Stampa questa pagina

Inseguendo l'innovazione

Innovazione tecnologica: un'arma a doppio taglio?

Quando si perde completamente il senso delle cose della vita, i risultati sono il più delle volte paradossali e strambi. Quello che stiamo vivendo in questo inizio di secolo è forse uno dei periodi più assurdi della nostra civiltà. Il capitalismo senza controllo, frutto di una folle corsa al profitto, ha generato mostri tipo la globalizzazione selvaggia e una corsa all’innovazione tecnologica spinta ma, spesso, fine a se stessa, al punto che il mercato delle imprese non riesce ad usarla al meglio. Molti altri sono i problemi generati da un sistema in crisi che percepisce la via di uscita solo in un aumento perenne dei consumi senza un punto di arrivo. In realtà, la teoria vorrebbe che ad un certo punto si dovrebbe assistere ad una autoregolamentazione del mercato e a un ridimensionamento della produzione, quando l’offerta supererà la domanda; ma questo non si sa quando avverrà e soprattutto come avverrà. Di solito le crisi economiche di grande portata, nei secoli passati, hanno prodotto sempre miseria e guerre, e ciò non è per niente una buona prospettiva. Non voglio fare del catastrofismo e non siamo qui per parlare di macroeconomia, ma per parlare solo di uno dei due aspetti prima citati che per forza di cose sono legati al problema generale: l’innovazione tecnologica. Di per sé il progredire della tecnologia è cosa buonissima, il progresso della nostra civiltà è legato ad essa, ma l’exploit degli ultimi anni, specie nel campo del digitale, ha portato ad uno sviluppo iperveloce della tecnologia tale che il mondo produttivo fatica a reggere il passo con essa. Il lavoro, infatti, è basato ancora sui vecchi schemi del “lavoro manuale-produzione industriale-commercializzazione” che ancora impera nel mondo, ma viene via via eroso da una tecnologia orientata verso la sostituzione dell’uomo con macchine asservite ad elaboratori che escludono sempre di più l’apporto umano dal processo produttivo. Correlato a ciò è un aumento della produzione industriale e un abbassamento dei costi di produzione. Quindi si comincia a parlare di una percentuale di disoccupazione endemica notevolmente superiore a quella del secolo scorso e non solo nell’ambito della forza lavoro di base, ma anche tra i lavoratori di più alto livello: ad esempio, oggi occorrono molti meno ingegneri o progettisti per pensare un prodotto rispetto a quelli che ne servivano cinquant’anni fa. E questo è un punto. Il secondo è che la globalizzazione ha messo in campo e in regime di concorrenza nazioni che fino a qualche hanno fa non avevano la tecnologia per fare quello che oggi stanno facendo. Bene, rispetto al mondo occidentale, anche queste nazioni sono estremamente concorrenziali, e la concorrenza è data dallo sfruttamento intensivo della forza lavoro con salari bassi (in alcuni casi da fame, oltre a casi di sfruttamento del lavoro minorile) e una pressoché totale carenza di welfare, che abbassando il costo del lavoro a livelli inconcepibili per noi occidentali rendono quei prodotti molto convenienti all’acquisto nel mercato globale, ed è evidente che in un quadro del genere le vie di uscita sono veramente poche e difficilmente percorribili. Ecco perché, quando a livello locale ci si imbarca in crociate per aumentare il livello di tecnologia delle imprese mediante il finanziamento di startup o iniziative miranti ad implementare massicci ingressi in produzione di tecnologie tendenti ad aumentare automazione a scapito dell’occupazione, bisogna andarci con i piedi di piombo. Non voglio proporre, si badi bene, il ritorno di pensieri legati al “luddismo” (il movimento inglese degli inizi del XIX secolo che si opponeva all’introduzione delle macchine a vapore nell’industria, considerate cause di minore occupazione), ma è un fatto che in un contesto come il nostro, dove è oramai endemico un calo della produzione industriale, dove ogni giorno chiudono imprese, dove la disoccupazione è un fatto grave sotto gli occhi di tutti, il ruolo della ricerca tecnologica non può e non deve essere di certo solo un aumento dell’automazione industriale a scapito dell’occupazione. Altrimenti ci troviamo di fronte a un cane che si morde la coda: per combattere il problema della carenza di lavoro facciamo cose che finiranno per far rimanere senza lavoro ancora più persone. Casomai, il problema dovrebbe essere affrontato seriamente partendo da un altro punto di vista, cioè la valutazione seria di una possibile riconversione industriale nel campo dell’alta tecnologia, considerando tutte le implicazioni anche sociali e occupazionali che una simile manovra comporterebbe. Ma questo è un altro discorso che doveva essere già stato fatto da tempo e che per miopia strategica, o per il “tira a campare” che caratterizza la politica, non è mai stato fatto e forse non si farà mai.

