Il nostro tesoro

L'IMPORTANZA DEI MUSEI: CUSTODI DEL PASSATO, MODELLI PER IL FUTURO

Il termine museo deriva dal greco mouseion, la casa delle Muse, figlie di Zeus e protettrici delle Arti e delle Scienze che, con il patrocinio di Apollo, spingevano gli uomini a praticarle. Rappresentavano l’Arte nella sua totalità e solo a loro, figlie di Zeus e di Mnemosine, la dea della Memoria, era riservato l’appellativo di “Olimpiche”. La radice del loro nome, secondo alcuni, potrebbe essere tradotta come “coloro che creano con la Fantasia”. E quindi queste “custodi della Memoria”, per patrimonio genetico, e “creatrici con la Fantasia”, nelle loro case, i musei, fanno in modo che gli uomini guardino imparando dall’Arte del passato per generare l’Arte del futuro.

Tutto questo cappello mitologico per far capire l’importanza dei musei nella crescita culturale di un popolo o di un territorio. Ancora oggi che (come dice Calasso nel suo ormai celebre libro “Le nozze di Cadmo e Armonia”) gli dei della Grecia si sono ritirati in una sprezzante solitudine e aborriscono i contatti con gli uomini, le cose volenti o nolenti funzionano ancora in questo modo. La casa delle Muse o “museo” il suo scopo lo svolge ancora: preservare ed accrescere la Cultura. E allora diventa veramente un guaio per una città non far crescere i propri musei, non accudirli, lasciarli all’abbandono o, peggio ancora, chiuderli non reputandoli importanti. Non aver Memoria del passato significa non voler pensare al futuro. E così rimane una piccola cerchia di anonimi volonterosi che cercano di mantenere in vita il salvabile, in posti dove, quando c’è da scegliere tra “Euterpe” e il “tarpano” (assonanze senza alcuna radice comune), senza alcun tentennamento scelgono il secondo, mandando in malora le case delle Muse per gozzovigliare con le carni di Eumeo. “O tempora! O mores!”, per dirla con Cicerone…

Non pretendiamo di competere con i grandi musei del nord dell’Europa, veri centri vitali della Cultura, ricchi di inestimabili tesori e vitali di iniziative, incontri, ovvero grandi operazioni di promozione. Ma almeno... quel piccolo museo antiquario e archeologico vanto della città di Fermo, sparito nel nulla, per favore ce lo potete ridare? Non tanto per i pezzi di marmo incisi in una lingua, ahimè, oggi per quasi tutti senza senso o per i bassorilievi che “tanto alla fine sono tutti uguali” (sic!), ma almeno per rispetto delle Muse: ma a quelle, purtroppo, ormai da secoli non crediamo più... E così, siamo tutti più poveri: di quella povertà che non riguarda il portafogli, ma il cervello, l’anima, il cuore. Ma dal momento che bene o male, vuoi perché ci crediamo, vuoi per darci delle arie colte, le case delle Muse continuiamo a frequentarle lo stesso, è il caso di fare un appello: cari signori politici, un po’ più di fattivo e ossequioso rispetto per i nostri negletti tesori d’Arte e di Cultura sarebbe dovuto. Se non altro per un mero fatto di convenienza: le case delle Muse sono un bel traino turistico.

Ultima nota: le padrone di casa di tutti i musei, al contrario dei cittadini di oggi che accettano tutto passivamente in base al principio “Franza o Spagna purché se magna!”, erano tipini alquanto permalosetti se è vero quello che ci tramandano i miti: il povero Timiri fu accecato senza pietà per averle sfidate nel canto. E allora ad approfittare di loro e della loro dimora è meglio non giocare: hai visto mai che si risvegliano e cambiano idea sul non avere rapporti cogli uomini!


Daniele Maiani



ALLA SCOPERTA DI FALERIO PICENUS

Una visita completa, degna delle migliori destinazioni turistiche e culturali italiane, tanto più se ad accompagnarvi sono persone preparate e appassionate delle propria terra, come è successo a noi che, grazie a Leonardo Stortoni dell'Associazione Minerva, abbiamo scoperto un'area di particolare fascino archeologico, che meriterebbe certamente maggior risalto, a livello sia mediatico che di promozione turistica.

