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Cammino quindi sono. Camminare per scoprire, per conoscere e per stare meglio. Quando e come l'uomo può ritrovare se stesso

E CAMMINA CAMMINA... ESPLORARE IL MONDO DA UNA NUOVA PROSPETTIVA, PER GUADAGNARCI IN CONOSCENZA E SALUTE


di Daniele Maiani

Nel momento della crisi della società industriale, quando alla frenesia del “fare veloce” si comincia a pensare che forse è migliore quella del “fare meglio”, è sempre più frequente che tanti, compresi quelli che piuttosto che fare qualche metro a piedi anche per andare dal tabaccaio sotto casa non sanno rinunciare al comodo sedile della propria auto, cominciano a capire che forse la macchina sta prendendo il sopravvento sull’uomo, per così dire. Insomma, si prende atto che è vero che le veloci automobili ti portano dove vuoi, seduto bello comodo, ma che troppo spesso questo comporta una sorta di schiavizzazione psichica che, oltretutto, rischia di rendere inutili i propri arti inferiori tanto che, nel tempo, potremmo rischiare di atrofizzarli come le code dei bob-tail!

Scherzi a parte, si sta affermando un fenomeno nuovo, finora riservato a pochi salutisti e appassionati: si comincia a sostituire le automobili con belle scarpe comode che, magari sudando un po’, anche loro ti portano dove vuoi, oltretutto con notevoli vantaggi per la salute. Insomma, si ricomincia a trovare il piacere di camminare, di essere in pratica fisicamente al centro della esplorazione del proprio universo: il mondo, visto camminando e non solo dal finestrino dell’auto, è proprio diverso, pieno di cose da scoprire. E se c’è chi cammina per necessità perché quello è necessariamente il principale mezzo di locomozione (come buona parte della popolazione dell’Africa o di altri Paesi che l’avido Occidente ha contribuito a mantenere sottosviluppati per poter far meglio i propri comodi), nella nostra Europa si cammina meno per necessità e più per sport, o per divago.

Potremmo dire con Cartesio “cammino e quindi sono”, se è vero che attraverso il camminare si sentono e si esprimono anche emozioni e sentimenti. Si riscoprono, ad esempio, le antiche vie Romee o Francigene, quelle percorse da tempi immemorabili dai pellegrini: torna ad essere una meta privilegiata, ad esempio, la strada che porta in Spagna, a Santiago di Compostela; ma anche altri percorsi meno ardui, ma sempre sotto il segno di una ritrovata fede religiosa o semplicemente per il bisogno di staccare da una società sempre più materialistica che ti divora l’anima: sono viaggi alla ricerca di se stessi e dell’innato bisogno di spiritualità dell’uomo. Dunque, le valenze sono tante: si riscoprono antichi itinerari di pellegrinaggio dimenticati da secoli e li si riportano in vita: un po’ per curiosità, un po’ per cultura, un po’ per sport, un po’ perché fanno “moda”.

Ma, anche se non vuoi, qualunque sia il motivo che ti spinge, qualcosa in te cambia vivendo certe esperienze. E chi cammina perché “fa tanto bene” lo fa con tanto di attrezzatura tecnica specifica: il bastone nodoso ha lasciato il posto alle racchette, camminare diventa uno sport, passo deciso e via per i percorsi in piano e in montagna che Comuni, Provincie e Associazioni, cavalcando il fenomeno, tracciano per la gioia dei podisti. Sembra di essere tornati nel mondo delle fiabe di quando eravamo bambini: “…e cammina cammina, si ritrovò in un bosco…”: solo che al posto di Cappuccetto Rosso ci siamo noi e le scarpe non sono di vetro come quelle di Cenerentola. E anche questo va bene, fa bene. A patto, però, che non diventi un eccesso, una mania, una specie di “superomismo” per dimostrare a se stessi e agli altri quanto siamo potenti. Insomma, ci vuole la giusta misura e la giusta motivazione, quale che sia. Quindi, scacciamo la sindrome del “chi si ferma è perduto”, della forma fisica ad ogni costo: “Avanti March! Uno due, uno due......”, niente soste, passo svelto, tot minuti e non meno, pause ammesse solo per bere eccetera.