Daniele Maiani



Agroalimentare e moda, con gli Its il futuro è già qui

Quando si parla di innovazione, specie in un territorio come quello fermano fortemente condizionato da una crisi che non accenna a scemare, è impossibile prescindere dal ruolo giocato dall’Its Smart Academy. Perché l’Istituto Tecnico Superiore Nuove Tecnologie per il Made in Italy, presieduto dall’imprenditore Andrea Santori e con sede a Porto Sant’Elpidio, nello scacchiere economico rappresenta quell’elemento di svolta, capace di garantire una formazione post diploma di alto livello. A certificarlo sono sopratutto i numeri, con l’85% degli iscritti che al termine dei due anni trova occupazione. Proprio in merito all’attività formativa, di recente si sono chiuse le iscrizioni per due importanti corsi gratuiti, rivolti ad un numero massimo di 30 allievi in possesso di un diploma di scuola superiore di secondo grado. Il primo riguarda la figura del tecnico superiore delle produzioni e del marketing nel sistema agroalimentare (unico corso Its nel settore agroalimentare nelle Marche) e si svolgerà all’interno dell’Istituto “Montani” di Fermo per un totale di 1.800 ore, di cui 1.000 di lezione e 800 di stage aziendale. L’altro, inerente il tecnico superiore marketing e web strategy per l’internazionalizzazione nel settore moda, avrà invece luogo all’Itcg “Corridoni” di Civitanova Marche, con le stesse caratteristiche del precedente in termini di monte ore. Tra i soci della Fondazione figurano gli stessi “Montani” (che ha il ruolo di scuola capofila) e “Corridoni”, l’Ipsia “O. Ricci” di Fermo e l’Ipsia “Corridoni” di Civitanova, le Università Politecnica delle Marche, di Macerata e di Camerino, il Consorzio Universitario Piceno, Assocalzaturifici, Confindustria Centro Adriatico e Macerata, CNA Fermo, le Province di Fermo e Macerata, oltre al Comune ospitante di Porto Sant’Elpidio e diverse aziende del comparto calzaturiero. “I giovani formati sulle nuove tecnologie di Industria 4.0 - ha più volte rimarcato il presidente Santori - possono portare all’interno dell’azienda contribuendo all’innalzamento della qualità e della competitività”.

Andrea Braconi



C'è una ricetta giusta da seguire?

