Bici mon amour. Benessere, salute ma anche turismo e cultura: le tante risorse delle "due ruote"

MA DOVE VAI, BELLEZZA IN BICILETTA?

Se esiste uno sport veramente popolare in Italia, quello non è di certo il pallone, ma il ciclismo. Di ciclismo, di biciclette, di pedali è piena la nostra storia dall’800 ad oggi. Questo perché la bicicletta è stato il primo mezzo di trasporto di massa in assoluto, l’antesignana dell’automobile: quella, insomma, che per prima ha sostituito il “cavallo di San Francesco”, cioè i piedi! La pratica del ciclismo sportivo è un correlato successivo, come la formula uno sta all’automobilismo. Ciclisti erano gli operai che andavano in fabbrica a lavorare; i bersaglieri della guerra del ‘15/’18, con le biciclette pieghevoli e le ruote di gomma piena. Ciclistiche erano le gite negli Anni Trenta, quando il fascismo promuoveva una fisicità atletica come modello da imitare; e cicliste erano anche le staffette dei partigiani.

Finisce la guerra, le automobili cominciano la loro scalata al potere circolatorio, ma la bicicletta combatte di retroguardia e lo fa egregiamente, tenendo alta la bandiera dello sport. L’Italia impazzisce per i grandi campioni del Giro, Coppi e Bartali, gli eredi di Binda e Girardengo. Addirittura la politica si mischia al ciclismo: Bartali, che vince il Giro, ferma l’insurrezione per l’attentato a Togliatti. Poi, col boom e la Fiat al galoppo, arrivano gli Anni Sessanta: automobili automobili automobili. Magari piccole piccole, utili… utilitarie, ma per tutti, o quasi.

E la bicicletta? Resta comunque la regina, specie nei territori e nelle città di pianura. Per non parlare di quelle di mare, dove tuttora si pedala allegramente, e non solo durante l’estate. Sempre nei rivoluzionari Anni Sessanta arriva la minigonna e la bici non poteva essere da meno: diventa “mini” anche lei! Ricordate la mitica Graziella? Ha letteralmente spopolato, forse anche per la… grazia del nome. Per quanto riguarda la tecnologia, anche quella ciclistica ovviamente va avanti, specie in campo sportivo: le biciclette da corsa diventano sempre più leggere e i loro cambi cominciano ad avere più rapporti di un’agenzia matrimoniale! Ma l’automobile è in agguato: coll’aumentare “del logorìo della vita moderna” (come citava un famoso Carosello) diventa sempre più una necessità, e la bici pian piano viene relegata al ruolo di passione, piacere, divertimento.

E quando una cosa diventa divertente (oltre che comoda e salutare) diventa bella a prescindere. E siccome pedalare fa bene, a correre adesso non sono più solamente i professionisti, ma anche sempre più nutrite schiere di cicloamatori, che appena possono partono in gruppo per allenarsi lungo le strade: magari in grupponi affiancati e ciarlanti, per la “gioia” degli automobilisti scalpitanti che debbono tenere a bada i potenti cavalli vapore! Rimane alla corda il tandem, ovvero la bicicletta a due posti, forse perché noi italiani siamo un popolo di individualisti e sospettosi: non ci va che a guidare sia solo quello davanti, e meno ancora ci va il sospetto che chi sta dietro non faccia la sua parte e non pedali!

Circa il ciclocross, pare quasi estinto. In compenso, per i titolari di polpacci più poderosi e di smania d’avventura, oggi impera una invenzione americana degli Anni ’70: la potente mountain bike, detta con un acronimo MTB (Mountain Trial Bike), un nome un programma. Si arrampica dappertutto, dotata com’è di congegni atti alla bisogna: sospensioni, freni a disco, telai in leghe strane... Insomma, della prima preistorica bici è rimasta solo una cosa: per far girare le ruote bisogna pedalare e sudare, sudare e pedalare, a prescindere dai soldi che si spendono per modelli sempre più sofisticati. E in questo, la bicicletta è forse tra le poche cose che siano rimaste veramente democratiche!