Insomma, quale che sia la motivazione che spinge sempre più gente a camminare, anche il “cavallo di S. Francesco” va usato con criterio, altrimenti diventa dannoso. Piuttosto, seguiamo l’istinto invece delle regole spesso eccessive che ci poniamo quando decidiamo di dedicarci al podismo: d’altra parte, il camminare eretti è una cosa che facciamo naturalmente da quando muoviamo i primi passi, da piccoli. E una volta in piedi, più nessuno ci dice come dobbiamo fare per muoverci. Dunque, camminiamo pure, ma rispettando la naturalità dell’azione, senza imporci regole che la travalichino. Sennò, invece di farci bene, rischiamo l’infarto!



CAMMINARE E CONOSCERE, DALL'ALTO. IL BLOGGER NICOLA PEZZOTTA E IL PROGETTO ALTA VIA DELLE MARCHE


di Andrea Braconi

“Il cammino è il modo più antico che l’uomo ha sempre utilizzato per spostarsi ma anche per conoscere, amare e apprezzare il territorio”. E’ proprio qui, tra queste parole, che si condensa la ragion d’essere di un progetto - Alta Via delle Marche - nato lo scorso inverno da una chiacchierata tra amici. Nicola Pezzotta, guida naturalistica e creatore del blog coninfacciaunpodisole.it, Ruben Marucci, anche lui guida naturalistica, e Luca Marcantonelli, collaboratore dello stesso blog, hanno così deciso di mettersi in cammino partendo da Carpegna, in provincia di Pesaro Urbino, per arrivare ad Umito, una frazione di Acquasanta Terme. Un viaggio intenso, tra le cime più alte della nostra regione, con incursioni anche in terra toscana e in Umbria. Un viaggio che, oltre ad una lunga onda emotiva e un’esposizione mediatica continua, ha lasciato anche qualche “ferita”.

Nicola, innanzitutto come stai? “Diciamo che mi sto riprendendo. Al quarto giorno ho avuto la febbre, sono svenuto in bagno e mi sono crinato una costola. Non ho potuto fare tutto il percorso e quindi ho aiutato i ragazzi facendo la spola con la macchina, portando il materiale al punto di arrivo o accompagnando le persone che volevano camminare con loro fino al punto di partenza, per poi riprenderli all’arrivo. Abbiamo avuto tutti la febbre, gli altri sono riusciti ad abbassarla con la tachipirina, ma uno ha avuto un’intossicazione il sesto giorno ed è tornato a camminare la settimana dopo”.

Quali obiettivi vi eravate dati? “Considera che abbiamo fatto 25 tappe in 28 giorni, con 3 giorni di riposo. Una media di 16,5 chilometri a tappa, con un dislivello medio di 800 metri. Sul posto ci siamo resi conto che molte tappe si sono allungate e per questo motivo le rivedremo bene”.

Tutto questo nasce non come una semplice camminata tra amici, giusto? “No, infatti abbiamo coinvolto i Parchi, la Regione, Decathlon e Varnelli che ci hanno sponsorizzato. D’inverno con Ruben abbiamo parlato dell’Alta Via dell’Emilia Romagna, pensando che sarebbe stato possibile farla anche da noi per raccontare le storie delle persone che abitano ancora lì e di quelle che se ne sono andate. Così, abbiamo iniziato a lavorarci e a vedere i percorsi, senza sapere cosa potesse aspettarci”.

Cosa non conoscevate esattamente? “Fino al Monte Cucco, in Umbria, non avevamo visto nulla. Siamo andati lì soltanto con le cartine e i percorsi”. Poi lungo la via, chilometro dopo chilometro, si sono aggregate varie persone. “Ogni tanto sì, qualcuno ci ha raggiunto avendo visto l’invito che avevamo lanciato sui nostri social. La nostra, però, non era un’esperienza escursionistica, ma una ricerca dei percorsi giusti”.

E cosa ti è rimasto, dolore a parte? “Abbiamo incontrato tante persone, conosciuto chi si è dimostrato felice dell’iniziativa, tante strutture ci hanno ospitato gratuitamente - non tutte però… - insomma, c’è stato grande entusiasmo. In particolare, da parte del proprietario del rifugio del Fargno. E proprio per questo il primo agosto abbiamo organizzato una passeggiata proprio lì, per regalargli la bandiera che abbiamo utilizzato lungo il percorso”.