Un itinerario che può essere inedito anche per un fermano, che passa per il serbatoio romano a pianta trapezoidale composto da tre grandi vasche, comunemente detto Bagni della Regina, arrivando a quel che resta dell'Anfiteatro, raggiungendo la chiesa di San Paolino per poi approdare al Museo nel centro storico, dove sorge anche la chiesa comunale che ospita la Madonna con bambino di Vittore Crivelli. Il nostro tour è partito da Piane di Falerone dove ebbe origine l'antica colonia romana Falerio Picenus, sito che in pochi anni divenne crocevia per importanti scambi commerciali.

Con l'avvento dei Longobardi, i faleronensi furono costretti a lasciare la zona rifugiandosi verso la collina, dove costruirono il paese di Falerone con mura fortificate, lasciando la zona disabitata per diversi secoli. Solo nel 1777, su ordine di Papa Pio VI, ebbe inizio la prima colonia di scavi che mirava a far riemergere il maggior numero possibile di reperti. Fu così che tornò alla luce il teatro completamente interrato. A partire dal 1836 furono i fratelli De Minicis, appassionati di archeologia e provenienti da una famiglia nobile, a sovvenzionare gli altri scavi (gli stessi che poi vendettero alcuni dei pezzi più rinomati al museo del Louvre e a quello di Ancona).

Qui a Piane di Falerone sorge il Parco Archeologico, dove si trova il Teatro costruito nel 43 d.C. La cavea che accoglieva 1.600 persone su tre ordini. Ora sono rimasti solo i primi due, il terzo è venuto a mancare una volta terminati gli scavi. Ad oggi i posti a sedere sono 530, incluse le poltroncine della platea e le gradinate restaurate. Nell'antichità era lì che si svolgevano le rappresentazioni teatrali, mentre quelle di tipo ludico, come la lotta fra gladiatori, avvenivano all'interno dell'Anfiteatro Romano. Costruito intorno al I secolo d.C. e originariamente della capienza di 5.000 posti, risulta logorato dagli anni, avendo subito diversi crolli. Ne rimane solo qualche porzione di muro.

L'itinerario si è concluso al Museo Archeologico Antiquarum dedicato a Pompilio Bonvicini. Allestito nel 2006, al suo interno si trovano tuculi ovvero tubazioni in terra cotta che servivano tutta la città, manubriati (tombini), statuette rinvenute durante gli scavi del teatro fra le quali: il suonatore di cetra, la divinità maschile, il busto imperatore Tiberio. Fra gli altri reperti, al centro di una delle sale, spicca il mosaico raffigurante il Picchio simbolo dei Piceni, la statua della Dea Cerere, la Tomba Cappuccina e altri reperti funebri, il Dolio ovvero l'anfora a misura d'uomo piena d'iscrizioni sulla superficie esterna, e per finire la lapide longobarda che, oltre ad attestare la presenza della popolazione grazie alle iscrizioni, permette di risalire all'epoca di riferimento tra 750 e 765 d.C.

Non finisce qui, perché i ritrovamenti nei quali sovente si imbattono gli agricoltori della zona fanno pensare che nel sottosuolo siano ancora presenti altri resti, purtroppo da lasciare dove sono, non avendo a disposizione fondi per ulteriori scavi. L'Associazione Minerva, nata nel 2011 da un gruppo di volontari con lo scopo di gestire il Parco Archeologico e il Museo, offre un servizio turistico a tutti gli effetti, mettendo a disposizione guide che accompagnano i visitatori tutti i sabati e le domeniche di luglio e agosto dalle 16 alle 19, da settembre tutte le domeniche dalle 16 alle 19.