Un ex primo ministro italiano, il buon vecchio Professore, era (e forse è ancora, se ce la fa…) un appassionato di bicicletta, e per muoversi la carica non gli serviva a niente: doveva pedalare anche lui, come un qualunque Mario Rossi qualsiasi. Eh, sì, la bicicletta non fa sconti a nessuno, tanto da originare il detto proverbiale: “Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala!”. Dunque, la bicicletta come metafora della vita: bella soddisfazione, per un paio di ruote e due pedali.

Daniele Maiani



ARTIGIANI IN BICICLETTA: QUANDO LE "DUE RUOTE" DAVANO IL PANE

Non parliamo di secoli fa, ma di un passato prossimo a noi, del mondo dei nostri nonni e bisnonni. Quando per andare avanti ci si attrezzava come meglio si poteva e l’inventiva e il coraggio non mancavano. Nascevano così i mestieri ambulanti in bicicletta, una realtà ormai scomparsa ma che si può rivivere visitando due strutture museali a noi vicine. Il Museo dei Mestieri Ambulanti di Montelparo, sito in Piazzale Bramante, di fianco alla Chiesa di San Michele Arcangelo, è costituito da una collezione donata qualche anno fa da Lauro Lupi al Comune e raccoglie numerose biciclette (più di cinquanta pezzi), quasi tutte risalenti ai primi del Novecento che venivano utilizzate dagli artigiani ambulanti.

Alcune sono vere e proprie opere dell’ingegno create su misura dagli stessi artigiani che nel ristretto spazio di una bicicletta riuscivano a collocare tutti gli strumenti necessari al proprio lavoro. Con questi laboratori ambulanti gli artigiani riuscivano a sopperire alla scarsità di mezzi di trasporto e ai disagi che avrebbe comportato lo spostamento verso laboratori e officine, acuiti dal fatto che gran parte della popolazione risiedeva in campagna.

Il museo presenta dunque biciclette e tricicli del falegname, del ramaio, del maniscalco, dell’arrotino, del gelataio con tanto di contenitori cilindrici, del fotografo e addirittura quella del cantastorie che vi aveva montato addirittura un grammofono. L’apertura per ora è su richiesta, previa appuntamento contattando il numero telefonico del Comune: 0734.780141. A breve, ci fanno sapere dal Municipio, verrà ufficializzato l’orario estivo di visita.

Il Museo “Lavorando pedalando” di Massa Fermana è situato al centro del paese. Frutto dell’amore per le due ruote di Bruno Rastelli, organizzatore e curatore della raccolta, contiene in due locali ben ottanta biciclette d’epoca (tra cui una “Stucchi” del 1929 evidenzia con orgoglio Rastelli), anche in questo caso utilizzate dagli artigiani ambulanti. E’ così possibile ammirare la bici del lattaio, quella del ciabattino, del barbiere, ecc., tutte originali ed originali sono anche gli accessori dei mestieri. Insomma, un vero e proprio tuffo nella nostra storia recente. Per visitare il Museo di Massa Fermana, contattare il signor Bruno Rastelli al numero 339.7021065.



IN BICI, IN SICUREZZA: PISTE CICLABILI, FACCIAMO IL PUNTO

Con l'arrivo della bella stagione sono tanti gli abitanti delle località costiere ed i turisti che scelgono la bicicletta come mezzo di trasporto. Per far sì che possano spostarsi in sicurezza è molto importante che lo facciano attraverso piste ciclabili. Facciamo il punto sull'attuale situazione di queste infrastrutture.

Partiamo da Pedaso dove, soprattutto da aprile a ottobre, si può dire che la vita corre sulle due ruote. La cittadina rivierasca, da sempre sensibile alle tematiche ambientali, ha da anni provveduto alla riqualificazione di quello che è diventato il Lungomare dei Cantautori, peculiare nel suo aspetto, con il quale si è riusciti a dare continuità ad una spiaggia caratterizzata dallo scarso litorale, divenuto negli anni meta di passeggiate domenicali e degli affezionati del jogging, spesso provenienti dai paesi limitrofi. La speranza di aggiungere qualche chilometro in più e farlo diventare un unicum con quello di Campofilone e Cupra Marittima c'è sempre. Lo scorso anno l'occasione è arrivata grazie all'intervento delle Ferrovie dello Stato che sono intervenute a sud per la messa in sicurezza del muraglione che in zona Tibiceco era spesso minacciato dalle mareggiate. Grazie all'intervento è stato possibile prolungare e innalzare la passeggiata in quel tratto.

