Camminare nel turismo

Per aspera ad astra

Si avvicina l’estate a grandi passi, si scioglie la neve sulle cime delle nostre montagne, si riparte con le escursioni estive, a piedi e anche in bicicletta, sempre più apprezzate da giovani e anziani. Il fascino della montagna non conosce stagioni, come tutte le cose belle: è difficile da apprezzare il freddo dell’inverno e il sole cocente dell’estate e camminare, camminare per arrivare a quella meta che ci si propone prima di partire. La regola vuole che, come tutte le cose della vita, la prima parte è in salita, difficile, dura, ci sono ostacoli da superare; poi si passa alla fase dell’acquisizione del ritmo e il camminare diviene più leggero, il fiato meno corto e il piacere più forte: si impara come tenere un passo che sia efficiente e che permetta nello stesso tempo di tenere il lungo percorso con più leggerezza e tecnica, affrontando l’erta a zig zag e non verticalmente di petto, perché quando si sale essere veloci e frettolosi è uno sbaglio, si dura poco: è una metafora di tutto ciò che dobbiamo affrontare nella quotidianità, una parafrasi della vita, quella della “gatta frettolosa che fa i figli ciechi”. La montagna vuole metodo e il metodo dà il fiato per andare avanti anche per ore, dosando sapientemente lo sforzo. Con il fiato si ha il ritmo del camminare a lungo, e con il ritmo si arriva alla cima. E questo vale sia che si tratti di un’escursione a piedi o che ci si arrampichi in sella a una supertecnologica bicicletta lungo le pendici di una montagna: il metodo rimane sempre questo, ovvero tecnica, data dall’esperienza, e il piacere della sfida con se stessi che comporta comunque la conoscenza dei propri limiti e l’adeguamento ad essi. La domanda da porsi, a questo punto, invece è un’altra: perché lo si fa, cosa spinge sempre più gente a frequentare sentieri di montagna a piedi o in bicicletta? Si potrebbe cominciare col dire che lo si fa per spirito d’avventura, per “fame d’aria”, per salutismo convinto che spinge a sfuggire di tanto in tanto all’inquinamento delle città. Inquinamento da smog, acustico, ma anche inquinamento sociale, dei rapporti spesso malati che il vivere in comunità cittadine spesso ci condizionano e ci fanno star male. Il concetto di salire verso l’alto, in un certo senso appaga questa voglia di tagliare con le consuetudini, le quotidiane abitudini rassegnate: salire in montagna è ascendere, lasciare in basso le cose contingenti, pesanti, e guardare tutto dall’alto, con un distacco liberatorio e quasi catartico. E non è poco: quello che si trova in quota è un mondo diverso, pieno di colori, profumi, di viste che solo chi ha la costanza e la voglia di camminare, di pedalare, di “ascendere” non solo fisicamente, ma anche spiritualmente, riesce a sentire. Una sorta di sindrome del Paradiso Terrestre. Camminando su e giù per le montagne dei Sibillini, si riscoprono posti magici e bellissimi, trascurati o riservati solo a quei cultori incalliti della montagna. L’essere a contatto diretto con una natura selvaggia fa riaffiorare il concetto del Creato che provvede in abbondanza ai bisogni degli esseri che lo popolano, in primis a quelli di una spiritualità più profonda e salvifica. Perché ciò che ha deteriorato e annullato queste pulsioni dello spirito nell’uomo in genere è la materialità imperante nella vita di ciascuno, innata o indotta da messaggi subliminali: la corsa al denaro e al benessere effimero che produce. Per questo immergersi nella Natura è vivifico e salvatore, ci si stacca dal materialismo fine a se stesso. E così, tra i monti Sibillini magici o terribili come nei giorni del terremoto, la gente ricomincia camminando a ritrovare se stessa, sapendo che la natura non è mai matrigna ma madre, e che (Leibnitz docet) tutto quello che succede e succederà nella vita è e sarà sempre la cosa migliore che poteva succedere. E, allora, forza: ascendiamo…