Durante tutto l'anno i siti sono aperti sempre durante i giorni festivi e su prenotazione (al numero 333.5816389) nei giorni infrasettimanali. Il grosso dell'affluenza si vede a maggio, mese in cui si concentrano le visite scolastiche, per lo più degli istituti locali. In totale i visitatori sono circa 1.500 all'anno. Peccato. Potrebbero essere di più dato che tanto c'è da vedere. Falerone paga il prezzo di non essere una città turistica e di essere distante dalla costa, cosa che significa difficoltà nel riuscire a portare turisti. La soluzione? Lavorare in rete. Potrebbe essere l'unica risposta possibile per un paese dell'entroterra che così riuscirebbe a convogliare verso Falerio Picenus parte dei turisti che arrivano nel capoluogo di provincia.


Serena Murri



IL SISTEMA MUSEALE DI FERMO: UN'ESPERIENZA A 360 GRADI

Fermo, città ricca di storia e di testimonianze artistiche e architettoniche di assoluto livello. Parlando di musei nel territorio fermano, dunque, non si può prescindere dai Musei di Fermo, con Palazzo dei Priori in Piazza del Popolo che contiene il Museo Archeologico, la Pinacoteca Civica con opere di assoluto rilievo dal XIV al XIX secolo e la splendida Sala del Mappamondo, il più antico nucleo della prestigiosa Biblioteca di Fermo; le Cisterne Romane, uno straordinario complesso architettonico di età augustea, eccellente testimonianza di archeologia idraulica del primo secolo dopo Cristo; i Musei Scientifici di Villa Vitali con il Museo Polare Etnografico "Silvio Zavatti", la sala della meteorite, dove è conservata la metEorite caduta a Fermo il 25 settembre 1996, la raccolta di materiale fotografico "Alfredo Matacotta Cordella", preziosa collezione dedicata alle macchine fotografiche reflex biottiche di medio formato e il Museo della Pipa "Nicola Rizzi", primo museo italiano della pipa.

“Fermo è una città ricca di cultura e di arte – spiega l’Assessore alla Cultura e al Turismo Francesco Trasatti – su cui stiamo lavorando parecchio. Un obiettivo fondamentale di questa amministrazione è far conoscere Fermo in Italia e in Europa con una serie di iniziative: la partnership con Milano è l’asse principale con il prestito dell’Adorazione dei Pastori del Rubens, opera conservata nella nostra Pinacoteca, in occasione di eventi espositivi di prim’ordine a Milano, mentre a Fermo è da poco stata inaugurata la grande mostra allestita nella Sala dei Ritratti di Palazzo dei Priori, con, tra le altre, quattro opere provenienti dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano ed allargata ad un percorso espositivo con dei prestiti che arrivano da tutte le Marche. Un bell’evento espositivo che fa il paio con la donazione dell’artista Sandro Trotti, visitabile sempre a Palazzo dei Priori (quattro mostre a rotazione). A ciò aggiungiamo relazioni e collaborazioni con la Russia attraverso il Festival Tipicità, con Praga (scienze infermIeristiche, sport…), con Ansbach, città tedesca gemellata con Fermo con cui lavoriamo assiduamente, scambiandoci esperienze su più fronti.

Oltre a questo stiamo lavorando molto sul miglioramento dei servizi museali: il biglietto unico per entrare a Palazzo dei Priori, alle Cisterne Romane, al Teatro dell'Aquila e ai Musei Scientifici di Villa Vitali, che dallo scorso marzo ha preso il posto le varie tipologie fino ad allora esistenti; la nuova aula didattica sita al piano terra del Palazzo dei Priori e volta a favorire la familiarizzazione dei più giovani con il patrimonio storico-artistico cittadino, l’ampliamento degli gli orari di apertura dei musei, soprattutto nei periodi di alta stagione (ad agosto tutti i giorni orario continuato dalle 10.30 alle 19:30, tutti i giovedì del mercatino e dal 9 al 15 agosto orario continuato dalle 10.30 alle 24, settembre da martedì a domenica dalle 10.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 19); l'ingresso gratuito per i bambini fino ai 13 anni e varie possibilità di biglietti ridotti.