Il senso del camminare cosa rappresenta per te? “Visitare i posti camminando vuol dire conoscere. Procedendo in modo lento hai modo di guardarti attorno, di incontrare le persone, di parlare con loro. A me camminare in montagna fa rilassare, quando ho bisogno di staccare vado su e mi faccio un giro nei boschi”.

http://www.coninfacciaunpodisole.it/marche/261-alta-via-marche



PARTIRE, RITROVARSI, PERDERSI. L'ESPERIENZA DI STEFANO RICCI LUNGO IL CAMMINO DI SANTIAGO DE COMPOSTELA


di Andrea Braconi


E’ partito un po' per ritrovarsi e, forse, anche un po' per perdersi. A 58 anni Stefano Ricci ha deciso di farli quegli 800 chilometri del Cammino di Santiago de Compostela partendo da Saint-Jean-Pied-de-Port, versante francese dei Pirenei, uno dei tanti cammini storici per raggiungere la città situata nel nord ovest della Spagna. Ha deciso di farli da solo e questo, a suo dire, ha un senso profondo: da un lato l’impegno necessario per affrontare un percorso così lungo; dall’altro lo stare tante ore da soli con se stessi. E lì puoi anche scoprire che non ti stai simpatico per tante cose.

“E’ un po' rischioso, ma ne vale veramente la pena”, rimarca Stefano. “Io l’ho fatto dal 22 aprile al 18 maggio di quest’anno ed era la mia prima volta, anche se avevo fatto gli ultimi 110 chilometri 6 anni fa insieme a mia moglie ed alcuni amici. Ma è stato lì, di fatto, che mi sono innamorato e che ho pensato che quei chilometri si potevano fare tutti; anzi, ho pensato che bisognava proprio farli”.

Come descriveresti questa esperienza? “Questa non è un’impresa o un’avventura. Sono 800 chilometri veri, molto faticosi, ed io sono stato fortunato perché non ho avuto alcun tipo di problema. Le guide parlano di 31-32 giorni, io ce ne ho messi 27 e per un vecchietto di 58 anni non è male… Non conosco le lingue ma ho comunicato con norvegesi, australiani, gente del Sud America e coreani ahimè fissati con il calcio italiano: mi toccava parlare della Juventus, che non me ne può fregar di meno…Comunque, l’incontro con le persone è stato molto bello e stimolante”.

Quello di Santiago è un percorso che trasuda storia. “Lì camminano da 1.200 anni e quel pezzo di 800 chilometri ogni anno viene fatto da circa 27.000 persone. Ogni anno dai vari cammini arrivano a Santiago circa 280.000 persone e 130.000 fanno il cammino francese: 27.000, come detto, lo fanno tutto; molti a pezzi, qualcuno non ha le ferie e lo fa in due anni, e via dicendo”.

Un mese, il tuo, vissuto da pellegrino. “Sì, un pellegrinaggio anche laico. L’unica cosa che facevo era scrivere sms ogni tanto di 140 caratteri che andavano su Twitter ed in automatico su Facebook. Purtroppo non vedevo i commenti che venivano pubblicati costantemente da chi mi seguiva. Ecco perché al ritorno mi hanno chiesto di raccontare questa cosa ed abbiamo perciò organizzato una serata alla Casa delle Associazioni di Fermo”.

Alla fine, cosa ti resta di questo percorso? “E’ stato un percorso di ricerca. Ed anche per questo motivo ho intenzione di proporre alcune cose in questo territorio che non siano trekking o pellegrinaggi: penso proprio al camminare. Lo scorso anno, per fare un esempio, abbiamo organizzato un convegno con gente con cui camminiamo da una decina d’anni, che si intitolava ‘Camminando s’apre Cammino’. Inaspettatamente sono arrivate 250 persone, per cui l’idea è quella di proporre qualche cammino intorno a Fermo. Io mi sono preparato qui e ci sono tante strade da imparare”.



NATURA, CULTURA E SOLIDARIETA': A PIEDI, INSIEME. IL CAMMINO FRANCESCANO DELLA MARCA E LA MARCIA SMERILLO-MONTEFALCONE

Il Cammino Francescano della Marca e la Marcia Smerillo-Montefalcone Natura, cultura e solidarietà: a piedi, inseme Ad un futuro di impigrimento e solitudine, con il sedere ben ancorato alla sedia e gli occhi incollati su uno schermo, a cui la tecnologia sembra inevitabilmente destinarci, fanno da contraltare una miriade di associazioni che, non solo rifiutano in maniera categorica questo declino fisico e sociale dell'essere umano, ma anzi fanno della riscoperta del movimento, del camminare in questo caso, e della socialità il loro punto di forza. Presentiamo due realtà che, pur non esaurendo il variegato panorama territoriale, costituiscono due importanti esempi.


