FERMO - La scultura di Ciro Maddaluno e le fotografie di Mario Dondero dialogano nel segno del paesaggio. L’occasione viene dalla concessione in comodato gratuito al Comune di Fermo dell’opera “Paesaggio” dell’artista (1944-2015) da parte del figlio Domenico Maddaluno. La scultura è stata installata al Terminal Dondero, affiancata dagli scatti del famoso fotografo (1928-2015) che documentano il lavoro di allestimento.
La presentazione “Nel silenzio delle forme. L’opera d’arte, tra installazione artistica e rappresentazione fotografica” si terrà venerdì 26 settembre, alle ore 18:00, al Terminal Dondero, via E. Tomassini, Fermo.
Tornano così a dialogare i lavori di due personalità artistiche non fermane (uno napoletano, l’altro milanese, attivo in tutto il mondo e soprattutto in Francia) ma al territorio di Fermo fortissimamente legate: Maddaluno fu preside del Liceo Artistico di Porto San Giorgio, Dondero trascorse nella città marchigiana moltissimi anni e vi è sepolto.
“L’idea di base di questa iniziativa è di rimettere le opere di mio padre nei luoghi dove ha lavorato e lasciato segni - spiega Domenico Maddaluno -. Sono partito dal Liceo Artistico di Porto San Giorgio, di cui è stato preside per oltre 30 anni e che era anche il suo laboratorio, dove ora c’è un’aula a lui dedicata. A 10 anni dalla sua scomparsa ho pensato a questa donazione, fornendo anche il materiale fotografico lasciato da Mario Dondero a mio padre, che testimonia il rapporto di amicizia e di stima fra due artisti uniti nel descrivere un paesaggio storico, come suggerisce la selva dei segnavento che svettano dalle basi di ceramica (case e chiese) e nel contempo un paesaggio interiore.
L’opera ‘Paesaggio’, data in comodato d’uso al Comune di Fermo che ringrazio per la sensibilità con cui ha accolto il mio progetto, riprende quindi ora il suo percorso al Terminal Dondero, in un effetto specchio che a mio avviso rappresenta un momento unico di meta-arte”. ‘Paesaggio', del 1990, fu inizialmente collocata a Palazzo Monti, sede del Liceo Artistico a Fermo. "Sul finire degli anni Novanta - ricorda Domenico Maddaluno - Mario, che poche volte aveva fotografato opere d’arte, si era interessato al lavoro che mio padre stava allestendo a Palazzo Monti. Lo aveva raggiunto lì e con la Leica che portava sempre con sé aveva cominciato a scattare foto. Mio padre raccontava che si era divertito come un bambino, stendendosi anche a terra per trovare l’angolazione giusta. Penso che tra di loro si sia creata un’alchimia scaturita dalla discussione sull’opera, che ha suscitato in Mario il desiderio di ‘storicizzare’ il momento”. Elisa, figlia di Dondero, parla di “un incontro che doveva accadere”, tra "due padri” che erano anche “artisti di spicco”.