Un'Erba al Mese

L’Associazione Chi Mangia la Foglia! è l’ideatrice del Circuito delle Erbe Spontanee e dei corsi di riconoscimento delle erbe e piante spontanee che ogni anno organizza in modo itinerante nei vari comuni delle Marche. Mantenendo il format del precedente anno, propone per il 2017 un argomento tanto richiesto quanto di curiosità, dal titolo “Un’Erba al Mese” dove saranno esposte le caratteristiche di dodici erbe spontanee, esponendone le singole proprietà, l’uso alimentare, l’uso officinale, ecc. A gennaio ci occuperemo del Sonchus.

Note informative a cura del presidente Noris Rocchi - Nomi Comuni: Grespegna, Crespigna, Cicerbita, Grespino, Respigne, ecc. Nome scientifico di alcune specie del genere: Sonchus, Fam. Compositae: Sonchus Arvensis, Sonchus Arvensis subsp. Arvensis, / Sonchus Arvensis subsp.Oliginosus Sonchus Asper, Sonchus Asper subsp. Asper , / Sonchus Asper subsp. galucensens Sonchus Oleraceus, Sonchus Tenerrimus, Sonchus Palustris, Sonchus Maritimus, Sonchus Bulbosus.

Pianta assai comune nell’intera area mediterranea, presente con numerose specie e subspecie, molte varietà possono essere reperibili nella nostra zona nel corso delle stagioni. Se pur di grande presenza e facilmente identificabile per tradizione, sembra facile dire “grespegna”, ma da questo primo elenco, possiamo notare come dietro quel singolo lemma popolare, possa complicarsi l’esatta identificazione della pianta. Stando alla tradizione gastronomica, in inverno sono fragranti tanto da aver ispirato il detto “Le grespegne de jenna’ non va in mocca a lu villà”, poiché nella tradizione contadina, questa crescita invernale era considerata una primizia, e non appena raccolta portata in regalo al proprietario terriero, “Lu patrò”.

Il suo nome deriva dal latino cicerbita, che a sua volta trae il nome da cicer (cece), perché i piccoli semi rossicci della pianta ne ricordano in qualche modo la forma. Quanto ai termini Arvensis ed Oleraceus il vocabolo arvensis deriva dal latino arvum (campo), e oleraceus dal latino oleris (ortaggio), ortaggio di campo, riferito al largo uso e alla buona qualità. Il Mattioli da una prima classifica il genere Sonchus in due sole specie una più selvatica un’altra più tenera e mangereccia. Secondo Plinio il Vecchio, Teseo prima di affrontare il minotauro si nutrì proprio di questa erba per il suo valore purificatorio degli organi interni e anche dello spirito. Queste piante, nonostante crescano pressoché ovunque, preferiscono terreni ricchi di elementi nutritivi e di azoto.

Caratteristica organolettica: il sonchus è pianta commestibile. Cruda ha sapore erbaceo, gradevole, non amaro; cotta è tra le erbe definite “dolci”. Oggi serviamo Vellutata di grespino.

Ingredienti: Grespino 500 g., patate 300 g., ¼ di l. panna liquida, 1 tuorlo, parmigiano grattugiato, erba cipollina, 1 l. brodo vegetale, noce di burro, filo di olio e.v.o. Pepe bianco, noce moscata q.b, sale.

Procedimento: far sciogliere una noce di burro in una padella e far stufare il grespino, salare e aggiungere il brodo vegetale, le patate tagliate a dadini e lasciar cuocere per 20 minuti circa. Frullare il composto, rimettere sul fuoco aggiungendo la panna amalgamata con il tuorlo d’uovo, un nonnulla di noce moscata e, con il parmigiano, rimestare fino a giusta densità. Versare nelle scodelle con allegoria di erba cipollina tritata e non e grana grattugiato con un vago spruzzo di pepe bianco, facoltativo una grattugiata di zenzero. Servire con pane integrale.

Note dietetiche a cura della dott.ssa Maria Preziosa Del Papa - Dopo un 2016 ricco di interessanti ricette, riprendiamo dal concetto di "dieta" che, dal greco significa "regole di vita" e quindi anche "regole alimentari". Questa ricetta di primo impatto sembrerebbe rispondere a questo monito ma… non è del tutto così. Esula dall’idea di “mediterraneità" in senso ipocalorico e di leggerezza estiva; è più indicata nei paesi nordici dove le basse temperature richiedono ricette più concentrate caloricamente.

La definizione "vellutata" ci richiama a qualcosa di delicato, light. Infatti la consistenza è delicata, ma è una ricetta ipercalorica, adatta ai disfagici (con difficoltà di deglutizione) oppure a chi ha problemi di masticazione o all'apparato digerente. In effetti l'ingrediente base, il grespino, la verdura dalle tante proprietà benefiche, è modificato nella sua consistenza originale e quindi "la fibra" arriva all'intestino non più integra, venendo a mancare l'effetto "zavorra" tanto importante per esempio nei problemi di stipsi dell'adulto. Per la presenza di grassi animali (panna, formaggi e tuorlo d'uovo) va limitato il consumo a chi ha problemi di "dislipidemia"(colesterolo trigliceridi) e "epatopatia" (fegato, colecisti). Per chi invece pratica attività motoria è un valido sostegno sia calorico che idratante (acqua e sali minerali).

Note salutistiche a cura della dott.ssa Paola Palmieri - La crespegna, il crispigno o sonchus contiene sali minerali, quali ferro, fosforo, vitamine e fibre. Le sue proprietà fitoterapiche sono di tipo depurativo, rinfrescante, diuretico ed epatoprotettivo. Esso viene utilizzato nella credenza popolare, ma confermato da studi recenti, per contrastare disturbi associati a fegato, polmoni e reni. E’ un ottimo antiossidante, cioè contrasta l’invecchiamento precoce delle cellule, attraverso un’azione contro la formazione di radicali liberi. Alcuni studi confermano la sua azione migliorativa sulle qualità cognitive e la memoria. Il crespigno è un complemento nutrizionale importante nelle situazioni di danno epatico, regolando l’attività del fegato attraverso un'azione purificatrice.

La somministrazione del crispigno, insieme al Cardo Mariano, abbassa i livelli serici degli enzimi marcatori epatici, dei trigliceridi e del colesterolo cattivo. La sua azione sul colesterolo è dovuta alla presenza di un alcaloide: la berberina. La sua funzione diuretica favorisce l’eliminazione dei liquidi, processo importante per chi soffre di renella, cioè depositi di sabbia nei reni, così da evitare l’accumulo di ossalati. Protegge anche la tiroide. In erboristeria, se assunto in dosi eccessive, può risultare nefrotossico e provocare effetti collaterali a carico del sistema cardiocircolatorio. A conclusione possiamo dire che una buona dose di antiossidanti ci viene direttamente dai prati di casa nostra.

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