Daniele Maiani



Esperenziale e scolastico: ecco i "turismi" del Parco dei Sibillini

I cammini stanno portando nuova visibilità all’area dei Sibillini. Sull’approccio a questo tipo di fenomeno da parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, il presidente Alessandro Gentilucci (che ricopre anche l’incarico di sindaco di Pieve Torina - foto) ha evidenziato come l’ente sia sempre stato aperto ad esperienze di fruizione che privilegiassero un approccio rispettoso e sostenibile del territorio. “Il cammino è di per sé una modalità naturale di relazione con gli spazi aperti, con la natura, con i paesi e le comunità che si possono incontrare lungo il percorso. Ed anche una modalità di relazione con sé stessi, perché il senso della fatica del movimento, e della consapevolezza di ciò che ci circonda, possono aiutare a ricostruire l’equilibrio psicofisico di ognuno di noi. Il Parco dà spazio a chiunque voglia conoscerlo, di certo però la strada del turismo esperienziale è quella su cui puntiamo, fermo restando l’esigenza di aprirsi anche a target meno selettivi come, ad esempio, il turismo scolastico. Il Parco, con le sue comunità locali, le bellezze naturalistiche e storicoarchitettoniche, rappresenta una risorsa straordinaria per l’intera regione e per tutto il centro Italia, posto com’è a cavallo tra Marche ed Umbria. Dobbiamo incentivarne la fruizione, ed iniziative come i cammini, che sembrano sempre più interessare persone attente e consapevoli dell’ambiente come risorsa, vanno accolte e promosse nel rispetto degli orientamenti nella gestione dei flussi turistici adottati dall’Ente.” Considerando le conseguenze dei terremoti tra 2016 e 2017, quanto è importante alimentare questa modalità di turismo? “Niente sarà più come prima nei Sibillini, ci dicono gli esperti, anche dal punto di vista turistico. Tuttavia, quella che potrebbe considerarsi una situazione di oggettiva difficoltà dovuta al sisma, dobbiamo trovare la forza e l’intelligenza di trasformarla in una opportunità. Gli strumenti ci sono. La Carta Europea del Turismo Sostenibile ad esempio, un documento adottato dal Parco per individuare strategie comuni di sviluppo del territorio in ottica turistica. Intorno a questa progettualità diffusa si sono coagulati investimenti per circa 20 milioni di euro tra pubblico e privato. Attivarli e renderli produttivi è la sfida che dobbiamo vincere insieme al grande tema della ricostruzione. Voglio ricordare che oltre l’80% dei sentieri del Parco risulta, ad oggi, fruibile, e vi sono strutture in grado sia di ospitare che di accogliere i turisti. Tuttavia, per garantire una completa fruibilità della sentieristica, stiamo ancora aspettando l’ok dalla Regione Marche per il via libera alla messa in sicurezza.” Infine, il ruolo e le strategie del Parco nell’ambito di un comparto economico come quello turistico. “Il Parco ed il turismo rappresentano un binomio inscindibile. L’uno non può vivere senza l’altro. Perché vi sono persone che vengono appositamente qui per salire fino al lago di Pilato ed osservare il Chirocefalo del Marchesoni, il minuscolo crostaceo che vive solo sulle acque di questo leggendario specchio d’acqua di origine glaciale, oppure per bearsi gli occhi dei colori della fioritura delle piane di Castelluccio, o ancora per scorgere sul profilo del Monte Bove i camosci appenninici, o ascoltare l’ululato del lupo immersi nelle silenti foreste di faggio. Dobbiamo avere la capacità di valorizzare tutto questo in un’ottica di salvaguardia e tutela dell’ambiente ma anche in una prospettiva di sviluppo economico: la biodiversità deve avere oltre ad una chiara valenza di tipo naturale e scientifico, una ricaduta in termini di crescita complessiva del territorio, ed il turismo esperienziale e responsabile, in questo senso, ne rappresenta una chiave interpretativa vincente. Per cui ben vengano i cammini nel territorio del Parco, e ben vengano tutti coloro che vorranno dare testimonianza della bellezza di questi luoghi rispettandoli. Troveranno qui comunità accoglienti e volitive, laboriose e determinate, convinte che il proprio futuro sia ancora possibile tra queste straordinarie montagne”.