Un'altra pista ciclabile, asfaltata e della quale usufruiscono regolarmente pedoni e bici, costeggia il primo tratto della strada provinciale Valdaso, per poi condurre al centro abitato che, nell'ultimo decennio, ha visto ripopolarsi la zona più ad ovest, nei pressi del campo sportivo. Proprio da lì parte un altro sentiero che costeggia l'Aso e si collega al porticciolo e al mare. Quello del lungo fiume è un itinerario alternativo che paesaggisticamente offre un panorama insolito e andrebbe valorizzato, visto che collega una zona residenziale della Valdaso al litorale, senza bisogno di dover attraversare la statale. Oggi altro non è che una strada sterrata; al momento non è inclusa in nessun progetto che preveda l'asfaltatura o la riqualificazione. Forse sempre a causa di quella "coperta troppo corta" e di finanziamenti che scarseggiano. Un peccato, trattandosi di una strada che idealmente ricongiungerebbe il perimetro del paese in un’unica pista ciclabile.

Dopo il "buco" di Marina Palmense, si arriva a Porto San Giorgio dove l'Ufficio tecnico del Comune, su iniziativa dell'Assessorato alla Viabilità, ha elaborato il progetto esecutivo di ampliamento della pista ciclabile nella zona sud della città. Il nuovo tratto in cui si prevede il prolungamento è quello di via Martiri di Cefalonia. Secondo il disegno, il nuovo tracciato si svilupperà dall'incrocio con via Petrarca (dove termina l'attuale percorso) fino alla rotatoria di recente realizzazione sulla Statale Adriatica.

“Con questo intervento – spiega l'assessore alla Viabilità Valerio Vesprini – si intende recuperare e valorizzare quel tratto di ciclabile già esistente nei pressi del Palazzetto dello sport, attualmente non integrato nel percorso cittadino della cosiddetta 'mobilità dolce'. Questa Amministrazione provvederà inoltre ad asfaltare e illuminare la strada di collegamento al quartiere Santa Vittoria, in prossimità di via dei Giochi olimpici, strada su cui si può pensare ad un ulteriore sviluppo della pista ciclabile".

“Ad intervento ultimato – prosegue Vesprini – via Martiri di Cefalonia è destinata ad avere un unico senso di marcia ovest-est. Porto San Giorgio si appresta ad avere un percorso riservato alle due ruote che dalla zona nord di viale Cavallotti attraverserà il centro della città fino a collegarsi con il tratto esistente nell'area Ex Afa fino alle porte del quartiere Santa Vittoria”.

Altra interruzione a Lido di Fermo. La pista ciclabile riprende a Casabianca e, attraversando Lido Tre Archi, arriva a Porto Sant'Elpidio dove si sta già pensando alla prossima stagione estiva, con un occhio di riguardo per il cicloturismo: "C'è una ciclabile progettata a livello urbano – spiega l'assessore all'Urbanistica Annalinda Pasquali – che andrà a raddoppiare quella esistente e metterà in collegamento i quartieri col lungomare. Inoltre, abbiamo presentato una proposta per rendere sostenibile il lungomare attraverso l'energia prodotta da chi passa sopra alla pista ciclabile. Lo scopo è favorire la mobilità dolce con l'utilizzo di un sistema con cui produrre energia".

Per mobilità dolce si intende, tra le altre cose, una modalità di spostamento spesso in riferimento all'ambito urbano al fine di diminuire gli impatti ambientali, sociali ed economici generati da veicoli privati. Il tutto è relativo al bando europeo per le “Azioni urbane innovative” che tra quelle finanziabili annovera progetti di transazione energetica, per fronteggiare problematiche urbane attraverso l'innovazione. Inoltre, continua Pasquali: "abbiamo sottoscritto un accordo con altri Comuni ed Enti della costa e dell'entroterra per la realizzazione di una Quadriciclo, che comprenderà Porto San Giorgio, Fermo, Sant'Elpidio a Mare, Civitanova Marche ed aree della Comunità dei Monti Azzurri".