A ciò aggiungiamo, in collaborazione con Tipicità, l’aperitivo di saluto al gruppo turistico che alla fine della giornata lascia i musei, così come le dimostrazioni di artigianato artistico ogni venerdì; i pacchetti turistici one day con la possibilità per il turista di essere prelevato dal camping, venire a Fermo, fare il giro del centro storico con annessi i musei, mangiare e tornare; e poi il trenino turistico che gira il centro storico. Tutto ciò fa parte di una nuova strategia volta ad accompagnare il visitatore in un’esperienza complessiva. Turisti e non solo: tante sono state (e saranno) le iniziative speciali, ad ingresso gratuito, a cui hanno partecipato i cittadini fermani e delle località vicine come l’Open day Rubens, la notte dei Musei o, nel caso più recente, le strutture scientifiche di Villa Vitali che in occasione dell’Eco Day hanno totalizzato 1.200 ingressi; e poi le domeniche per i residenti, stabilite mensilmente”.

I risultati? Nei primi quattro mesi del 2016 le presenze nei musei rispetto allo stesso periodo del 2015 sono raddoppiate. Quali sono le prospettive future? “Innazitutto potenzieremo i punti informativi: il prossimo anno anche Lido Tre Archi avrà il suo punto informativo, oltre a quello già attivo a Lido di Fermo. L’idea è di coinvolgere ancor di più il turista (sono già attivi i doppi annunci in italiano e in inglese). Ad ottobre avremo poi la nuova gara per i servizi museali che dovrà essere di lungo periodo e tenere presente eccellenze come la restaurata Chiesa di San Filippo la cui inaugurazione è prevista per l’inizio del 2017, il restyling dei Musei Scientifici di Villa Vitali, il potenziamento delle Cisterne Romane, la gestione del web… Di più: il prossimo anno lavoreremo su un altro grande evento espositivo, centrato su due figure di primo piano come Mario Dondero ed Eriberto Guidi; probabilmente poi con la risalita meccanizzata verrà riaperto anche il Terminal dove potrebbe essere inserito un infopoint in maniera tale che il turista possa parcheggiare e conoscere subito le offerte della nostra città”.

Due temi per finire: la questione del recupero di Fontevecchia per l’allestimento di un museo archeologico e gli eventuali contatti con la Diocesi che gestisce, in autonomia, il Museo Diocesano a fianco del Duomo. “Per Fontevecchia l’intenzione è di adibire una parte di questa grande struttura che insiste in pieno centro storico, sopra alle Cisterne romane, a museo archeologico e utilizzarla anche come sede dei musei scientifici, spostandoli dalla decentrata Villa Vitali che andrà poi riconfigurata in un modo completamente nuovo. Il recupero di Fontevecchia non è però assolutamente semplice; spero che nel quinquennio questa nostra ambizione possa vedere la luce. Per quanto riguarda il Museo Diocesano, ho avuto già un incontro con la Curia e ho riscontrato anche da parte loro l’esigenza di far si che le strutture museali siano coordinate. Stiamo cercando la formula con cui chiudere il cerchio, magari scadenzando le visite, come succede ora con il Teatro dell’Aquila, in certi orari stabiliti, inserendo la visita al Museo Diocesano nel biglietto unico.

Stesso discorso di collaborazione e coordinamento tra Comune e Curia potrà valere per la visita all’immenso patrimonio di chiese presente in città e a Torre di Palme. Restando sul discorso del patrimonio artistico fermano, mi piacerebbe, ed a breve ne parlerò con la Cassa di Risparmio di Fermo, che venga aperta al pubblico la Torre Matteucci, che è stata ristrutturata e per la quale c’è molta richiesta. Potrebbe anch’essa essere inserita all’interno del biglietto unico, magari con visita in orari prestabiliti. Bisognerà però prima di tutto sondare la disponibilità della Cassa di Risparmio di Fermo, proprietaria del bene, e capire poi che tipo di adeguamento fare, in termini di sicurezza. Altro mio pallino riguarda l’apertura e possibile visita dei palazzi storici del centro in accordo con i proprietari. Non mi dispiacerebbe poi condire il tutto con momenti di performance teatrali o musicali nei luoghi interessati, in linea con la logica di esperenzialità che ci deve contraddistinguere. E qui chiudo una porta ed apro un portone…”.

