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“Siamo invisibili al Governo” La protesta dei servizi educativi: 10.000 strutture dimenticate, rischio licenziamenti e chiusure

MARCHE - “Il silenzio sui servizi educativi 0-6 è tombale e l'odore della cenere insopportabile per i gestori dei servizi privati ed i loro lavoratori”. Così Cinzia D'Alessandro del Comitato nazionale EduChiAmo, che rimarca come siano quasi 10.000 le strutture dimenticate dal Decreto Rilancio che, oltre a non essere oggetto di alcun piano di riapertura, si vedono negare la proroga della Cassa Integrazione per i lavoratori. Infatti il Decreto Rilancio ha previsto l’utilizzo di 13 settimane di cassa fino al 31 agosto, il che significa per le strutture chiuse da fine febbraio la copertura fino a fine maggio. I mesi successivi saranno a carico delle imprese, già martoriate da mesi di inattività e per le quali non è prevista la riapertura.

“La situazione è kafkiana al punto che sembra impossibile sia vera eppure lo è - afferma D'Alessandro -. Siamo profondamente angosciati, viviamo un incubo da 3 mesi, ogni giorno affondiamo nelle sabbie mobili create da chi dovrebbe tutelare le piccole imprese dell'educazione, le migliaia di lavoratori di tutta Italia, educatrici, insegnanti, cuoche, ausiliare che non hanno prospettive. Mesi di battaglie per arrivare allo stesso risultato dell'inizio del lockdown: siamo invisibili, addirittura al punto che ci viene vietato di riaprire ed insieme andranno a cessare gli aiuti degli ammortizzatori sociali. Oltre a non avere ricevuto alcun contributo per la sopravvivenza”.

Il Governo, prosegue, si è dimenticato che esistono 150.000 bambini che frequentano gli asili nido privati in Italia, le cui strutture coprono il 65% del territorio nazionale, offrendo un servizio privato educativo e sociale di valenza pubblica. “Questi bambini sono ignorati nei pensieri e nelle azioni dei governanti dall’inizio del lockdown. I loro genitori sono immaginati come titani che dovrebbero lavorare in smart working e contemporaneamente accudire i bambini. Oppure le madri dovranno rinunciare al lavoro, così da poter portare i propri bambini al parco con un rapporto uno a uno. E le decine di migliaia di lavoratori delle strutture educative destinati ad entrare nel lungo elenco dei disoccupati che questa crisi sta producendo, insieme agli imprenditori che li seguiranno a ruota dopo aver portato i libri in tribunale”.

Ma tutto ciò può essere fermato, secondo il Comitato. “Il decreto deve essere ancora discusso alla Camera e abbiamo chiesto un’interpellanza per portare i punti fondamentali da emendare, in primis il prolungamento del ricorso agli ammortizzatori sociali fino a riapertura dei servizi”.

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