Oltre al già citato bando UIA (Urban Innovative Actions Initiative) anche la Quadriciclo rientra nell'ambito dei finanziamenti europei, mentre la pista ciclabile urbana verrà realizzata con risorse proprie. Da segnalare è il fatto che Porto Sant'Elpidio si trova anche all'interno del circuito “Noi Marche”, dove campeggia tra gli itinerari dedicati al cicloturismo: http://www.noimarche.it/it/itinerari/camminando-e-pedalando/5.html

Silvia Ilari e Serena Murri



DUE RUOTE IN PRESTITO: BIKE SHARING, UN SERVIZIO IN DISUSO DA VALORIZZARE

Ci sono quelli che la bici ce l'hanno, e sfruttano ogni occasione possibile per usarla, e quelli che non ce l'hanno, ma vorrebbero averla e guardano con invidia chi se ne va in giro pedalando. Per venire incontro alle esigenze di questa seconda categoria, alcune località della costa hanno dato vita ad un servizio di “bike sharing” (letteralmente “condivisione della bicicletta), che permette di prendere in prestito una bici, usarla e poi riportarla al posto di noleggio.

A Pedaso il servizio c'era, ma presto è andato in disuso, forse anche per colpa di chi quelle bici in passato le ha anche usate ma è stato incapace di adoperare con rispetto un bene comune, spesso riconsegnato non nelle stesse condizioni in cui era quando l'avevano preso in prestito. Consapevole della situazione, l'Amministrazione sta prendendo in considerazione l'ipotesi di ripristinare il servizio magari spostando la postazione che ora si trova davanti alla stazione, in un luogo più centrale del paese, affidando magari l'incarico a qualche associazione di gestire il servizio. Le idee per un nuovo progetto ci sono, la proposta da parte dell'assessore al turismo Paolo Concetti c'è: "Si tratterebbe di assegnare le bici a qualche associazione locale per la gestione del servizio e la consegna delle chiavi. Un progetto per il riutilizzo delle bici che altro non è che il progetto originario della vecchia Provincia di Ascoli".

A Porto Sant'Elpidio la richiesta non manca. "Riceviamo parecchie telefonate per il noleggio bici”, dice l'assessore al Turismo Milena Sebastiani. “C'è anche chi vuole prenotarla per tutta l'estate. Quest'anno ho avuto modo di frequentare diverse fiere di settore, dalla BIT alla Fiera 'Children's Tour' di Modena, dedicata alle vacanze per bambini e ragazzi, fino a quella del 'Tempo Libero' di Bolzano e ho notato che l'avere la pista ciclabile sul lungomare è un punto a nostro favore. Ci viene richiesto se c'è ed è uno dei 'prodotti' che riusciamo a veicolare meglio, insieme all'area camper che ha la particolarità di essere in prima fila mare”.

Della continuità del servizio per il noleggio delle biciclette si sta occupando l'assessore all'Urbanistica Annalinda Pasquali: “Siamo in contatto – spiega – con diverse ditte per fornire il servizio, che ha avuto un breve stop. Sicuramente è nostra intenzione ripartire, lo forniamo da diversi anni”.

Silvia Ilari e Serena Murri



SCARICARE IL PERCORSO, E GODETEVI I SIBILLINI

Ha una storia lunga un quarto di secolo il Bici Club Sibillini Amandola, operativo sul versante est della catena montuosa che divide le Marche dall'Umbria. Sempre attivi, gli appassionati di mountain bike dell'entroterra, grazie anche all'Amministrazione comunale, si sono impegnati sul fronte del tracciamento di sentieri attraverso nuovi sistemi. “Il Comune aveva l'esigenza di avere percorsi segnati – spiega Michele Marziali – e aveva trovato dei fondi europei per il tracciamento dei sentieri a piedi e anche in bici. Un ragazzo di Amandola, Marco Mietti, lavora come referente per l'Italia per un app inglese gratuita denominata ViewRanger. Noi conosciamo la realtà del territorio e così, messe insieme le forze, abbiamo iniziato a tracciare questi sentieri, con l'Amministrazione comunale che ci ha aiutato nella pulizia e nella messa in sicurezza di alcuni punti”.