Secondo i dati Istat sulla digitalizzazione, rielaborati dalla Regione, nel 2016 il 46,3% delle imprese marchigiane ha effettuato attività innovative. La statistica è relativa alle imprese attive con almeno 10 addetti e mostrano una regione che, nella classifica generale sul tema, si posiziona all’incirca a metà classifica. Allargando la maglia all’Europa, da leggere sono le riflessioni apparse nel sito de “La voce.info” che implicano il ritardo nella crescita produttiva dei Paesi del Sud per non aver saputo cogliere l’opportunità della rivoluzione informatica. Questo sarebbe dovuto a una gestione inadeguata a livello manageriale, più che altro riconducibile ad aziende a conduzione familiare. Abbiamo parlato di tutto questo con chi mastica quotidianamente innovazione, con un occhio di riguardo al territorio ovvero Emanuele Frontoni, professore di “Fondamenti di Informatica” e “Computer vision” presso l’Università Politecnica delle Marche. Alla luce di questi dati e osservazioni e della sua esperienza sul campo, che idea si è fatto? “Sicuramente la tematica del ricambio generazionale è attuale e cruciale. L’approccio migliore si può dire che sia dato da una sinergia tra età diverse, tra giovane e meno giovane. Molte idee, anche riferite all’intelligenza artificiale nascono così. Questo vuol dire anche valorizzare i giovani, supportarli dentro le strutture aziendali. Quando le aziende stesse fanno da incubatore per le startup, esse sono teatro delle migliori innovazioni. La qualità delle soluzioni è strettamente connessa a quella delle relazioni. Questo per dire che nelle Marche i dati sono buoni, ma si può fare molto meglio”. Ai giovani che dovranno presto approcciarsi alla scelta del percorso universitario, possiamo dire che nell’ambito dell’intelligenza artificiale e, più in generale, dell’innovazione ci sono posti di lavoro disponibili? “In questo momento storico c’è una vera ‘caccia all’uomo’ agli ingegneri informatici, elettronici, meccatronici, figure che girano intorno al più ampio mondo del digitale. Per esempio, si sta per laureare una classe di studenti ad Ingegneria Informatica: nessuno di loro è in attesa di un’occupazione, sono tutti ‘ blindati’ da aziende più o meno grandi. L’innovazione si può fare bene anche nelle aree interne. Per esempio, Luxottica è nata ad Agordo, piccolo paese nelle Alpi bellunesi. Occorre una vivacità culturale che poi è il terreno fertile per le nuove competenze e idee”. Sa che il Comune di Fermo ha ottenuto dei finanziamenti per il progetto degli ITI Urbani? “Come Università, stiamo già collaborando con loro, attraverso un’idea progettuale di Michele Germani che cercherà di creare dei punti in cui mettere in moto questa vivacità di cui abbiamo appena parlato”. Come vede il prossimo futuro? “Non possiamo restare a guardare, la realtà dei fatti è che non torneremo più alla produzione e ai volumi di un tempo. Il cambiamento è ormai in atto e questo ci impone di provare a fare cose diverse. Probabilmente avremo bisogno di persone disposte a cambiare lavoro 5 volte nella vita. Dovremmo attuare dei cambiamenti anche sui percorsi professionalizzanti nelle scuole: è utile che gli studenti imparino a gestire apparati automatici più evoluti possibile”. Ci sono degli esempi di sistemi innovativi utilizzati nelle Marche? “Sì, ci sono imprese utilizzano l’automazione in agricoltura: hanno droni che volano sui campi per vedere quanta acqua dare o trattori con guida automatica grazie a un GPS. In una realtà di Porto Recanati, gli irrigatori sono capaci di fornire acqua solo se la pianta ha bisogno. Ci sono eccellenze nel mondo della sensoristica, dell’antisismica. Attraverso i droni si possono vedere quali sono le aree a rischio all’interno dei centri storici. Pensando a qualcosa di futuro, come l’ospedale di Campiglione, mi viene in mente che potremmo utilizzare l’automazione per regolare la temperatura attraverso dei sensori, capaci di percepire quante persone ci sono in una stanza, così da non disperdere inutilmente calore in ambienti magari vuoti”.

Silvia Ilari

Fermo innova e si rinnova grazie ai finanziamenti europei

Ai più l’espressione “ITI Urbani” potrebbe non dire nulla, ma quel che è certo è che sarà sempre più familiare per i Fermani. La definizione per esteso parla di “investimenti territoriali integrati”, strumenti concepiti per aiutare a sbloccare il potenziale non pienamente sfruttato di un territorio. La città di Fermo può ora contare su un contributo complessivo pari a 6 milioni di euro. In questo caso si parla di investimenti da parte del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e del Fondo sociale europeo (FSE). I primi sono destinati alle infrastrutture e i secondi al capitale umano, che nel caso di Fermo si traducono rispettivamente nella ristrutturazione e rifunzionalizzazione dell’ex Mercato coperto (foto) e in nuovi posti di lavoro e di spinta all’imprenditorialità. Il futuro dell’ex Mercato coperto è in una veste innovativa e polifunzionale. Sarà una vetrina delle eccellenze del territorio e, allo stesso tempo, uno spazio di co-working. Agli eventi e alla formazione sarà destinata una sala multimediale. A questo sito sono destinati più di 3 milioni di euro. Dopo la recente delibera della Giunta Comunale in cui è stato approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica della struttura, conoscete già i tempi di inizio dei lavori per ciò che riguarda l’ex Mercato coperto? “Ovviamente i tempi sono quelli del codice degli appalti. Possiamo dire che contiamo entro un anno di appaltare i lavori” afferma il sindaco Paolo Calcinaro. Nel percorso di riqualificazione è previsto un confronto con le associazioni e vari portatori d’interesse. Di chi si tratta? “Abbiamo già parlato con tutti gli stakeholder in fase di progettazione, lo faremo anche per le linee guida del bando dedicato. Gli interlocutori sono associazioni di categoria e ordini professionali, soprattutto”. Pensa che questo progetto prenderà più piede rispetto a quello dell’ex Conceria a Molini Girola, per ciò che riguarda le start up in particolare? “In quel caso c’era la problematicità di non avere finanziamenti come questo, qui c’è il fondo perduto che può fare da spinta”. Pensate di integrare ulteriori fondi? “Intanto vediamo quanta risposta ci sarà”. 2,6 milioni di euro sono invece destinati a un finanziamento a fondo perduto (pari al 50% delle spese) rivolto alle imprese che decideranno di investire in città, migliorando così l’occupazione giovanile a Fermo. Queste possono avvalersi della collaborazione di Università e/ o Centri di Ricerca. A tutto ciò si affiancano start up di giovani, work experience, borse di studio e lavoro, assegni di ricerca. A questo proposito, ci sono già aziende che vi hanno contattato? “Sì, sono quelle che hanno dato il loro apporto in una fase di progetto e un po’ tutte hanno riconfermato il loro interesse. Nello specifico però tutto dovrà passare tramite bando, sia per ciò che riguarda i finanziamenti aziendali che per le start up giovanili» Si tratta di aziende già presenti sul posto o che vogliono spostare la propria sede a Fermo? “Entrambe” risponde il Sindaco. Work experience, borse di studio e lavoro, assegni di ricerca: faranno capo al Comune o alle imprese? “Per ciò che riguarda la ricerca, la richiesta potrà essere inoltrata sia dall’aggiudicatario che dalle aziende, mentre, in merito alle work experience nel settore turismo sarà il Comune ad occuparsene”. Negli ultimi dieci anni sono 250mila i giovani ad aver lasciato l’Italia, tra questi molti marchigiani, qual è l’apporto di iniziative come questa? “Il problema c’è per chi resta perché, in questo modo, le Marche s’impoveriscono di risorse lavorative importanti, s’impoveriscono d’innovazione. Cosa può fare un Comune davanti a cambiamenti così epocali? Dialogare con gli imprenditori e non relegare finanziamenti come questi degli ‘ITI Urbani’ solo alle strutture. Sono felice che gli investitori ora vedano Fermo come una realtà possibile. Bisogna dare delle opportunità ai nostri ragazzi”.

