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La buona alimentazione: moderazione, varietà, prossimità per vivere meglio e più a lungo

MANGIARE PER VIVERE O VIVERE PER MANGIARE? LE TANTE SFACCETTATURE DI UNO DEI PIU' GRANDI PIACERI DELLA VITA

di Daniele Maiani

Giuro che scomodo la filosofia, per questo argomento, solo nell'incipit: Feuerbach, nella sua recensione sul trattato dell'Alimentazione. Trattato popolare, in un certo senso, in cui inizia a concepire il suo pensiero che sfocerà nello scritto del 1862: “Il mistero del sacrificio o l'uomo è ciò che mangia”. In pratica e in soldoni sostiene che per pensare meglio dobbiamo nutrirci meglio, in quanto esiste una unità inscindibile tra psiche e corpo.

Ora sono passati quasi 200 anni da quando il filosofo espresse questi pensieri, e a pensarci bene tanto male non sembrano proprio essere. E' un po’ come quando si parla di Lombroso e della fisiognomica, concetto superato, d’accordo, ma spesso ci ritroviamo a dire di una persona: “Ha la faccia da delinquente”, e poi scopriamo che è vero. Ma torniamo al mangiare: per via della frenesia della vita contemporanea si è costretti a mangiare veloce e male, almeno così fanno quelli che la dura necessità obbliga a dedicare al pranzo pochi minuti rubati al bar o alla tavola calda, ingurgitando un ammasso di cose che solo concettualmente possono essere assimilate al mangiare.

Per ordine: non sono state cucinate da persone care o da se stessi, (quindi prive di anima), non si sa cosa realmente ci sia tra gli ingredienti, spesso vengono consumate in piedi o appollaiati su trespoli che vagamente ricordano un tavolino. Insomma siamo alla differenza che passa tra un libro capolavoro e la sua versione a fumetti.

Quando un cibo viene cucinato da noi o per noi, ad esempio da nostra madre o dalla moglie, oltre ad essere la portante dei sentimenti che queste persone provano per noi e che esprimono nel preparare nel migliore dei modi qualche cosa che a noi piace particolarmente (o anche qualche cosa che noi detestiamo, per mandarci di traverso anche il momento di relax della giornata!), la sua funzione di nutrimento dell'anima fa sì che si sviluppa anche una reazione in senso inverso: è quello che la cultura giapponese chiama Kimochi. Lo potremmo definire, ma non rende del tutto l'idea, come gratitudine, ma in realtà è molto di più: è una sorta di “obbligazione” affettiva che unisce ancora di più i legami fra due persone e completa, chiosandolo, l'atto, in questo caso, dell'aver preparato qualche cosa di buono per qualcuno: insomma, senza la gratitudine il pranzo non è completo.

A questo punto potremmo avventurarci, e non ho intenzione di farlo, nei sensi traslati dell'accezione di mangiare, ad esempio il mangiare dei politici, o le mamme che ai loro piccoli dicono “mi ti mangerei”, per esprimere il concetto di un affetto smisurato... Gli esempi potrebbero essere tanti, ma alla base c'è sempre il nostro essere dei predatori: ingurgitare e mettere nella nostra pancia ciò che è bello, buono e che ci piace, e non solo compiere un’azione necessaria alla sopravvivenza. E per obbedire a ciò che è scritto nel codice genetico, pazienza se qualunque azione legata al mangiare come risultato produce necessariamente “scarti” non proprio piacevoli! Ma d’altronde ogni cosa nella vita ha due facce e anche il mangiare non fa eccezione a questo.

Mangiare bene quindi non è né mangiare tanto, né essere moderati, né essere ricercati nelle ricette, né essere spartani nel mescolare e scegliere gli ingredienti: è essere liberi di scegliere cosa e quanto mangiare di ciò che ci piace. E, possibilmente, goderne.



MANGIARE SANO, PER VIVERE MEGLIO. L'ESPERIENZA DEL GRUPPO D'ACQUISTO SOLIDALE "LA CORVA BIO"

di Francesca Pasquali

Venerdì sera. Porto Sant'Elpidio, frazione Corva. Un gran via via anima la casetta di legno che campeggia da qualche settimana nella parte alta della città. Che succede? “Oggi si ritirano i freschi”, spiega Daniela Ferrini, presidente del Gas (Gruppo d'acquisto solidale) “La Corva Bio”. I “freschi” stanno per “prodotti freschi” – formaggi, pane, frutta, verdura e uova – che i soci del gruppo passano a ritirare ogni settimana dopo averli ordinati.