Le idee e la passione ci sono, la materia prima anche, il tasto dolente riguarda le risorse economiche. Che ruolo giocano in tal senso i privati? “La sinergia fra pubblico e privato può riuscire a fare grandi cose per la cultura ed il territorio: recentemente su ispirazione di “Restituzioni” di Banca Intesa Sanpaolo, ha preso il via il progetto “Artigiani d’Arte” promosso dal Calzaturificio Doucal’s di Montegranaro con il restauro di un affresco romano rinvenuto nel 2009 in via delle Mura a Fermo, in occasione di una campagna di scavo condotta dalla Soprintendenza durante i lavori di realizzazione di un passaggio pedonale. A una profondità di circa due metri dal livello stradale vennero identificati alcuni frammenti di intonaco murario che, ad un primo esame, sembravano monocromatici ma che, a una prima pulitura e a una più attenta analisi, apparvero di ottima fattura e riconducibili a un volto di donna ornato di orecchini e collana su fondo celeste, facente parte della decorazione di una villa patrizia.

Grazie al progetto “Artigiani d’Arte”, sfruttando la possibilità offerta dall’Art Bonus, la Soprintendenza potrà avviare l’analisi dell’affresco ed effettuarne il restauro, nell’obiettivo di collocarlo fra le opere esposte nella nostra Pinacoteca di Fermo. Puntiamo molto sugli art bonus ed è fondamentale lavorare, e bene, con i privati che costituiscono una risorsa importante, soprattutto in questo periodo di ristrettezze economiche per le amministrazioni comunali”.

Per le visite ai Musei di Fermo: “Sistema Museo”, tel. 0734.217140 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.



Alessandro Sabbatini



LUCI E OMBRE DEI MUSEI ARCHEOLOGICI

Nel Fermano sono più d'uno i musei archeologici e, oltre ad alcune peculiarità, spesso ci sono delle problematiche ad accomunarli, specialmente se di carattere economico. A Monterubbiano, il Museo archeologico è stata inaugurata nel 1905, per poi essere inglobato nel 2007 nel più recente Polo San Francesco. In questa sezione, si trovano reperti rinvenuti quasi tutti nel territorio circostante e donati dal locale Archeoclub o da privati.

“Sono sindaco da 13 mesi - commenta Maria Teresa Mircoli - e mi sono subito ritrovata faccia a faccia con il patto di stabilità e i mutui non rinegoziabili. La situazione non è a terra ma sottoterra, la difficoltà per i piccoli comuni consiste nel non avere proprio personale da dedicare all'ufficio turistico. Attualmente se ne occupa una ragazza, ingegnere, che opera grazie a un bando di servizio civile. Oltre al lato tecnico si occupa anche di aspetti culturali. Al termine del periodo di servizio civile, devo sperare che ne esca un altro e che arrivino persone attente e responsabili come quelle che ho avuto quest'anno. Attingiamo da servizi civili e cooperative, a volte anche da associazioni sportive come la Uisp e dalla disponibilità di cittadini monterubbianesi, come Walter Scotucci, esperto e appassionato d'arte. Se non ci fossero loro come faremmo? I limiti che abbiamo per le assunzioni ci portano ad agire così”.

A Belmonte Piceno un borsista è arrivato da poco, grazie alla borsa offerta da una fondazione. Ci resterà per 18 mesi e aprirà il museo “d'estate con più assiduità, il resto dell'anno su appuntamento o in occasioni particolari”, come sottolinea il sindaco Ivano Bascioni. Inaugurato grazie ai fondi del progetto “Archeocultura”, il museo ha all'interno diversi ritrovamenti dell'era picena, rinvenuti a Belmonte nei primi del '900, collocati per parecchio ad Ancona e dispersi per un certo periodo a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.

