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Il mondo della guerra raccontato da Vito Alfieri Fontana. Incontro a Servigliano

SERVIGLIANO – L'incontro con Vito Alfieri Fontana, promosso dalla Casa della Memoria di Servigliano e dall'Università per la Pace di Ancona, non è stato una conferenza qualsiasi sulla necessità della pace e sull'orrore della guerra. Perché l'ingegner Vito ti racconta che fabbricava mine anti-uomo e faceva soldi, tanti soldi, ma poi a un certo punto va in crisi di coscienza e decide di chiudere l'attività. Fin qui tutto normale, l'hanno fatto in tanti quando nei primi anni ‘90 si sviluppò il dibattito sullo stop alla fabbricazione delle mine anti-uomo. Lui però non smise di occuparsi di mine-antiuomo. Se ne andò in Kosovo come volontario di una onlus e, orizzontale per terra, si mise a sminare. Anni e anni della sua vita passati a togliere mine provenienti da tutto il mondo, comprese quelle della Tecnovar, che era stata la sua fabbrica.

Non è stato facile perché riceveva insulti dagli industriali delle armi che si sentivano traditi, e dai pacifisti che si sentivano presi in giro, ma Vito Alfieri Fontana è andato avanti. Anni e anni di sminamenti, ha convinto tutti della sua scelta che dovrebbe essere la scelta di tutti. Lasciare i soldi per abbracciare la bellezza di una vita in pace. Alfieri Fontana ti racconta il mondo della guerra con una competenza unica che solo uno come lui può avere. "Dopo aver dismesso la fabbrica ricevetti offerte molto importanti da Emirati Arabi, Singapore ed Egitto, ma li mandai a quel paese e per la prima volta sentii la felicità, la bellezza della libertà, avevo voglia di dire basta". L'esperienza in Bosnia, in particolare a Sarajevo, Vito ce la racconta lentamente, commosso, interrotto dalle domande dei presenti, la tensione in sala è alta e il confronto si riempie di significato. Dalle mine il discorso passa alle guerre, a come si producono e a come si rischia di passare da un semplice conflitto ideologico all'odio e al terrore.

"Le mine anti-uomo sono state messe al bando nel 1997", ricorda il direttore scientifico della Casa della Memoria, Paolo Giunta La Spada, "con 138 nazioni che hanno sottoscritto il trattato di Ottawa, ma USA, Russia, Turchia, Cuba, Israele, Egitto, Eritrea, Nigeria, Somalia, Cina, India e Marocco hanno rifiutato di firmare la convenzione e metà di quelli che hanno firmata non l'hanno mai ratificata. Ogni 20 minuti un essere umano salta su una mina anti-uomo". Da un racconto all'altro si compone il quadro di un mondo che va cambiato interrogando le nostre coscienze, opponendoci alle ideologie totalitarie e ai razzismi, studiando la storia contemporanea, educando alla pace.

Oltre a Giunta La Spada sono intervenuti, in un vivo confronto, anche il presidente della Casa della Memoria Giordano Viozzi, il sindaco di Servigliano Marco Rotoni, i volontari di Emergency, e poi Pino Millozzi, Patrizio Cardinali e tanti altri. Tre ore di conversazione: una singolare e bellissima testimonianza. Si conferma l'impegno alla formazione della Casa della Memoria di Servigliano che, collaborando con l'Università della Pace di Ancona, promuove anche il prossimo evento: il 29 maggio a Monte San Pietrangeli, ore 21.00 sala teatro comunale, per la conferenza su Aldo Capitini con Giuseppe Moscati del Centro Studi Capitini di Perugia, Mario Busti dell'Università della Pace di Ancona e il Direttore scientifico della Casa della Memoria Paolo Giunta La Spada.

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