CAMMINO FRANCESCANO DELLA MARCA

Organizzato dall'associazione culturale VianDante, ripercorre la via che San Francesco seguì nel 1215 nelle sue predicazioni verso la parte sud delle Marche. In 175 chilometri, suddivisi in otto tappe, il percorso culturale e spirituale si tiene ogni anno a primavera e offre una varietà unica e straordinaria di paesaggi e di pregi naturalistici, di tesori architettonici e spirituali, che permette al pellegrino di fare un viaggio nella storia senza pari. Dalle culture preromaniche dei piceni e umbri alle vestigia romane di Assisi, Spello, Foligno, Plestia e Ascoli Piceno; dalle meraviglie carolinge e longobarde agli intatti borghi medievali; dai fasti del rinascimento a quelli del Barocco. Senza tralasciare le tanti pievi di campagna, gli eremi ed i tesori di Assisi, Spello, Foligno e Ascoli Piceno.

Naturalisticamente parlando, il Cammino tocca quattro parchi: quello del Monte Subasio, quello dell’Altolina, quello di Colfiorito e il Parco Nazionale dei Sibillini. Si passa dalle sorgenti, dai fiumi e dalle cascate alle paludi, dagli altopiani ai boschi, dalle selvagge forre ai panoramici crinali che spesso offrono scorci sul mare Adriatico, dalle dolci colline antropizzate agli aspri calanchi argillosi. Il tutto nel segno di San Francesco che percorse queste contrade più volte lasciando dietro di sé l’indelebile radice di una millenaria storia spirituale da cui il Cammino Francescano della Marca non può prescindere. Quest'anno, in occasione dell'ottocentenario del passaggio di San Francesco, Il Cammino Francescano della Marca si è svolto dal 2 al 9 aprile.


MARCIA PER LA SOLIDARIETA' SMERILLO-MONTEFALCONE

Dal 2004 l'associazione missionaria Aloe organizza, la prima domenica di maggio, la Marcia per la Solidarietà Smerillo-Montefalcone: una giornata in piena sintonia con la natura, in mezzo ai boschi, insieme a tanta gente, con intrattenimenti musicali e di varia natura che arricchiscono il percorso naturalistico. L’obiettivo dell'iniziativa è offrire un momento conviviale di relax, ma anche di riflessione, informazione e approfondimento sui progetti sostenuti durante l’anno dall'associazione e per i quali vengono raccolti fondi attraverso una Lotteria della Solidarietà abbinata alla marcia.

L’ambito territoriale di questo progetto sono i paesi di Smerillo e Montefalcone Appennino, anche se la proposta di partecipazione viene presentata in tutto il territorio di pertinenza dell’associazione, e cioè le province di Fermo, Ascoli Piceno e Macerata. In particolare al progetto è abbinato un concorso denominato “Bambini a colori” e destinato a tutte le scuole elementari del Fermano. I risultati sono la presenza di una media di oltre 600 persone ogni anno per tutte le nove edizioni della marcia (circa 5.000 presenze complessive); il coinvolgimento di una decina di scuole nel concorso “Bambini a colori”; il sostegno economico a tre progetti annuali con la lotteria effettuata; una sempre maggiore conoscenza dell’associazione nel territorio.




IN MOUNTAIN BIKE ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO. I SENTIERI DI AMANDOLA IN UNA APP

Il Bici Club Sibillini, insieme all'Amministrazione Comunale di Amandola, sono i promotori di un importante progetto di mappatura dei sentieri in MTB nel territorio e circondario di Amandola. Attraverso l'app gratuita Viewranger scaricabile da AppStore, Google Store ed utilizzabile anche per sistemi Symbian è possibile ammirare e conoscere queste meravigliose zone. Tutto questo in assoluta sicurezza ed avendo a disposizione molteplici informazioni sui poli storici, architettonici e paesaggistici visitati. Le informazioni sono presenti in duplice lingua, italiano ed inglese. Per ora sono stati mappati tre percorsi ma molti sono già in "cantiere".

Il depliant informativo dà indicazioni su come procedere per il download dell'app e sulle procedure da seguire. Tutti i percorsi partono dal cuore cittadino, Piazza Risorgimento dove presso l'ufficio informazioni è possibile visionare i depliant informativi, avere informazioni aggiuntive, avere in noleggio gratuito delle sacche impermeabili porta cellulare per bicicletta. Chi non avesse a disposizione uno smartphone di ultima generazione per l'utilizzo dell'app, il progetto prevede di mettere a disposizione degli utenti, sempre gratuitamente, due GPS. Le mappe sono visionabili anche nel sito www.mtbclubsibillini.it nella sezione "Percorsi".