“Mancano all'appello circa quattromila reperti ancora ad Ancona – specifica Basciono - che richiederemo in futuro qualora fosse possibile un ampliamento. Al momento ci sono problemi di spazi e costi, ma l'intenzione c'è. Il bilancio dall'apertura è positivo: oltre alle visite da parte delle scuole, abbiamo scoperto che ci sono tante persone appassionate di cultura picena che arrivano da tutta la regione e hanno una conoscenza veramente approfondita. Recentemente sono venuti anche tre archeologi. Inoltre, il museo ci ha permesso di partecipare a iniziative interessanti come il convegno internazionale ‘La via dell'Ambra’ (a Belmonte in era picena erano prodotti oggetti in ambra n.d.r) e di pensare a dei gemellaggi futuri o con altri musei piceni o con musei che contengano reperti risalenti allo stesso periodo, ma in riferimento ad altri popoli”.

A Monte Rinaldo si affidano alla Rete Museale dei Sibillini quando non è possibile sopperire internamente. “A volte copriamo le aperture con le ragazze del servizio civile, altre con i volontari, altrimenti chiediamo supporto alla Rete per questo”. Il museo è stato aperto nel 2008, ma inaugurato ufficialmente nel 2015, dopo gli interventi effettuati con “Archeocultura”. “Il museo è stato potenziato e si è provveduto all'illuminazione dell'area archeologica ‘La Cuma’”, specifica il sindaco Gianmario Borroni. Anche in questo caso i reperti del “Museo Civico Archeologico del Santuario Ellenistico la Cuma” sono rinvenuti stati nell'area archeologica omonima.

In allestimento è il Museo archeologico di Monsampietro Morico: “Attraverso 'Archeocultura', a livello strutturale è stato completato e inaugurato nel 2014, all'interno è in fase di allestimento perché la Soprintendenza Archeologica delle Marche sta predisponendo dei reperti dell'epoca pre-romana riconducibili al paese. Come amministrazione abbiamo decisione di renderlo fruibile quando sarà completato, ma si possono comunque fare anche ora visite a richiesta chiamando in Comune. Ci sono alcuni pezzi dello storico Giovanni Rocchi che ci fornito alcuni reperti e documenti che narrano proprio la storia picena, in particolare di Monsampietro Morico”, racconta il sindaco Romina Gualtieri. Qui però il servizio civile viene destinato ad altro: “Ha un'altra destinazione, solitamente nell'ambito sociale e nella cura dei minori. Per il museo cerchiamo di far fronte con i dipendenti e gli amministratori comunali”.

Per maggiori informazioni su orari, aperture e prenotazioni: Monterubbiano www.comune.monterubbiano.fm.it - Belmonte Piceno www.comunebelmontepiceno.it - Falerone Associazione culturale “Minerva”, tel. 333.5816389 - Monterinaldo Rete museale dei Sibillini tel. 347.2259826 - www.retemusealedeisibillini.it - Monsampietro Morico www.monsampietromorico.net


Silvia Ilari



SANT'ELPIDIO A MARE TRA QUADRI E SCARPE

A Sant’Elpidio a Mare, l’ex Convento dei Filippini (corso Baccio 31) ospita la Pinacoteca Civica “Vittore Crivelli” e il Museo della Calzatura “Cav. Vincenzo Andolfi”. L’edificio è attualmente chiuso per via di alcuni lavori riguardanti la realizzazione di un bagno, prima assente, e l’adeguamento climatico della sala che ospita i due polittici di Vittore Crivelli, principale attrattiva della pinacoteca. La riapertura è prevista per la fine dell’estate, quando il polittico l’“Incoronazione della Vergine”, attualmente in prestito a Milano, tornerà a casa. Il trittico “Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta”, dopo essere stato in prestito ad Ascoli Piceno, è ora in restauro. Quando sarà riconsegnato verrà organizzato un evento per la riapertura ufficiale della pinacoteca. Oltre alle due opere del Crivelli, le sale dell’ex convento accolgono tavole e tele provenienti dalla più importanti chiese di Sant’Elpidio a Mare, disposte in ordine cronologico.

