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Cemento e trivelle: chi difende la costa? Legambiente, urbanizzato oltre metà del litorale

MARCHE - Un Paese sempre più urbanizzato, con le aree costiere sempre più ridotte. É uno scenario poco incoraggiante quello che emerge da “Salviamo le coste”, il dossier di Legambiente che dal 2012 ha monitorato l'incremento del consumo di suolo del litorale italiano. Il dossier prende in esame tutte le regioni bagnate dal mare e sarà completato nel 2016 con i dati relativi a Sicilia e Sardegna. Dei 3.902 chilometri di costa del Bel Paese, 2.194 sono attualmente urbanizzati (56,2%). Le Marche, con 98 chilometri su 180 chilometri (54,4%), è al settimo posto in questa poco edificante classifica.

Fino a pochi giorni fa, a regolare il consumo di territorio costiero era la Legge Galasso (n. 431/1985) che poneva una serie di tutele ai beni paesaggistici e ambientali. Nonostante questo, dal 1985 ad oggi sono stati urbanizzati 222 chilometri di paesaggio costiero. Di recente, l'approvazione da parte del Parlamento della Legge Madia (in attesa della firma del Presidente della Repubblica) allenta i vincoli all'edificabilità della costa.

“Con la Legge Madia – dice la presidente di Legambiente Marche Francesca Pulcini – costruire sulle nostre coste diventerà più facile. Le coste sono aree sottoposte a vincolo paesaggistico, perciò, per costruirci, oltre all'autorizzazione edilizia, è necessario il via libera della Soprintendenza. La nuova legge introduce un limite di tempo – novanta giorni – entro cui la Soprintendenza deve esprimersi. Trascorso questo periodo senza un parere da parte dell'ente, il consenso si intende acquisito”.

Quali saranno le conseguenze della nuova legge per le nostre coste? “C'è il rischio concreto di un allentamento dei controlli nei permessi a costruire. La Soprintendenza ha sempre svolto un ruolo determinante in questo senso. Basti pensare all'ex Fim di Porto Sant'Elpidio. Per quel sito era stato realizzato un progetto che prevedeva la costruzione di un grattacielo di 22 piani in riva al mare. É stato il parere negativo della Soprintendenza ad evitarne la realizzazione. Novanta giorni sono pochi per valutare progetti di questo tipo, ma la legge ormai c'è. Per questo, chiediamo che, come già avvenuto in Sardegna, Toscana e Puglia, anche la Regione Marche ponga il limite di inedificabilità assoluta sulla costa”.

Oltre all'aspetto urbanistico ed estetico, l'urbanizzazione della costa ha ripercussioni anche sulla tenuta del territorio. “La costa marchigiana è particolarmente stressata da fenomeni di rischio idrogeologico dovuti alla scarsa attenzione e manutenzione dei fiumi. Se continuiamo a costruire, oltre ad un incremento della cementificazione, aumenterà anche il rischio idrogeologico. Stesso discorso vale per l'erosione costiera: se continuiamo a costruire su un territorio che ha un'erosione costiera molte forte, le conseguenze negative non si faranno attendere. Come Legambiente, chiediamo quindi che la Regione intraprenda un migliore percorso di governo e tutela del territorio e del paesaggio”.

A giugno i ministri dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare e dei Beni e delle attività culturali e del Turismo hanno firmato dieci nuovi permessi di ricerca di petrolio in mare. Tra questi, uno riguarda un tratto di 138 chilometri quadrati di fronte alla costa tra Civitanova Marche e Grottammare. La Regione Marche, contraria, ha presentato ricorso. “Si tratta – commenta Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche – di scelte che non appartengono più all'Italia, visto che la strada intrapresa è quella di rendere il più popolare possibile le energie rinnovabili. In questo modo, invece, si depotenzia l'uso delle rinnovabili e si mette in crisi anche ambiente, inteso come salute del territorio: l'Adriatico è un mare 'chiuso' ed eventuali sversamenti significherebbero la morte del turismo. Inoltre, l'utilizzo dell'argan nelle estrazioni è fortemente nociva per gli abitanti del mare e le attività di estrazione creano instabilità nel sottosuolo”.


Francesca Pasquali

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