Andrea Braconi



Instatrekkingsibillini4, tra social e sociale

Era il giugno 2016 quando Luca Tombesi, blogger e instagramer maceratese, diede vita insieme ad un piccolo gruppo di amici ad un’iniziativa nell’area del Parco Nazionale dei Monti Sibillini incentrata sul cammino e sull’utilizzo dei social network. #instatrekkingsibillini – questo il nome – nasce infatti per promuovere le bellezze paesaggistiche dell’area montana attraverso un trekking in alta quota, con pernottamenti nei rifugi, ma dopo i terremoti del 2016 ha visto aggiungere anche una forte componente solidale, con passaggi nelle edizioni successive proprio nei centri storici più colpiti tra Marche, Umbria e Lazio. Un appuntamento che vede la collaborazione delle community Igersmarche e Igersitalia, che si rinnoverà per la quarta volta i prossimi 25 e 26 giugno con partenza da Castelsantangelo sul Nera e arrivo ad Arquata del Tronto. Nei prossimi giorni verranno presentati ufficialmente il programma, i percorsi e i nomi dei partecipanti.

Sulle orme di San Francesco

Presente nell’Atlante Digitale dei Cammini del Mibact, il Cammino Francescano della Marca tocca due regioni, quattro province, 17 comuni, di cui 13 nelle Marche. Si tratta di una realtà che, anno dopo anno, si sta sempre più consolidando, dando anche respiro all’economia di alcuni territori terremotati e che, nel 2008, era ancora solo un’idea. Il progetto nasce proprio quell’anno da due pellegrini entrambi reduci dal Cammino di Santiago, Maurizio Serafini e Andrea Antonini, che hanno poi coinvolto Luciano Monceri. Attualmente i tre fanno parte dell’ “Associazione Cammini della Marca” , che si occupa anche di altri percorsi nelle Marche. “Oltre a noi tre, oggi sono otto le persone operative, a cui poi si aggiungono altri soci sostenitori. L’organizzazione tecnica è di “VianDante Viaggi” “ spiega Antonini. Quali sono stati i vostri primi passi come associazione? “Dopo aver discusso sul fatto che potesse essere un’iniziativa valida, di stampo turistico ma anche vicina alla spiritualità, abbiamo cominciato a fare dei sopralluoghi e coinvolto la provincia di Ascoli Piceno. Col tempo siamo entrati in contatto con i Comuni attraversati da San Francesco, coinvolgendo poi altre province e le Regioni. L’obiettivo era unire Ascoli Piceno ad Assisi, seguendo lo stesso percorso del Patrono d’Italia”. Avete svolto anche delle ricerche storiche? “Sì. Siamo partiti da alcuni testi di contemporanei di San Francesco come Tommaso Da Celano e San Bonaventura. Sappiamo che il Santo predicò in Piazza Arringo ad Ascoli Piceno, quando nel 1215 partì da Assisi per raggiungere la città. Inoltre, ci sono luoghi conosciuti grazie anche ad altre fonti, come il Convento di San Liberato, legato nella storia ai Fioretti o la località Pontelatrave, nel territorio di Pievebovigliana dove ci sarebbe stato un presunto miracolo di San Francesco”. Si può partire sia da Assisi che da Ascoli Piceno? “Sì, è indifferente. Il percorso è lungo 167 km. Ci sono poi delle varianti, a scelta, come quella di Venarotta” Una volta all’anno organizzate un cammino collettivo, di che si tratta? “L’edizione 2019 si è tenuta dal 24 aprile al primo maggio. Sono otto le tappe. Ogni anno gli diano un significato particolare. Nel 2017 abbiamo portato ad Ascoli Piceno un messaggio di pace e solidarietà dei Frati francescani per la popolazione colpita dal terremoto e abbiamo dormito nei container. Il cammino aveva risentito del terremoto in termini di presenze, ma oggi si sta riprendendo più che bene” I pellegrini possono ritirare una credenziale? “Arrivati ad Assisi possono ritirare il Testimonium presso l’Ufficio dei Pellegrini, che si trova accanto alla Basilica Inferiore, mentre ad Ascoli Piceno possono ritirare l’Emidiana, dal nome del Santo protettore della città. Questa possono trovarla nella Cattedrale di Sant’Emidio. Entrambe attestano che è stato completato il pellegrinaggio” Dove possono alloggiare? “Convenzioni vere e proprie non ci sono al momento, escluse quelle con tre ostelli a loro dedicati e che abbiamo realizzato intercettando dei fondi regionali nel 2012. Abbiamo poi donato le strutture ai Comuni, che le hanno date in gestione ad associazioni. Si trovano neo territori di Ascoli Piceno, Comunanza e Venarotta e hanno dai 10 ai 12 posti ognuno e sono simili nella struttura a quelli del Cammino di Santiago de Compostela con letti a castello, lavatrici, docce. Qui con 10 euro i pellegrini dormono. Ci sono poi altri luoghi consigliati in cui dormire. Nel nostro sito all’indirizzo www. camminofrancescanodellamarca.it trovano la sezione “Dove dormire” . La stessa cosa c’è per i ristoranti a cui è riservata la sezione “Dove mangiare”. Come già detto, non ci sono convenzioni ma c’è un occhio di riguardo per i pellegrini, per ciò che riguarda i prezzi”. Come possono orientarsi? “Lungo il percorso è stata inserita una segnaletica. Solitamente, se qualcuno rovina qualche segnale, sono gli stessi pellegrini a segnalarcelo. In ogni caso, abbiamo responsabilizzato i Comuni che si occupano della manutenzione. Inoltre, hanno a disposizione mappe cartacee e possono scaricare le tracce GPS dal sito”. Da dove vengono? “Principalmente sono Italiani dal Nord Italia, ma anche Belgi, Statunitensi, Argentini, Brasiliani”. Quali sono i vostri progetti futuri? “Il prossimo passo potrebbe essere collegare il Cammino Francescano della Marca all’Abruzzo, l’ideale sarebbe unire un reticolo di sentieri a quelli esistenti, pur lasciando gli stessi punti di partenza e arrivo. Inoltre, stiamo lavorando a un progetto importante che si chiama ‘La via di Francesco per Gerusalemme’ legata al viaggio che lui fece da Assisi ad Ancona per imbarcarsi per la Terra Santa. Al momento ci sono 30 pellegrini che stanno esplorando il percorso, poi dovremo lavorare alla segnaletica e intercettare dei finanziamenti, sicuramente ci vorranno almeno 4 o 5 anni prima di arrivare all’inaugurazione”.