Una sezione della pinacoteca è dedicata alla grafica moderna e contemporanea, con le stampe realizzate da Licata, Trobbiani, Offidani, Capozucca e Bartolomeoli. La sezione è il risultato delle donazioni fatte dagli artisti che hanno partecipato alle Biennali di grafica che si sono tenute a Sant’Elpidio a Mare negli anni ’90.

Con lo stesso biglietto di ingresso è possibile visitare anche il Museo della Calzatura, con decine di modelli di scarpe originali, dal XVII secolo ai giorni nostri. Il museo è suddiviso in sezioni: in quella dedicata alle calzature storiche sono esposte le scarpe donate dal Cav. Vincenzo Andolfi; quella sulle scarpe più moderne viene arricchita ogni anno dalle creazioni delle aziende dell’industria calzaturiera marchigiana. C’è poi la sezione dedicata alle calzature di personaggi famosi: da quelle dei pontefici Giovanni Paolo II e Leone XIII a quelle degli sportivi (Del Piero, Zidane, Buffon, Ronaldo, Trapattoni, Bartali, Moser, Vezzali, per citarne alcuni), a quelle di cantanti, come Milva. Nella tour è compresa anche la visita alla Bottega del ciabattino, con la ricostruzione dell’antico ambiente di lavoro del calzolaio e una sezione dedicata agli utensili del mestiere.

La Pinacoteca Civica e il Museo della Calzatura sono gestiti dalla società cooperativa Sistema Museo. Per informazioni contattare l’Ufficio turistico di Sant’Elpidio a Mare al numero 0734.8196407.


Francesca Pasquali



I CUSTODI DELLA MEMORIA

Da spazio chiuso e autoreferenziale, di mera conservazione della memoria, il museo è passato ad essere considerato oggigiorno sempre di più come un’istituzione aperta, un operatore culturale, a servizio del pubblico, attivo nella diffusione del sapere scientifico, storico e artistico. La rete Musei Piceni, in cui rientrano le strutture di Monterubbiano, Montefiore dell’Aso, Offida e Ripatransone (www.museipiceni.it), è una rete intermuseale che pone a sistema alcune tra le più interessanti realtà culturali del Piceno e il terzo polo museale è quello compreso tra la provincia di Ascoli Piceno e Fermo, per quantità di collezioni. Le ricche ed eterogenee collezioni museali sono custodite in pregevoli spazi architettonici nei quali i percorsi museali, riallestiti negli ultimi anni, seguono un comune obiettivo di salvaguardia, valorizzazione, fruizione, accessibilità e legame con il territorio.

Ospitato nei locali dell’oratorio della estinta confraternita del Suffragio, a fianco della Cattedrale Metropolitana, il Museo Diocesano di Fermo costituisce un’importante testimonianza delle espressioni artistiche della vasta comunità dell’Arcidiocesi di Fermo dal periodo paleocristiano fino al Novecento, ripercorrendo attraverso le collezioni esposte le diverse fasi costruttive della cattedrale, la presenza di insigni vescovi, i rapporti con il papato, la liturgia e la devozione (aperto tutti i giorni 10-13/16-20, chiuso a Ferragosto, tel. 0734.229005).

Il museo comunale della pipa Nicola Rizzi, sito sempre a Fermo, raccoglie una collezione di pipe per il fumo del tabacco, mentre il Museo Polare Silvio Zavatti, ospitato a Villa Vitali, è l'unico in Italia dedicato alle ricerche polari artiche italiane effettuate dall'esploratore Silvio Zavatti (aperto dal lunedì al venerdì h 9-12.30; lunedì, mercoledì e venerdì h 15.30-18.30; il sabato h 16-20, tel. 0734.226166). Restando a Fermo, degno di menzione è il MITI, Museo dell’Innovazione e della tecnica industriale, sito all’interno delle officine storiche dell’ ITI Montani, che recupera e valorizza i materiali, le strumentazioni scientifiche e la storia dell'Istituto (http://mitimontani.provincia.fm.it/).

