Di Sergio Soldani Non poteva vivere un solo attimo di serenità senza presentarsi solitario e in silenzio, giornalmente, sulla battigia a fissare il suo mare delle coste dell’Italia centrale. Abitava a Pedaso ed era titolare della ferramenta Marchionne.
Mirko, cinquantenne, solitamente pensava all’amore della sua vita con il quale era divorziato ormai da quindici anni, Marina Premoli, fulva donna dagli occhi azzurri che svolgeva con enorme successo la professione di avvocato presso il Foro di Fermo.
Lei era corteggiatissima e aveva tentato altre due convivenze con due colleghi di fila, che si erano però esaurite... Per questo Mirko sperava sempre, sebbene consapevole di una oggettiva impossibilità…
Fu così, con l’aiuto del suo amico di infanzia Alvise che insegnava Lettere alle scuole medie di San Benedetto del Tronto, che cominciò a scrivere a Marina lettere d’amore, spedendole però al suo proprio indirizzo, convinto che anche lei le avesse viste arrivare, le avrebbe cestinate.
Era arrivato alla decima lettera, ne scriveva almeno due al mese, le rileggeva e rileggeva compiaciuto d’aver imparato a scrivere e a tramutare pensieri disperatamente romantici in documenti cartacei del più cocente, abbandonato e furioso sentimento. Quando il tempo era clemente metteva il manoscritto in tasca, poi a passo svelto si recava davanti al mare per declamare gli scritti delle varie missive.
Nonostante l’assurdità del fenomeno, era pienamente soddisfatto.
Durante una delle ultime letture al mare, cominciò ad avere degli spettatori, un gruppetto di ottantenni in pensione ai quali riusciva anche a strappare l’applauso finale. Uno di questi, un tal Domenico, gli propose di esibirsi presso le attività ricreative della Parrocchia e gli promise di parlare con Don Germano. Questi lo chiamò la settimana dopo e, fattosi assicurare che le lettere non contenessero
descrizioni di rapporti specificamente carnali, gli organizzò una serata nientemeno che un venerdì sera alle 21,30. Riuscì a rimediare almeno cinquanta persone: un pienone per quei piccoli spazi, fra i quali anche il Vicesindaco Renato Ragusa.
Il recital riuscì perfettamente. Un paio di signore settantenni si commossero fino alle lacrime. Una, in particolare, andata da lui per complimentarsi, affermò un po’ afflitta: “Oh povero ragazzo che fedeltà, che purezza... Certo noi donne alle volte sappiamo essere tanto, tanto crudeli”.