Silvia Ilari

Da Fabriano a L'Aquila, 14 tappe nei luoghi del sisma

Un’esperienza di trasformazione profonda interiore. È questa la definizione del Cammino delle Terre Mutate, alla quale si aggiunge quella di “viaggio lento nel cuore dell’Appennino”. Oltre 200 i chilometri, suddivisi in 14 tappe che da Fabriano portano i camminatori a L’Aquila, attraversando tutte le zone maggiormente colpite dalle scosse di terremoto verificatesi tra il settembre 1997, l’aprile 2009 (quando ad essere danneggiato fu il capoluogo abruzzese) e il periodo agosto-ottobre 2016 (con la distruzione di Arquata, Accumoli e Amatrice prima, di vari Comuni marchigiani e umbri poi). Un viaggio, quello delle Terre Mutate, che nasce per “contribuire alla ricucitura dei territori nel lungo arco di tempo necessario alla ricostruzione” e che quest’anno verrà replicato tra il 24 giugno ed il 7 luglio. Quattro le regioni attraversate e ben 2 le aree protette (Parco Nazionale dei Monti Sibillini e Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga). Ai viaggiatori a piedi, in bici e a cavallo viene rilasciata la Credenziale del Viaggiatore delle Terre Mutate, dove vengono riportati il luogo e la data di partenza, quelli d’arrivo e i timbri dei luoghi visitati e delle strutture di ospitalità in cui si è stati accolti. Enrico Sgarella, presidente di Movimento Tellurico e ideatore della manifestazione La Lungamarcia per L’Aquila, da cui ha avuto origine il progetto de Cammino nelle Terre Mutate, è anche l’autore dell’omonima guida che descrive in maniera approfondita il percorso ed i luoghi toccati.

