Di Sergio Soldani Mariuccia abitava a Roma, aveva 27 anni e apparteneva a una famiglia abbiente che risiedeva in via Gregorio Settimo. Stava aspettando che il padre Antonio Spada, costruttore edile, le aprisse finalmente lo studio di dentista verso la Pineta Sacchetti. Voleva diventare più ricca del padre, la ragazza amava il denaro e risparmiava su tutto, anche sull’acqua per lavarsi i denti o la doccia.
Era fidanzata con un imprenditore titolare della tramezzineria più grande d’Italia a San Giovanni in Laterano, aveva cinquant’anni compiuti ma non si era mai sposato e si chiamava Pasquale Carta, di origine sarda. Lei però contava che un giorno comunque la sposasse… L’attempato giovanotto si presentava, da quando era divenuto il fidanzato ufficiale di Mariuccia, ogni domenica alle 11 presso l’appartamento di 250 metri quadri degli Spada con venticinque tramezzini dalla svariata farcitura. Il costruttore gradiva molto l’omaggio e ne ingollava bulimicamente 5 in 5 minuti scarsi, complimentandosi con l’aitante pretendente, naturalmente a bocca piena. Pasquale, oltre a non capire una parola, si era rassegnato a ricevere ogni domenica mattina la solita dose di sputi in faccia, alla maionese, del promesso suocero! Ma si volevano molto bene: il palazzinaro conosceva il futuro possibile acquisito parente, il papà di Pasquale che si chiamava Carmine e nonostante fosse sardo era proprietario e gestore di 3 ristoranti in Campania, a Capri, Ischia e Pozzuoli.
Insomma una nuova famiglia si stava formando con mostrata linearità, se non fosse per un particolarità: Mariuccia amava molto di più il cane del fidanzato. La creatura animale si chiamava Flip, era un delizioso barboncino marrone! E l’idea di Mariuccia di essere un giorno sposa era per lei meno importante dell’amore per Flip… C’erano delle notti nelle quali sognava di essere una cagnetta con il fiocco rosa e il pelo bianco, sognava la cerimonia in una chiesa per cani nella quale anche il prete era un cane, di solito un San Bernardo.
Una delle susseguenti domeniche mentre nel mangereccio tinello fra mille tramezzini Pasquale e Antonio parlavano di affari e situazioni goderecce, lei si presentò ai due dentro a un a pigiamino da duemila euro, bianco e blu, e il suo cellulare in mano; guardò con occhi iniettati di sangue il fidanzato e gli cominciò a dire urlando che non lo avrebbe mai più sposato perché era follemente innamorata del cane... il padre di lei sconvolto si rovesciò la tazza di caffè addosso! Lo sfidanzato, che sognava un elegante appartamento di almeno cento metri quadri al Parioli, ora svanito, era atterrito! Mariuccia mentre sputava negli occhi di Pasquale gli urlò: “Lo vedi, lo vedi, stronzo? Questo è il tuo cellulareee!” E lo cominciò a pestare con tutta la forza dei suoi talloni, frantumandolo. Dalla panoramica terrazza gridò: “Io amo Flip, Flip e basta, Flip per sempreeee!”.