Com'è nata l'idea di un gruppo d'acquisto solidale? “Ci siamo 'trovati'. Siamo persone che vogliono scegliere quello che acquistano e consumare in modo critico, non accettando le logiche di mercato e della grande distribuzione. Vogliamo capire che cosa mangiamo; leggere l'etichetta a volte non è sufficiente. Ci siamo resi conto della necessità di informarci personalmente, di andare a capire, insieme a persone che condividono i nostri stessi principi”.

Quanti siete? “Ad oggi 41 famiglie. Se pensiamo che, all'inizio, nel 2010, eravamo cinque, la crescita è evidente. Nel 2012 ci siamo costituiti in associazione di promozione sociale. Con il tempo non sono aumentati solo i soci, ma anche i prodotti che acquistiamo, che vanno dagli alimentari a breve e lunga conservazione a quelli per la pulizia della casa e della persona”.

La spesa al supermercato per voi è solo un ricordo? “Cerchiamo di acquistare il più possibile da produttori locali che conosciamo personalmente. Per i prodotti che non possiamo reperire 'in loco', come le arance e il parmigiano, ci affidiamo alle certificazioni biologiche, ma vogliamo comunque sapere chi sono e come lavorano i produttori. Ci sono poi alcuni prodotti, come il cremor tartaro, un lievito naturale per dolci che si ricava dalla buccia d'uva, di difficile reperimento: in questi casi cerchiamo di sensibilizzare i commercianti a trovarli, e devo dire che riusciamo ad ottenere buoni risultati”.

Tecnicamente come si fa un ordine? “Avviene tutto tramite internet. Nel nostro sito (https://sites.google.com/site/gaslacorvabio) c'è un'area riservata a cui i soci possono accedere tramite password. Da lì, ogni settimana facciamo i nostri ordini. Quando arrivano le consegne, a turno, tre soci ripartiscono la merce, la smistano e ognuno ritira quello che ha ordinato. Da qualche anno abbiamo eliminato i contanti, per cui i pagamenti avvengono con una carta prepagata 'virtuale': ogni socio versa nel conto del Gas una somma a cui, ad ogni acquisto, viene sottratto il corrispettivo. Nel sito è anche presente il prospetto della contabilità; in questo modo ogni socio sa quanto ha speso, cosa ha acquistato e quanto gli resta nel conto”.

L'equazione biologico uguale più costoso può scoraggiare gli acquirenti dall'acquistare “bio”. “Acquistando in grandi quantità riusciamo comunque a risparmiare. Inoltre, siamo tutti volontari, per cui non abbiamo alcun genere di ricarico. Prima di sceglierli, vogliamo conoscere anche l'etica del lavoro dei produttori, capire che tipo di relazione hanno con i loro dipendenti. Come gas abbiamo scelto di essere fiscalmente corretti: acquistiamo solo dietro fattura e a prezzo etico, equo per noi e per i produttori”.

In che rapporti sono Gas e territorio? “Per come è organizzato, il Gas non è per tutti. Ci sono famiglie che non riescono a seguirne i ritmi. Per questo, negli anni, abbiamo organizzato diversi incontri e attività divulgative, mirati a far conoscere il Gas e a spiegare come funziona. Oltre un certo numero di soci, infatti, il Gruppo rischia di perdere le sue caratteristiche. Per questo l'ideale sarebbe che ogni quartiere ne avesse uno. Ci piacerebbe anche che i nostri produttori potessero avere a disposizione uno spazio con una cadenza fissa per farsi conoscere, ma non è facile da realizzare”.



EDUCARE ALL'ALIMENTAZIONE. IL CASO DELL'ISC DI MONTEGIORGIO

di Silvia Ilari

Secondo quanto segnalato dalla Onlus “Save The Children”, in Italia il 40% degli istituti scolastici non ha un servizio mensa diretto agli studenti, con disparità tra Nord e Sud. Il fenomeno è in stretta correlazione con la riduzione del tempo pieno. Nelle primarie delle Marche, per esempio, solo il 25% delle classi è a tempo pieno.