Andrea Braconi

Cammini francigeni europei, opportunità per i piccoli Comuni

“Un viaggio nel cuore dell’Europa” così l’Associazione Europea delle Vie Francigene definisce l’omonima via nella prima pagina del proprio sito. Sicuramente una definizione azzeccata, visto che questa univa, nel Medioevo, Canterbury a Roma e ai porti della Puglia. “Nata nel 2001, oggi l’associazione comprende soggetti istituzionali come Comuni, Province e Regioni di quattro nazioni europee: Francia, Svizzera, Italia e Inghilterra (ci si riferisce solo a questa area e non all’intera Gran Bretagna n.d.r.) e si snoda in 1000 km” specifica il direttore Luca Bruschi. Qual è il suo scopo? “Si tratta di un’associazione privata, una rete di istituzioni, però non un’authority. Il nostro ruolo è quello di convincere gli enti locali a investire nella Francigena, mostrando loro il suo potenziale sotto vari aspetti, attraverso dati concreti ed esempi di buone pratiche come quelle della Regione Toscana che ha investito milioni di euro”. Progetti di questo tipo, quale ricaduta economica hanno? Qual è il vantaggio per un piccolo Comune? “A volte c’è ancora un pregiudizio nei confronti dei pellegrini, visti solo come quelli che dormono negli ostelli: è un falso mito. In questi anni ho avuto modo di fare una sorta di identikit degli stessi: spesso sono persone colte, con un buon potere economico. Anche quelli che dormono negli ostelli, ci tengono a trovare dei servizi, a rapportarsi con la comunità locale, a conoscere realtà che sono sconosciute spesso agli stessi connazionali. Ognuno spende mediamente sul territorio almeno dai 30 ai 60 euro, che dorma in ostello, come in albergo o in bed and breakfast. Moltiplicando queste cifre per 50.000 persone che girano intorno a questo indotto, ecco che diventa una risorsa per comuni anche piccolissimi. Inoltre, intorno agli acquisti dei pellegrini ci sono anche un “prima” e un “dopo”: basta pensare all’abbigliamento, all’equipaggiamento, ai trasporti per arrivare sul posto. Oltre a questo si crea un passaparola, che fa sì che crei una community che fa molto bene all’economia di piccoli e medi comuni al di fuori di percorsi turistici tradizionali. Il percorso europeo comprende itinerari rurali al 90% con zone montane e collinari, solitamente non noti”. Quali sono le principali differenze organizzative tra l’Italia e gli altri Paesi europei che avete riscontrato? “Da noi, la normativa che può riguardare un ostello è molto più complessa che altrove: ci sono norme stringenti per la sicurezza, l’ordine pubblico, l’igiene e gli spazi. Inoltre, per ciò che riguarda la segnaletica dei percorsi, c’è il problema della manutenzione ordinaria, mentre negli altri Stati ci sono organismi a livello nazionale incaricati di occuparsene, in Italia no”. Spesso il problema dei Comuni sono le risorse, esistono dei finanziamenti da cui attingere, magari a livello europeo, dedicati a questo tipo di turismo specifico? “Diretti no, ci sono indiretti e passano attraverso le Regioni, da lì poi possono attingere i Comuni” Avete avuto contatti con la Regione Marche? “L’anno scorso ad ottobre c’è stato un incontro con Lazio, Umbria, Toscana, Emilia Romagna e Marche, a cui eravamo presenti, ma non ci siamo mai rapportati direttamente. Sicuramente i presupposti ci sono, anche per uno scambio di buone pratiche, le porte sono aperte. Le Marche si connettono con la Francigena in direzione Roma. Ci sono anche cammini che stanno andando bene nel territorio, come il Cammino Francescano della Marca”. Qual è l’iter per associarsi? “L’ente interessato deve effettuare una delibera innanzitutto, poi paga una quota che varia a seconda che sia un Comune o una Regione per esempio. inoltre, varia a seconda del numero degli abitanti per ciò che riguarda i Comuni. Le associazioni, invece, possono iscriversi gratuitamente. Da due anni è attivo il progetto ‘Le Terre della Via Francigena’, aperto agli itinerari limitrofi che, pur mantenendo la loro identità, possono così utilizzare il logo del brand”. Quali sono i vantaggi? “In prima istanza, entrano in una rete europea e ci sono relazioni, contatti con le altre realtà a livello internazionale. Partecipano a un forum di scambio organizzato da noi, inoltre due volte l’anno ci sono le assemblee organizzati in Comuni diversi dei Paesi membri. Inoltre, c’è visibilità con le Istituzioni europee, come il Consiglio di Europa da cui siamo stati abilitati e per cui attualmente siamo leader di progetto. Questo ci consente di partecipare a tante iniziative e coinvolgere gli enti associati. Dal 2017 abbiamo creato anche una Srl, (la “Francigena Service Srl” il che ci permette di offrire consulenze nel campo della progettazione europea, distribuire guide, partecipare alla redazione di dossier tecnico- scientifici per la georeferenziazione, fare attività di formazione”.

Silvia Ilari

Ultima modifica il Martedì, 11 Giugno 2019 10:58

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