Conosciamo ViewRanger. “E' una sorta di grande famiglia, scaricabile da Google Store e App Store, dove ognuno può inserire il suo percorso, rendendolo free o a pagamento. Per ora di quest'area ne sono tracciati sei, rintracciabili anche sul nostro sito www.mtbclubsibillini.it. E' un'app favolosa perché funziona anche offline, basta scaricare il tracciato e attivare il Gps”.

Un'app che da un valore aggiunto alla vostra costante attività. “Nel club siamo circa 40 soci e sul sito c'è il nostro programma ufficiale. Partecipiamo da sette anni a Sentieri Piceni, ma organizziamo anche uscite per così dire classiche nel nostro territorio, per un totale di 10/12 eventi all'anno. Poi ci sono quelle che facciamo tra di noi il sabato e la domenica: in sostanza, si esce ogni volta che è possibile”.

Una riflessione sull'Anello dei Sibillini e sulle sue potenzialità. “Sono tantissimi gli stranieri che si rivolgono a noi per avere informazioni. Una volta arrivati, tutti ci dicono che la zona è bellissima, ma dal nostro punto di vista è ancora troppo poco sfruttata, soprattutto a livello di strutture e di promozione. E mi riferisco al lato est dei Sibillini, quello marchigiano, penalizzato rispetto a quello umbro. Oltre alle risorse, parlo anche di attrezzature e pulizia: mai successo che nel lato ovest, sia sull'anello che su altri percorsi, ci siano situazioni negative. Di là accade, da questo lato no. Resta un fatto: se tutto fosse sviluppato e organizzato a dovere sarebbe una promozione del territorio incredibile”.


Andrea Braconi




CON LA QUADRICICLO, MARCHE E UMBRIA SONO PIU' VICINE

Collegare, con un anello ciclabile, il mare alla montagna. E' questo l'obiettivo della Quadriciclo, il progetto di mobilità sostenibile ideato dall'Unione Montana dei Monti Azzurri, che in breve tempo sta raccogliendo adesione da molti comuni del Fermano e del Maceratese. “Tutto è nato – spiega Giampiero Feliciotti, presidente dell'Unione Montana, che è capofila del progetto – da una riunione fatta l'anno scorso a Ripe San Ginesio, durante la quale si è parlato di realizzare una pista ciclabile che collegasse Civitanova Marche con le varie abbazie presenti lungo la vallata della Statale 77. Visto che i comuni interessati erano diversi, abbiamo sottoscritto un protocollo d'intesa e presentato alla Regione un progetto di finanziamento per un primo tratto che unisse l'Abbadia di Fiastra alla Statale”.

Il nome Quadriciclo richiama quello di Quadrilatero... “La Quadriciclo nasce in contrapposizione alla Quadrilatero, per promuovere una mobilità e un turismo 'lenti' e sostenibili. Il percorso sorgerà infatti su tratti di strada già esistenti ma non utilizzati, che andranno ripuliti e sistemati, senza creare niente di nuovo”.

Il progetto ha pochi mesi di vita, ma sembra puntare in alto. “Il percorso individuato finora (da Civitanova Marche ad Amandola lungo la dorsale della statale 77 e da Amandola a Porto San Giorgio lungo il tracciato della vecchia ferrovia per poi tornare a Civitanova) è di 200 chilometri ed è in continua espansione. Un nuovo comune che aderisce porta un pezzo in più che fa crescere il percorso. Per ora i comuni che hanno aderito sono quaranta ma, ripeto, aumentano di continuo”.

Non vi basta collegare mare e montagna, volete spingervi oltre. “L'idea è di prolungare il tracciato fino a Foligno con altri cento chilometri di pista ciclabile. Da tempo il Comune di Civitanova accarezza l'idea di creare un percorso che lo colleghi all'Umbria, ora possiamo riuscirci”.