“Il Ministero dell'Istruzione ha ridotto il numero delle classi a tempo prolungato”, spiega Simona Cintio, vicaria della direttrice Patrizia Tirabasso dell'ISC 'Giacinto Cestoni' di Montegiorgio. “Non sono le scuole ad avere potere decisionale in questo, come a volte emerge dalle notizie. Non è la scuola che 'toglie' la mensa, ma i Comuni che, chiaramente, collaborano con gli istituti con le risorse che hanno. Questi ultimi si occupano anche degli appalti per la gestione”, dice.

Nel territorio dell'Isc di Montegiorgio ad avere la mensa sono le scuole primarie di Piane e del Capoluogo e varie scuole dell'infanzia come quella di Belmonte Piceno, Grottazzolina, Monsampietro Morico, Magliano di Tenna, Francavilla d'Ete e ancora quelle del comune di Montegiorgio. Se nelle scuole più grandi, in Italia, a organizzare i menù ci sono commissioni ad hoc composte da nutrizionisti, dietisti, pediatri, igienisti e medici sportivi, nelle realtà più piccole ci si affida a una dieta variegata. “Ci orientiamo a fare attenzione al dosaggio di proteine, carboidrati e su una dieta che preveda verdura, pesce, frutta di stagione. A tal proposito, nelle nostre primarie è stato attivo per diverso tempo il progetto 'Frutta nelle scuole'”.

Il programma, di stampo europeo, è finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdura da parte dei bambini, puntando su una nutrizione più equilibrata, nella fase in cui si formano le loro abitudini alimentari. “Il progetto è molto valido, ma trovo che sarebbe interessante sviluppare un sistema di filiera corta a tal proposito”, commenta Cintio. La questione dell'alimentazione non riguarda solo le mense, però. Ogni giorno le cronache riportano di casi di obesità infantile ma anche di casi sempre più precoci di anoressia . “Parlando coi ragazzi, noi insegnanti (Cintio è docente alla media “G. Cestoni” di Montegiorgio, ndr) cerchiamo di sottolineare l'importanza di alcuni valori, come lo star bene che spesso passa in secondo piano rispetto all'essere magri”.

“Inoltre - continua - sottolineiamo l'importanza di limitare l'uso di bibite gassate, merendine confezionate, estratti di tè. È stato provato, infatti, che questi ultimi possono creare assuefazione, creando problemi ai ragazzi quando smettono di fare uso massiccio di queste bibite. Qui a scuola invitiamo i ragazzi a portarsi delle bottigliette da riempire poi con l'acqua che esce dai rubinetti dell'istituto”.



OTTIMIZZANDO CIBO, TEMPO E SPAZI URBANI. LA START UP S-CAMBIA CIBO E L'IMPEGNO CONTRO GLI SPRECHI

di Andrea Braconi

Cosa ha spinto un gruppo di "ingegneri vestiti da architetti" - la definizione è presa dal loro sito - ad impegnarsi in una start up sullo scambio online dei cosiddetti prodotti ARS (alto rischio spreco)? Ce lo spiega Francesca Ceci, a distanza di qualche giorno dall'interessante presentazione di S-Cambia Cibo (www.scambiacibo.it) all'interno del seminario per giornalisti Redattore Sociale.

“S-Cambia Cibo è un mezzo di riduzione dello spreco alimentare, ma anche un modo per conoscere persone e rafforzare la socialità. Petricorstudio architects vede un approccio urbanistico nell'attivazione di tali dinamiche, quindi un'opportunità per analizzare le relazioni sociali e i tessuti urbani”. La convinzione, aggiunge la Ceci, è che lo studio del territorio antropizzato non debba interessarsi solo del costruito, ma anche dell'aspetto urbano immateriale, delle tematiche come la sostenibilità e la programmazione e gestione del tempo. “S-Cambia Cibo ottimizza le risorse (quali cibo, tempo e spazi urbani), riduce l’impronta ecologica e accresce la consapevolezza degli utenti di essere parte integrante e attiva della città. Per questi motivi può essere considerato, a tutti gli effetti, un progetto di urbanistica sperimentale”.

Chi può collaborare ad una dispensa collettiva virtuale come S-Cambia Cibo? “S-Cambia Cibo è un sistema aperto, un luogo virtuale che si propone come viatico per un incontro fisico. La partecipazione ad oggi è riservata alle persone fisiche disposte ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Questo, per quanto possa sembrare restrittivo, è l'unico modo per fare fronte alla normativa vigente sulla circolazione degli alimenti. Al momento infatti, non è ancora stato individuato un panorama legislativo che permetta a supermercati, bar, ristoratori ed esercizi commerciali, di cedere beni senza un tornaconto in denaro. L’unica possibilità per gli esercenti è la Legge del Buon Samaritano: una legge che permette di devolvere gli alimenti ad enti caritatevoli. S-Cambia Cibo rifiuta questo tipo di approccio assistenziale a favore di uno scambio tra pari, lasciando a tutte le persone che vogliono partecipare l’onere e l’onore di agire responsabilmente”.

