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Alla scoperta di Falerio Picenus

FALERONE - Una visita completa, degna delle migliori destinazioni turistiche e culturali italiane, tanto più se ad accompagnarvi sono persone preparate e appassionate delle propria terra, come è successo a noi che, grazie a Leonardo Stortoni dell'Associazione Minerva, abbiamo scoperto un'area di particolare fascino archeologico, che meriterebbe certamente maggior risalto, a livello sia mediatico che di promozione turistica.

Un itinerario che può essere inedito anche per un fermano, che passa per il serbatoio romano a pianta trapezoidale composto da tre grandi vasche, comunemente detto Bagni della Regina, arrivando a quel che resta dell'Anfiteatro, raggiungendo la chiesa di San Paolino per poi approdare al Museo nel centro storico, dove sorge anche la chiesa comunale che ospita la Madonna con bambino di Vittore Crivelli. Il nostro tour è partito da Piane di Falerone dove ebbe origine l'antica colonia romana Falerio Picenus, sito che in pochi anni divenne crocevia per importanti scambi commerciali.

Con l'avvento dei Longobardi, i faleronensi furono costretti a lasciare la zona rifugiandosi verso la collina, dove costruirono il paese di Falerone con mura fortificate, lasciando la zona disabitata per diversi secoli. Solo nel 1777, su ordine di Papa Pio VI, ebbe inizio la prima colonia di scavi che mirava a far riemergere il maggior numero possibile di reperti. Fu così che tornò alla luce il teatro completamente interrato. A partire dal 1836 furono i fratelli De Minicis, appassionati di archeologia e provenienti da una famiglia nobile, a sovvenzionare gli altri scavi (gli stessi che poi vendettero alcuni dei pezzi più rinomati al museo del Louvre e a quello di Ancona).

Qui a Piane di Falerone sorge il Parco Archeologico, dove si trova il Teatro costruito nel 43 d.C. La cavea che accoglieva 1.600 persone su tre ordini. Ora sono rimasti solo i primi due, il terzo è venuto a mancare una volta terminati gli scavi. Ad oggi i posti a sedere sono 530, incluse le poltroncine della platea e le gradinate restaurate. Nell'antichità era lì che si svolgevano le rappresentazioni teatrali, mentre quelle di tipo ludico, come la lotta fra gladiatori, avvenivano all'interno dell'Anfiteatro Romano. Costruito intorno al I secolo d.C. e originariamente della capienza di 5.000 posti, risulta logorato dagli anni, avendo subito diversi crolli. Ne rimane solo qualche porzione di muro.

L'itinerario si è concluso al Museo Archeologico Antiquarum dedicato a Pompilio Bonvicini. Allestito nel 2006, al suo interno si trovano tuculi ovvero tubazioni in terra cotta che servivano tutta la città, manubriati (tombini), statuette rinvenute durante gli scavi del teatro fra le quali: il suonatore di cetra, la divinità maschile, il busto imperatore Tiberio. Fra gli altri reperti, al centro di una delle sale, spicca il mosaico raffigurante il Picchio simbolo dei Piceni, la statua della Dea Cerere, la Tomba Cappuccina e altri reperti funebri, il Dolio ovvero l'anfora a misura d'uomo piena d'iscrizioni sulla superficie esterna, e per finire la lapide longobarda che, oltre ad attestare la presenza della popolazione grazie alle iscrizioni, permette di risalire all'epoca di riferimento tra 750 e 765 d.C. Non finisce qui, perché i ritrovamenti nei quali sovente si imbattono gli agricoltori della zona fanno pensare che nel sottosuolo siano ancora presenti altri resti, purtroppo da lasciare dove sono, non avendo a disposizione fondi per ulteriori scavi.

L'Associazione Minerva, nata nel 2011 da un gruppo di volontari con lo scopo di gestire il Parco Archeologico e il Museo, offre un servizio turistico a tutti gli effetti, mettendo a disposizione guide che accompagnano i visitatori tutti i sabati e le domeniche di luglio e agosto dalle 16 alle 19, da settembre tutte le domeniche dalle 16 alle 19. Durante tutto l'anno i siti sono aperti sempre durante i giorni festivi e su prenotazione (al numero 333.5816389) nei giorni infrasettimanali. Il grosso dell'affluenza si vede a maggio, mese in cui si concentrano le visite scolastiche, per lo più degli istituti locali. In totale i visitatori sono circa 1.500 all'anno.

Peccato. Potrebbero essere di più dato che tanto c'è da vedere. Falerone paga il prezzo di non essere una città turistica e di essere distante dalla costa, cosa che significa difficoltà nel riuscire a portare turisti. La soluzione? Lavorare in rete. Potrebbe essere l'unica risposta possibile per un paese dell'entroterra che così riuscirebbe a convogliare verso Falerio Picenus parte dei turisti che arrivano nel capoluogo di provincia.


Serena Murri

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