e il capoluogo calabro, Sauro riuscì a conseguire prima del previsto il suo diploma di laurea con acclusa la specializzazione. Persona molto stimata, si era saldamente fidanzato con Gianna Russo, maestra di scuola primaria che riuscì anch’ella ad inserirsi bene, dapprima però con qualche anno di singhiozzanti supplenze. Era arrivato il primo anniversario della assunzione sanitaria di quel gioiello di figlio per la famiglia Mariani che, insieme agli amici più intimi e fedeli, si apprestava a festeggiarlo con un invito ad almeno ottanta persone fra i quali anche il prefetto che proveniva da Palermo e si chiamava Federico Rapona. Durante la settimana che precedeva l’aspettato evento, Gianna riusciva a presentarsi all’uscita dell’ospedale ogni giorno per parlargli di qualche nuova possibile invitata sua parente. Fu in quel mercoledì, mite ma piuttosto piovoso che poco prima di uscire dal servizio e passando davanti al pronto soccorso Sauro imbatté in una barella con sopra il suo migliore amico di sempre, Luca Tolomei, suo coetaneo, con il volto coperto di tanto sangue e un occhio quasi divelto e frammenti di cristalli taglienti conficcati ancora nello zigomo destro. Avvisando prima il padre del malcapitato che dirigeva una concessionaria di automobili, senza perdere ulteriore tempo si diresse verso l’ufficio del primario di oculistica, il dottor Fabrizio Camurri al quale chiese il permesso di operare personalmente il suo caro amico, permesso che venne dato nonostante si fosse effettuato più di uno strappo al regolamento.

L’intervento durò fino alle tre del mattino e il giovane clinico naturalmente diede il meglio di se e senza pensare minimamente a una seppur breve pausa, assistette il suo amico vero fino alle quattordici del pomeriggio seguente, fino a quando Luca non si sveglio e con la voce impastata lentamente disse: “Dove sono?...Che è successo? Ma qual camion andava contro mano.. Ma tu non sei Sauro?” Da quel momento passò un mese e il ragazzo uscì dall’internamento sanitario, aiutato anche da bastoni per camminare meglio, e da quel momento l’aneddoto che racconta spesso agli altri è quello di un raro amico medico che ha salvato con le sue eccezionali qualità la sua vita e il suo occhio destro.

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