Negli incontri di presentazione invitate il pubblico a non temere la sharing economy, anzi, cercate di stimolarlo a condividere questo approccio di piena condivisione. “La sharing economy è un fenomeno globale di rilievo e pertanto parte del paesaggio inteso come '... una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni'. La cosa interessante della sharing economy è la sua capacità di mettere gli utenti in condizioni di agire in prima persona sul mercato. In questo modo, il giudizio critico degli utenti viene stimolato e la loro capacità di giudicare i fenomeni viene ad accrescersi. Un effetto a nostro avviso molto importante perché abbatte la diffidenza che siamo soliti provare per l’ignoto. Grazie alle relazioni che la sharing economy è in grado di attivare, il paesaggio risulta in continua evoluzione soprattutto nel suo modo di essere percepito dalle popolazioni”.



A MANGIARE BENE SI IMPARA DA PICCOLI. NELLE SCUOLE MARCHIGIANE TORNA IL PROGETTO PAPPA FISH

di Francesca Pasquali

Con qualche mese di ritardo sull'inizio delle lezioni, a breve in alcune mense scolastiche del Fermano tornerà ad essere cucinato e servito il pesce fresco del Mare Adriatico. A gennaio ripartirà infatti il progetto Pappa Fish, ideato dalla Regione Marche per promuovere nelle scuole la sana alimentazione e sensibilizzare i più piccoli sul rispetto dell'ambiente. Al momento di andare in stampa è ancora aperto il bando per partecipare all'iniziativa, per cui non siamo in grado di dire con certezza quante e quali scuole aderiranno al progetto.

Quello che possiamo fare è però un resoconto dell'esperienza dello scorso anno, quando, nel Fermano, furono tre i Comuni a partecipare (Porto Sant'Elpidio, Porto San Giorgio e Pedaso), per un totale di quindici scuole. Nel dettaglio, a Porto Sant'Elpidio hanno partecipato per l'isc 1 la scuola d'infanzia Peter Pan, la scuola d'infanzia Aladino e la scuola primaria Nicola Pennesi e per l'isc 2 la scuola d'infanzia Cretarola, la scuola d'infanzia Arcobaleno, la scuola d'infanzia Coccinelle e la scuola primaria Gianni Rodari; a Porto San Giorgio per l'isc Nardi la scuola d'infanzia Capoluogo, la scuola d'infanzia Borgo Costa, la scuola d'infanzia Borgo Rosselli, la scuola primaria Capoluogo, la scuola secondaria di primo grado Sigismondo Nardi e la scuola secondaria di primo grado Borgo Rosselli; a Pedaso la scuola d'infanzia Viale della Repubblica e la scuola d'infanzia Don Bosco. Convinto sostenitore dell'iniziativa, il vice sindaco e assessore all'Ambiente di Pedaso Palo Concetti, conferma anche per il prossimo anno l'adesione del Comune al progetto.

“Il nostro - dice - è un Comune di mare e, anche se a differenza dell'anno scorso dovremmo accollarci delle spese, riproporremo l'iniziativa, perché ci crediamo”. “Le famiglie sono soddisfatte – continua – e, grazie alla bravura degli operatori di mensa, i bambini imparano a mangiare anche cibi che, per varie ragioni, possono non fare parte della loro alimentazione”.

Il progetto prevede anche attività laboratoriali che, nel caso di Pedaso, hanno permesso a circa cento bambini di conoscere da vicino i pesci del nostro mare.



CONOSCERE CI AIUTA A CAMBIARE. LA PANETTERIA E PASTICCERIA 180GRADI, TRA LABORATORI E INSTAGRAM

Cambiano, i bambini, quando arrivano a comprendere la differenza tra ingredienti, le loro caratteristiche ed il loro utilizzo. E cambiano anche i genitori, perché acquisiscono maggiore consapevolezza sull'importanza di avere, ogni giorno, un'alimentazione sana. Perché spesso, rimarca Marco Del Papa della panetteria e pasticceria 180gradi di Fermo, siamo noi adulti i primi a non renderci conto di ciò che mangiamo.