STARE BENE, CON SE STESSI E CON GLI ALTRI. L'ATTIVITA' DELL'ASSOCIAZIONE NORDIC WALKING VALLI DELLA MARCA


di Francesca Pasquali


Qualcuno ci ha fatto l'abitudine. Qualcun altro ancora sgrana gli occhi o li osserva con un misto di curiosità e perplessità. Non passano inosservati gli appassionati di nordic walking. Bastoncini in mano e passo spedito, li puoi incontrare in spiaggia, in montagna, per strada.

“Ormai siamo abituati ad essere guardati in modo strano”, dice Renato Vita, presidente dell'associazione Nordic Walking Valli della Marca. “Di recente, per riderci su, ad una manifestazione nazionale a Roma, ci siamo presentati con delle magliette con su scritto 'Non stiamo sciando. Stiamo facendo nordic walking'”.

Una disciplina, quella del nordic walking, che sta conoscendo un vero e proprio boom. Una moda? “Da alcuni anni – spiega Vita – il numero di persone che praticano nordic walking sta aumentano con percentuali a due cifre. A mio avviso non si tratta tanto di una questione di moda, quanto piuttosto del fatto che, essendo uno sport per tutti, chiunque si avvicini a questa disciplina, una volta acquisita la tecnica di base, ne può constatare fin da subito i benefici”.

Quali sono questi benefici? “In sostanza, il nordic walking è una forma di cammino adattato, in cui i bastoncini, studiati appositamente, fanno sì che anche le braccia diventino 'portanti'. Questo permette alle persone che lo praticano di camminare con quattro appoggi, con tutta una serie di vantaggi. Innanzitutto si mettono in movimento l'85% dei muscoli del corpo e, rispetto alla semplice camminata, il nordic walking consente di consumare il 40% di energia in più. Da non sottovalutare, poi, alcuni 'aspetti riabilitativi': studi del comitato scientifico della Scuola Italiana Nordic Walking hanno dimostrato che i movimenti di questa disciplina apportano benefici alle donne che hanno subito operazioni al seno e che, nei diabetici, la pratica costante diminuisce la necessità di assumere farmaci”.

Oltre al movimento fisico, il nordic walking ha una forte componente “spirituale”. “E' vero, infatti una delle cinque fasi su cui si basa l'insegnamento del nordic walking della Scuola Italiana, di cui la nostra associazione fa parte, è la respirazione. Se, attraverso la nostra mente, riusciamo a collegare movimento e respiro, siamo in grado di ottenere il massimo del beneficio, sia fisico che mentale. Questo perché, così facendo, il nostro cammino diventa una sorta di cammino interiore”.

Il “camminatore nordico” difficilmente si allena da solo. Quanto è importante la socialità in questa disciplina? “E' uno degli aspetti più significativi. Ovviamente ognuno può decidere di fare il proprio cammino da solo o in gruppo, ma i bastoncini creano aggregazione e il fatto di condividere la stessa passione rafforza questo legame. Sapere che c'è un gruppo che ti aspetta, in qualsiasi stagione e con qualsiasi tempo, spinge le persone a uscire di casa, a 'scollarsi' dal divano. Tutto questo all'aria aperta, perché la nostra palestra è la natura”.

Parliamo dell'associazione di cui è presidente. Perché Valli della Marca? “Marca perché siamo nelle Marche e perché storicamente ogni zona in cui oggi noi svolgiamo la nostra attività era chiamata Marca. Anche se l'associazione ha sede a Civitanova, siamo operativi sia nella provincia di Macerata che in quella di Fermo. Valli perché rappresenta una zona antropizzata e quindi di socializzazione, ma anche perché la valle è un luogo di collegamento tra l'interno e il mare, mare che per antonomasia è la via di comunicazione privilegiata per l'incontro tra civiltà”.