Come vi muoverete? “Abbiamo già presentato il progetto alla Camera dei Deputati e chiesto alla Comunità Europea un finanziamento di 4 milioni che però riguardano solo la parte montana. Ora, in attesa di sapere se il progetto sarà approvato, aspettiamo che tutti i comuni che hanno aderito versino una quota, proporzionata al numero di abitanti, che servirà per costituire un fondo e mappare l'intero percorso con droni e gps. Una volta fatto, ci occuperemo della segnaletica che dovrà essere uniforme su tutto il percorso. Dato che si tratta di una spesa importante, ogni comune potrà chiedere al Gal di riferimento un contributo economico”.

E poi? “Abbiamo già in mente una seconda fase che coinvolgerà le associazioni di categoria, per mettere a disposizione di chi viaggia in bicicletta servizi ed esercizi commerciali adatti. Penso alle officine e ad agriturismi che permettano di ricaricare le bici elettriche. In questo modo, oltre a promuovere il territorio, creeremo anche sviluppo economico”.

www.unione.montiazzurri.it


Francesca Pasquali



LA BICI A RUBBIANELLO DIVENTA RISORSA

Bike Park, un progetto su due ruote che avrà le sue fondamenta nel Centro Don Bosco di Rubbianello, un'idea che mira a "raccogliere" i bambini della valle, a rilanciare quell'area deputata all'aggregazione e farne un punto di riferimento per le biciclette. L'obbiettivo è quello di far diventare il parco, donato dalla Curia al Centro Don Bosco, una specie di polo logistico per la mountain bike della vallata dove tutte le associazioni parallele potranno andare ad allenarsi, dove organizzare eventi per bambini e farlo tornare centro d'aggregazione. Si parla infatti di una superficie che comprende fino a tre campi da calcio e che a breve, grazie ad una donazione del Comune, avrà anche la palestra che è attualmente in costruzione. Mancava un polo sportivo in un'area vasta, dove la manutenzione del prato viene fatta regolarmente ma che finora non è stata ancora sfruttata abbastanza.

Quando sarà pronta anche la palestra, sarà un vero e proprio polo sportivo con annessa scuola di Mountain Bike. Cosa c'è bisogno di sapere per andare in Mountain Bike? Tante sono le nozioni base da spiegare ai bambini per andare in bici: da come legarsi il casco, all'uso dei rapporti, come frenare, come stare seduti in sella, come tenere i piedi sopra ai pedali, come fare curve e discese, come comportarsi in caso di ostacoli, ma anche cosa fare se cade la cadena o si buca una ruota, perché anche questo è andare in bici. Ogni progetto ha la sua evoluzione, quello del Bike Park di Rubbianello, situato a metà della Valle dell'Aso, dove passano migliaia e migliaia di ciclisti tutto l'anno, avrà uno sviluppo naturale quando il sentiero del lungofiume sarà ultimato.

Si tratta del ripristino di un sentiero che c'è sempre stato e non viene usato da decine di anni. Una via parallela al fiume collocata sul suo argine naturale. Il progetto è stato inserito all'interno del Patto di Fiume, siglato da 13 comuni della Valdaso lo scorso febbraio. Naturale conseguenza dei corsi di bici per bambini e ragazzi sarà la fruizione di quel sentiero che li collegherebbe in tutta autonomia, tramite l'argine naturale, a Marina di Altidona.

La passione per la bici è il motore di questo progetto che nasce dalla consapevolezza che pedalare lungo la strada provinciale è oltremodo pericoloso. A pensare a tutto questo arriva l'Associazione The Black Sheep, movimento popolare di appassionati della bicicletta (Black Sheep significa percora nera e vuole essere d'auspicio a non seguire il gregge, ndr). L'associazione, oltre all'idea di dare vita al Bike Park, assieme all'Ecomuseo della Valle dell'Aso, ha deciso di ripristinare il sentiero sull'argine naturale del fiume Aso.