“L'Expo - prosegue - ha dato slancio al tema dell'alimentazione e devo ammettere che tanta gente ha cominciato a ricercare iniziative come quelle che abbiamo attivato noi. Mi riferisco, nello specifico, ai laboratori per studenti delle scuole cittadine e del territorio provinciale. Negli anni passati avevamo qualche richiesta, ma lo abbiamo fatto in maniera informale, non con una vera organizzazione”.

Poi, stando a contatto con bambini e ragazzi, l'impulso di strutturare un vero progetto sul valore degli alimenti, patrocinato dall'Amministrazione comunale. “I bambini vengono da noi, al mattino, durante l'attività didattica, e trovano gli ingredienti negli spazi dove diamo forma ai nostri prodotti. Spieghiamo, anzi, raccontiamo loro come fare il pane, i biscotti, la pizza, i maritozzi, le ciambelle di mosto e, in vista delle festività natalizie, il panettone”.

Ma grande entusiasmo si riscontra anche tra genitori ed insegnanti. “E' una sensazione fantastica quando vedi il cambiamento nell'attenzione anche da parte degli stessi adulti. Ed è proprio quello che noi vogliamo. Utilizziamo certi prodotti, facciamo certi processi in maniera manuale e con tutto questo siamo riusciti far vedere la quotidianità sotto un altro punto di vista”.

Tante le attività incanalate di 180gradi lungo questa direttrice, compreso il laboratorio con “le mani in pasta” durante l'estate e un nuovo progetto in collaborazione con il Comune di Fermo, il blog Marche For Kids e la community di Instagramers Fermo, che verrà attivato nei prossimi giorni.

Due le iniziative in calendario per questo finale di anno, entrambe all'interno dello spazio in Largo Fogliani (tel. 0734.228266 - costo 8 euro) ed aventi come tema l'arte a merenda: - giovedì 10 dicembre (ore 16.30-18.30): “Instagram for kids. Per un approccio sicuro al web e all'app più amata dai giovanissimi: Instagram” con una merenda offerta ai bambini, che dovranno essere accompagnati da almeno un genitore; - giovedì 17 dicembre (ore 18.30): “Pop-up di Natale” per realizzare biglietti di auguri e divertirsi con l'arte pop, anche in questo caso con una merenda offerta.



VARIETA' E KM 0: LE DUE PAROLE CHIAVE PER UNA BUONA ALIMENTAZIONE. IL PUNTO DEL NUTRIZIONISTA MARCO DE ROBERTIS

Buona alimentazione: un tema molto attuale, che riguarda ognuno di noi. Ne parliamo con il dott. Marco De Robertis, biologo nutrizionista, specialista in “Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione Umana”, dottore di ricerca in “Obesità e patologie correlate”, con studi a Porto San Giorgio, Fermo e Sant’Elpidio a Mare.

Cosa ne pensa dell'allarme lanciato dall'OMS riguardo all'elevato rischio cancerogeno delle carni rosse e lavorate. Si possono consumare o no? Eventuale quantità? “La notizia è nata dalla recente revisione di un documento ufficiale stilato dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul cancro), nel quale vengono raggruppate le sostanze sulla base del livello di cancerogenicità dimostrato in studi scientifici o epidemiologici. La classificazione recente ha incluso nella categoria dei prodotti che contengono “elementi sicuramente cancerogeni” (gruppo 1) le carni trasformate e lavorate (salsicce, salami, würstel, pancetta, carne inscatolata e similari), mentre nel gruppo 2A, definito come quello delle sostanze “probabilmente cancerogene”, sono state inserite le carni rosse (manzo, maiale, pecora, cavallo…).

Si tratta di un messaggio che ha molto allarmato i cittadini, ma la realtà è che questa classificazione non ci offre informazioni quantitative ma solo qualitative, descrivendo più che altro un elenco di prodotti che hanno mostrato con l’evidenza scientifica di poter aumentare il rischio di cancro, senza però volerne paragonare l’entità o la forza. Il fatto cioè che le carni trasformate siano state inserite nello stesso gruppo in cui troviamo il fumo di sigaretta, l’amianto e le radiazioni da plutonio non significa che tutti questi prodotti abbiano poi la stessa potenza nel provocare i tumori. In secondo luogo poi, sappiamo bene che il rischio reale di malattia dipende sopratutto dai quantitativi di sostanza con cui entriamo in contatto: tutti gli studi sui cancerogeni infatti, sono effettuati valutandone l’azione ad altissimi dosaggi o con durate d'esposizione molto lunghe. Pertanto, è su questo presupposto che si dovrebbe basare il messaggio di educazione nutrizionale più importante: aumentare la varietà delle nostre scelte alimentari, evitando la monotonia e la ripetitività a tavola.