Un'associazione sportiva, ma non solo. “Oltre agli allenamenti 'fissi' durante la settimana a Civitanova, Porto San Giorgio, Fermo e Recanati, spesso organizziamo allenamenti 'itineranti' alla scoperta di luoghi meno conosciuti. Quest'anno, in occasione del centenario dell'inizio della prima Guerra mondiale, insieme ad altre associazioni d'Italia, ci siamo ritrovati nella zona di Lavarone. La nostra associazione ha poi organizzato incontri su benessere e vivibilità del territorio a Porto Sant'Elpidio e a Civitanova,'camminate cittadine' a tema, abbinando alla camminata nozioni di geologia, osservazioni astronomiche, visite guidate culturali ed enogastronomiche, in base agli interessi e alle conoscenze dei nostri associati, perché in un gruppo ognuno può creare arricchimento”.

La storia I primi a sperimentare il nordic walking, negli anni '30, sono stati gli sciatori di fondo della Finlandia, che si servivano di questa tecnica per allenarsi nei mesi estivi. L'arrivo in Italia di questa disciplina si deve, negli anni '60, agli allenatori scandinavi della nazionale italiana di sci di fondo. E, sempre dalla Finlandia, alla fine degli anni '90, sono arrivati quegli accorgimenti che hanno portato il nordic walking alla forma attuale. Dal 2013 il nordic walking è una disciplina federale Fidal (Federazione italiana di atletica leggera). Il 12 luglio 2015 a Cortina d'Ampezzo si è tenuta la prima gara ufficiale di nordic walking.

www.nordicwalkingvallidellamarca.it - NordicWalkingValliDellaMarca



PERCORSI ALTERNATIVI. SENTIERI E PASSEGGIATE ASPETTANDO LA PISTA LUNGO L'ASO

di Serena Murri

Pedaso si trova all'interno di un territorio che inizia ad avere consapevolezza di sé e del suo potenziale paesaggistico e turistico. Una superficie che, mentre accarezza la costa, guarda verso ovest, percorribile in lungo e in largo, a piedi o in bicicletta. La cittadina dalla spiccata vocazione per il mare vanta la presenza del Lungomare dei Cantautori, così chiamato per i sottopassi dedicati ai cantautori, lungo la passeggiata che accoglie pedasini e non, reso percorribile dalla foce dell'Aso fino al Villaggio Tibiceco, dove, prima dell'estate grazie all'intervento delle Ferrovie dello Stato, si è provveduto a rinforzare il muraglione della sede ferroviaria, generalmente minacciato dalle mareggiate.

Per chi avesse voglia di cambiare itinerario, una passeggiata inedita e affascinante è stata riscoperta da poco. Niente che non esistesse già, solo un sentiero che è stato possibile ripristinare in quanto terreno comunale, che dal Faro si arrampica sul lato est del Monte Serrone per poi condurre alla Contea dei Ciliegi. Il panorama e la bellezza naturalistica hanno fatto sì che diventasse, negli ultimi anni, meta delle passeggiate del FAI.

Il percorso lungo l'Aso non solo ricongiunge il lungomare alla nuova zona sorta nei pressi del campo sportivo, dove sono presenti anche aree attrezzate per chi vuole fare sport all'aria aperta, ma è anche un modo per variare la propria passeggiata, per gli appassionati della bici, del running o del nordic walking. Abbiamo chiesto al sindaco di Pedaso Barbara Toce se prevede di realizzare una pista ciclabile di cui si parla da anni, in quella che ora è una strada sterrata a ridosso del fiume Aso fiancheggiata dal canneto.

"La pista ciclabile lungo fiume - spiega - è tra i progetti previsti che coinvolgono i fondi FSR che hanno come priorità la sistemazione degli argini del fiume per prevenire soprattutto danni da dissesto idrogeologico. In un secondo tempo non sarebbe male inserire la passeggiata, una pista ciclabile grezza, di quelle percorribili in mountain bike per evitare gettate di cemento di forte impatto ambientale".

Questi progetti, dipendono dalla Regione e dall'autorità di Bacino che stabiliscono le priorità che non riguardano solo Pedaso; così, pensare alla pista ciclabile è possibile, ma all'interno di un progetto più ampio, fa capire il sindaco. Nel frattempo, uno studio intrapreso da uno studente dell'Università di Ancona sembra aver risvegliato la memoria dell'esistenza di vecchie tombe ipogee, scoperte diversi decenni fa sul Monte Serrone. Al momento non sono raggiungibili tramite strada e il ripristino di sentieri coinvolgerebbe proprietà private. Per visitarle bisognerà aspettare ancora, soprattutto dopo aver verificato la struttura e le condizioni delle tombe stesse.

Ultima modifica il Lunedì, 03 Agosto 2015 18:13

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