Il museo del Cappello di Montappone è allestito un percorso esplicativo che ricostruisce le diverse fasi necessarie per ottenere un copricapo di paglia (aperto giovedì e venerdì h 17-19, tel. 0734.760134). Inaugurato nel 2008 all’interno degli spazi della chiesa del Crocifisso, edificio del XVIII secolo recentemente recuperato allo scopo museale, il Museo Civico Archeologico del Santuario Ellenistico “La Cuma” di Monte Rinaldo è stato realizzato per raccogliere e valorizzare in un’unica sede museale i reperti rinvenuti nell’area archeologica del santuario romano (aperto dal lunedì al venerdì h 15-19; sabato e domenica h 9-13 e 16-19, tel. 0734.777121).

Il territorio comunale di Montefalcone Appennino è, invece, particolarmente ricco di una grande varietà di fauna fossile riconducibile al Pliocene inferiore. Il primo studio di questi reperti fu condotto nel 1880 da Alessandro Mascarini, ma è solo nel 1996 che nasce per valorizzare le caratteristiche geologiche del territorio il Museo Comunale dei Fossili e dei Minerali, con sede nel seicentesco Palazzo Felici. Nel palazzo è ospitato anche il Museo dell’Alamanno e un Centro di Educazione Ambientale (aperto tutti i giorni h 16-19; domenica e settimana di Ferragosto h 10.30-12.30/16-19, tel. 0734.79136). A Montefortino, merita una visita la Pinacoteca “Fortunato Duranti”: opere di inestimabile valore che fanno del centro montano una piccola Louvre degli Appennini.

Da non perdere anche la visita alla Casa Museo Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado, che ospita, nella sua abitazione, opere del grande artista che ha lasciato un segno importante nel ‘900 europeo. Il Museo di Arte Sacra di Montelparo è ospitato negli spazi dell’ex convento degli agostiniani (aperto tutti i giorni 10-12.30/16.30-19, tel. 0734.780141). Negli spazi appositamente riallestiti dell’ex scuola elementare di Smerillo e nel pieno centro dell’antico borgo medievale, si trova il M.A.C.S. - Museo d’Arte Contemporanea Smerillo, il Museo dei Fossili e Minerali e il Museo Pinacoteca dell’Arte dei Bambini (aperto tutti i giorni h 10-12 e 16-18, tel. 0734.79423).

La Torre dell’Orologio a Porto Sant’Elpidio, simbolo storico della città marina prospiciente la piazza cittadina, ospita la Mostra Archeologica Permanente “Origini. Vita e morte nell’età del Ferro. La necropoli picena di Porto Sant’Elpidio” dedicata ad uno dei siti archeologici piceni più significativi della regione Marche, sostanzialmente inedito e databile alla prima Età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.) con testimonianze che arrivano fino al VII e parte del VI secolo a.C (aperto tutti i lunedì e venerdì dalle 10.30-12, tel. 0734.9047117).

Allestito negli spazi del complesso e del chiostro di San Francesco, il Museo Antropogeografico di Amandola è comunemente conosciuto anche come 'Museo del Paesaggio' e costituisce un ottimo punto di partenza per conoscere il territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini (aperto tutti i giorni h 9.30-12.30 e 16-19, il resto dell'anno su prenotazione, tel. 0736.847294). Istituito nel 1997 presso i locali al piano inferiore della Scuola Secondaria di primo grado “Giorgio Perlasca”, il Museo della Ceramica e della Civiltà Contadina di Montottone espone sia oggetti in terracotta, testimonianza della plurisecolare tradizione montottonese nella lavorazione artigianale della ceramica, sia utensili ed attrezzi appartenenti al mondo contadino (aperto dal lunedì al sabato h 9-13, tel. 0734.775135).

Questa è solo una breve panoramica, tante altre sono le strutture inserite in un percorso provinciale affascinante e variegato (La Casa della Memoria di Servigliano, il Museo del Mare di Porto San Giorgio, i Musei degli antichi mestieri in bicicletta di Montelparo e di Massa Fermana, il Museo della Cultura Popolare di CapparucciA, ECC.), utile strumento di arricchimento culturale e di consapevolezza di chi siamo e da dove veniamo.


Federica Balestrini

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