A seguito della prima fase di monitoraggio degli argini e del tracciato, i membri dell'associazione, muniti di decespugliatori e tagliasiepi, si sono aperti un varco tra i rovi a partire dal ponte di Rubbianello crollato, diretti verso Marina di Altidona. Quando il percorso sarà ultimato, permetterà un collegamento doppio, dai paesi dell'entroterra alla costa e viceversa, a piedi oppure pedalando. Intanto, lungo la strada provinciale, in corrispondenza delle rispettive località di appartenenza comunale (Contrada Molino, Casali, Lapedona, Piane di Moresco) sono stati posti i cartelli che segnalano gli accessi al sentiero (sono quelli in legno con la scritta in rosso, ndr).

La sfida per promuovere la viabilità soft su due ruote sull'argine calpestabile del fiume è partita e viaggia di pari passo con la necessità di valorizzare una valle ancora sconosciuta ai più.


Serena Murri




QUANDO LE MAPPE NON BASTANO, I SENTIERI TRACCIATI DA OSCAR STABILE E LE LACUNE DEL NOSTRO TERRITORIO


Dal 2007 è guida nazionale di mountain bike, un riconoscimento rilasciato dall'Accademia nazionale di Mountain Bike. Collabora da anni con gruppi esistenti, come Fuori di Sella di Cupra Marittima, e si muove spesso come accompagnatore, prevalentemente tra il Tenna e il Tesino, un'area che tra mare e collina ha mappato quasi completamente con il suo Gps. Ma non disdegna i Sibillini, dove ogni tanto fugge per liberare la mente. Il legame tra il fermano Oscar Stabile e le sue bici (siano anche quelle da strada) è talmente viscerale che non passa giorno senza un'uscita sulle due ruote.

Come hai mappato questa zona? “Con una ricerca attraverso cartografie militari, anche se spesso sono datate e c'è un cambiamento dei tracciati. Una volta individuato il percorso ottimale, l'ho cartografato con un Gps creando una traccia direttamente su Google. Sono vari i formati ma esistono convertitori per modificarli per l'utilizzo su un sistema piuttosto che su un altro”.

Proviamo a quantificare il lavoro fatto. “Sono sentieri che vanno dai 20 ai 60 chilometri e, anche se non ho mai fatto un calcolo, credo che approssimativamente si tratti di circa un migliaio di chilometri. Considera che nella nostra zona i tracciati si intersecano, ne sfrutti uno per fare una variazione. Andare a cercare un percorso significa perdere un sacco del tempo, perché occorre appurare oggettivamente se questo è fattibile o meno. Molti di questi variano, ci sono tratti mangiati durante il periodo di lavorazione della terra, altri dove la poca manutenzione influisce: magari passi una volta e un mese dopo non riesci più”.

La sensazione è che questo territorio abbia un potenziale inespresso. “La forza del cicloturismo è nella varietà delle proposte, nella quantità delle opportunità. Se un austriaco si mette in rete a cercare Fermano / Bicicletta non trova praticamente nulla. Sul Trentino, invece, fatte le dovute proporzioni, ti esce una varietà di proposte talmente ampia che non vai a cercare il Fermano. Cerchi una zona strutturata, con percorsi di vario tipo, con pacchetti già precostituiti. Qui da noi il cicloturismo può essere fatto solo d'appoggio a strutture ricettive quando uno è in vacanza. Non c'è la possibilità di fare settimane intere dedicate, a meno che non si pianifichi in maniera specifica”.

Un'analisi finale sullo stato della ciclabilità locale. “Quello di strada, il più in voga, è molto a rischio. Ci sono altimetrie sempre abbastanza impegnative, lungo strade di grande percorrenza, soprattutto vallive, una più pericolosa dell'altra. Da questo punto di vista siamo parecchio in difficoltà, manca la sicurezza. Immaginiamo una famiglia olandese con il classico carrettino con il figlio dietro: vai a metterti lungo la Valdaso con macchine che passano a velocità elevatissime! E poi non c'è una ciclabile completa neanche a Porto San Giorgio. Quindi, abbiamo detto tutto”.


Andrea Braconi

Ultima modifica il Venerdì, 13 Maggio 2016 09:27

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