Un consumo moderato, in quantità e frequenza settimanale di carni rosse, così come dei loro derivati trasformati, è assolutamente sicuro per la nostra salute. D’altra parte però, vero è che la mia esperienza professionale mi racconta di una società contemporanea che sta declassando l’importanza attribuita all’alimentazione, per cui non è raro trovare nuclei familiari in cui, a causa degli impegni lavorativi, ci si ritrova troppo spesso a non avere tempo per fare la spesa e si ricade quotidianamente in un vitto basato sul consumo eccessivo di salumi e insaccati, carni rosse e alimenti industriali precotti o confezionati, tutti di facile preparazione e reperibilità”.

Qual è la dieta più opportuna da seguire, anche considerando il territorio in cui viviamo? “Se il nostro Paese è considerato la patria della dieta mediterranea, lo si deve proprio grazie alle sue caratteristiche geografiche e climatiche, che lo rendono un territorio fertile e ricco di preziose materie prime: l’abbondanza e la varietà dei vegetali, la pescosità del mar Adriatico, la vocazione all’allevamento, la tradizione dei prodotti tipici nati da esigenze di conservazione (formaggi, salumi, vino …).

La dieta migliore è sempre quella che si basa sui prodotti del nostro territorio, anche perché costituisce una ottima strategia di economia domestica: la base dovrebbe essere un largo consumo di ortaggi, frutta, legumi e cereali integrali per arrivare al pesce bianco e azzurro, considerato “povero” perché se ne trova in grandi quantità nel nostro mare ma in realtà preziosissimo per la nostra salute. E a tal proposito, non serve acquistare a prezzi salati salmone o pesce spada quando possiamo avere sardine, alici, sgombri, suri, triglie a Km zero e prezzo contenuto! La varietà settimanale può essere rispettata e completata con carni bianche, uova, carni rosse, formaggi e salumi, preferendo quelli magri. Infine, olio extravergine d’oliva e vino rosso sono prodotti immancabili per offrire al nostro organismo il giusto equilibrio nutrizionale ed una preziosa fonte di antiossidanti e polifenoli”.

Ci sono dei cibi da inserire in un'ipotetica "black list" e assolutamente da evitare in ogni circostanza? E quelli a cui non dovremmo mai rinunciare per alcun motivo? “In generale non amo parlare di “black list” o di alimenti dannosi in termini assoluti. Innanzi tutto perché spesso l’alimentazione richiede di essere ottimizzata in funzione delle condizioni fisio-patologiche dell’individuo, per cui non tutto ciò che è idoneo o nocivo per qualcuno può necessariamente esserlo per tutti. In secondo luogo perché, come già diceva l’alchimista Paracelso secoli fa, il confine fra medicina e veleno è molto sottile, ed è solo la dose che determina l’effetto.

Questo è il motivo per cui non occorre demonizzare alcuni prodotti e santificarne altri, ma preferirei piuttosto parlare di alimenti da utilizzare con moderazione, in occasioni sporadiche o non abituali, ed alimenti da prediligere, il cui consumo dovrebbe cioè essere regolare e quotidiano nella nostra dieta. Alla prima categoria appartengono sicuramente i dolciumi, specie se industriali, i superalcoolici, le bevande zuccherate, i prodotti industriali confezionati, le carni e gli insaccati grassi. Annoterei in questa stessa categoria anche alcune ricette tipiche e particolarmente elaborate; l’idea è quella di far capire che non vi è nulla di male nel consumare una volta a settimana vincisgrassi, fritture o salumi, ma che si tratta comunque di pietanze che non dovrebbero essere quotidianamente presenti sulle nostre tavole. Fra gli alimenti della seconda categoria, invece, desidero sottolineare l’importanza delle verdure, della frutta fresca e secca, dei cereali integrali e dei legumi, questi ultimi quasi completamente dimenticati nelle frettolose abitudini culinarie odierne”.

Ultima modifica il Venerdì, 04 Dicembre 2015 16:08

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