Silvia Ilari

La svolta passa per Europa e Area di Crisi

Sono numerose le azioni poste in essere dalla Regione Marche sul fronte dell’innovazione e del sostegno alle imprese. Ci tiene a ribadirlo l’assessore Fabrizio Cesetti, ricordando l’importanza della banda ultra larga (di cui ha la delega), gli 8,4 milioni di euro per lo sviluppo di una piattaforma tecnologica di ricerca collaborativa nelle zone terremotate (frutto del lavoro della sua collega di Giunta Manuela Bora e dei tecnici regionali), per arrivare al riconoscimento dell’Area di Crisi Complessa per il quale l’Amministrazione Ceriscioli si è battuta in questi anni, raggiungendo un traguardo che si pensava impossibile. Assessore, la parola innovazione è quantomai all’ordine del giorno, dentro e fuori le istituzioni. “Lo è, soprattutto considerando le nuove tecnologie disponibili. Penso alla banda ultra larga, che vede la Regione Marche investire 105 milioni su tutto il territorio e per la realizzazione della quale stiamo andando avanti spediti. Il 30 settembre scorso c’è stato un incontro con i massimi dirigenti di Infratel e Open Fiber, tra un po’ cominceremo ad aprire i primi cantieri partendo da Montalto Marche e Monte Rinaldo. È una scelta importante, che aiuterà molto le nostre imprese”. Imprese che avete affiancato in questi anni, mettendo a disposizione risorse ingenti. “Risorse per Industria 4.0, per i campionari, per l’internazionalizzazione, fino ai fondi europei: milioni di euro sono stati declinati in quella direzione. E tanti imprenditori del Fermano e del Maceratese, come quelli del resto della regione, hanno potuto usufruirne in una fase di estrema difficoltà”. Il prossimo anno ci saranno le elezioni: che obiettivi vi siete posti fino alla fine del mandato? “Proseguiremo. Lo faremo con le risorse già stanziate, con quelle che stanzieremo, con quelle che arriveranno dal nazionale ma soprattutto con un occhio alla nuova programmazione europea, che richiederà nuove progettualità. Per noi le imprese restano il motore dell’economia marchigiana”. Tra le sue deleghe, oltre al Bilancio, figura anche quella sulle Aree di Crisi. “Il mio invito agli imprenditori del Fermano e del Maceratese è di approfittate di questa occasione storica, come faremo anche noi istituzioni: perché non è solo un sostegno diretto alle aziende, ma anche a nuovi canali di sviluppo come l’agroalimentare e il turismo. È un’occasione, inoltre, per un ammodernamento infrastrutturale che deve sostenere la riqualificazione industriale del territorio. Credo che i problemi enormi che abbiamo in questi giorni lungo l’autostrada A14, con file interminabili e continui disagi, chiariscano quanto sia necessario intervenire su questo aspetto e potenziare subito la rete viaria”.

Andrea Braconi

Ultima modifica il Martedì, 05 Novembre 2019 12:35

Devi effettuare il login per inviare commenti

Articoli correlati (da tag)